COSTUMI E PAESAGGIO, A NAPOLI IL PRIMATO

Stampa del XVIII secolo: Trasporto delle antichità scoperte a Ercolano alla nuova sede del Museo Archeologico, allora ancora a un piano. Fu il primo museo aperto al pubblico in Europa
Ecco il link per vedere il video: https://youtu.be/Kev6ZNrxwF4
Testo e videointervista di Roberto Schena
Esplorazione urbana n. 79
L’arte popolare a Napoli è arte regale. E’ primato di eleganza, di paesaggio e di rappresentazione dello stesso. Per questo riveste un’importanza speciale e tutt’affatto singolare. A differenza di qualsiasi altra città italiana ed europea, essa diventa subito arte dei re, nobile, “volgare” e aristocratica al tempo stesso. Lo spiega bene Vincenzo Regina, libraio antiquario e gallerista, in questo video sulle meravigliose stampe antiche del suo negozio, situato via Vittoria Colonna, accanto a piazza Amedeo. Il negozio, situato in via Vittoria Colonna 15b, contiene uno scrigno di gioielli particolari. Non a caso ha un nome francese: Voyage pittoresque. I visitatori stranieri, spiega Vincenzo Regina, arrivati a Napoli e dintorni rimanevano stupiti dalla bellezza e dalla varietà dei vestiti indossati dalla gente comune, fossero contadini o cittadini, donne o uomini. Ogni quartiere, ogni borgo, ogni località rurale, ogni isola del Golfo, ogni festa, aveva un suo proprio modo di vestire, diverso dalla località più prossima; gli abitanti di una comunità vestivano tutti nello stesso modo, cambiava solo nel borgo vicino, i costumi erano essi stessi motivo di curiosità e di visita. Colpivano forma e colori, un riflesso del paesaggio, tanto da essere spesso disegnati e stampati in bianco e nero e poi colorati a mano dagli stessi artisti.
Gli artisti erano sia italiani, sia stranieri e, inoltre, le incisioni eseguite erano sia regalate a personaggi importanti, sia vendute. Alcuni artisti del XVII secolo, grazie ai quali possiamo ammirare la Napoli dell’epoca, sono Pietro Fabris, Alessandro D’Anna, Xavier Della Gatta, Luigi del Giudice. Altri del XIX sono Gatti e Dura, Michela e Camillo De Vito, Francesco De Boucard, Heronimus Hesse e altri ancora.
Insomma, quella che in altre città è semplicemente “arte popolare”, qui, paesaggio e costumi sono oggetto di curiosità e godimento per nobili e borghesi, tanto che i Borbone, caso unico tra le famiglie regnanti in Europa, se ne resero conto subito di quanto fossero apprezzati e vollero che ceramica e piatti delle loro magnifiche regge riproducessero esattamente questi disegni di costumi e di paesaggio. Oggi sono oggetti rari e costosissimi, solo le stampe dell’epoca restano economicamente più accessibili.
Al di là dell’epoca rappresentata, tramandano alcuni messaggi molto importanti:
– un modo profondo di sentire il paesaggio, proveniente da uno straordinario coinvolgimento degli occhi e del cuore, cosa che abbiamo perduto e alquanto umiliato soprattutto dalla seconda metà del XX secolo;
– l’amore per l’abito, il costume, il vestire come segno di alto vivere civile, riconoscimento collettivo, di appartenenza addirittura. En passant, scopriamo proprio da una delle stampe napoletane mostrate da Vincenzo Regina, per esempio, che il ben noto montgomery, corto o lungo che sia, non è affatto una recente invenzione inglese, ma napoletanissima, risalente addirittura al XVIII secolo, anche se poi sono stati i britannici a esportare il modello;
– le stampe sono le telecronache del tempo, mostrano le scenografie e le alte regie con cui si accompagnavano le manifestazioni collettive.

Vincenzo Regina
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