IL QUARTIERE GIAMBELLINO, FRA STATO E ANTISTATO

Il quartiere, reso famoso da una canzone di Giorgio Gaber già dal 1964, è uno dei più significativi per la cronaca contemporanea. Nel bene e nel male. Qui, fra gli anni 60 e 70, è cresciuto Renato Vallanzasca e ha formato la sua prima banda, qui è sorto il nucleo storico delle Brigare rosse, da qui si è diffuso lo spaccio di eroina, qui c’erano le bische di Turatello, figlio naturale di un boss italoamericano. 
Ma qui hanno abitato e composto Giorgio Gaber, Richi Maiocchi, fondatore dei Camaleonti e Lucio Battisti: si incontravano appunto nel bar Gino di via Giambellino 50, citato dalla “Ballata del Cerutti”.
E qui, in un quartiere a forte immigrazione meridionale, è cresciuto anche Diego Abatatantuono, che da questo ambiente antropologico ha tratto e costruito i suoi personaggi. 

Il “bar del Giambellino” indicato dalla Ballata del Cerutti, di Giorgio Gaber, 1964
Case popolari di via Giambellino, prima della II guerra, 1934 o 1936.
E’ la parte più vicina al bar “del Cerutti”. Oggi ci sono due filari di alberi lungo i binari del tram
1939, Case popolari di via Giambellino 144-142 in via d’ultimazione. Non c’erano ancora i binari del tram e le strade erano sterrate. Appena finite di costruire, ospitarono gli italiani rimpatriati dalla Francia con la dichiarazione di guerra del giugno 1940
Case popolari di via Giambellino dal 132 al 144 negli anni 50.  Il quartiere fu sempre “rosso”,
aveva dato prova di un forte antifascismo, i tedeschi non entravano tra le sue vie

 

Le stesse case popolari di via Giambellino dal 132 al 144, oggi. E’ rimasto quasi tutto e le carreggiate sono diventate due
Piazza Tirana anni 50, capolinea del tram n. 8. Oltre la piazza, in via Gonin, iniziavano le grandi fabbriche metalmeccaniche: Loro & Parisini, Scac e altre minori. Oltre ancora c’erano dei carrozzoni che ospitavano persone senza tetto.
Oggi questo angolo è tale e quale

 




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