Tra ex ferrovie e caserme la città si gioca il futuro sostenibile
Milano non ha nessun piano per potenziale la propria ecosostenibilità. Eppure è una delle metropoli più inquinate del pianeta. Non è che, sulla carta, a Milano manchino il verde o i “polmoni”, vale a dire grandi estensioni di parchi urbani, capaci di raggiungere i 400mila metri quadrati. Il problema è che il verde resta tutto concentrato nelle periferie, dove supera i 10 milioni di metri quadrati, mentre l’ampia fascia di città che va dal centro alla periferia o ne ha pochissimo, non ne ha affatto. Le periferie dispongono dei quattro quinti del verde urbano, percentuale che sale ai nove decimi se si calcola il Parco Nord, intercomunale, e il parco del Ticinello, che è una fetta del Parco Sud milanese. L’area centrale e semicentrale, invece, dove vive la gran parte degli abitanti, hanno disposizione solamente il restante quinto, pari ad appena un milione e mezzo di metri quadrati.
Le uniche aree libere rimaste, capaci di riequilibrare, almeno in parte, la situazione, è costituita dagli ex scali ferroviari e dalle ex caserme. La Goccia, alla Bovisa, è addirittura un vasto terreno industriale dismesso appartanenete al Comune. Insieme al vicino scalo Farini, costituisce in potenza un “central park” di un milione e mezzzo di metri quatrati. Tutte queste aree libere da ridefinire, l’ufficio urbanistico del Comune le ha classificate come Atu, “Ambiti di trasformazione urbana” e, secondo le normative in vigore, dovrebbero contenere ulteriori porzioni di verde insistenti proprio nelle zone che ne hanno meno. In realtà, i progetti fin qui esaminati contengono anche consistenti aumenti di cubature edilizie, a seconda delle esigenze particolari che sarebbero state individuate in accordo fra Comune e Ferrovie. L’ex scalo di Porta Genova, per esempio, vasto circa 100mila mq, sarà tutto costruito, mentre l’ex scalo Farini è previsto abbia il 65% del suolo a verde (ma il resto è comunque a edilizia).
Insomma, gli Atu, invece di divernate l’occasione, rara e irripetibile, di aumentare la dotazione di verde là dove è molto carente, rischiano di diventare ulteriori occasioni d’incrementare un patrimonio edilizio cittadino già sovraccarico e appesantito, di cui francamente non c’è assolutamente bisogno vista l’enorme disponibilità di alloggi e uffici vuoti, molto spesso fin dalla loro costruzione perché eccedenti le richieste di mercato. Non è un mistero per nessuno che i nuovi grattacieli e le nuove abitazioni di Porta Nuova, Portello, Fiera, Baggio, sono in gran parte rimasti vuoti. Per questo, il Consiglio comunale ha bocciato il piano predisposto dall’ex assessore De Cesaris e che alcuni candidati sindaco, vorrebbero riproporre talis qualis.
Il video che qui presentiamo, n. 68 della serie “Esplorazione urbana”, realizzato in collaborazione delle Giardiniere, che molto si sono occupate anche della Piazza d’Armi, spiega che cosa sono gli “Atu”, quanto sono estesi, dove si trovano, che cosa contengono attualmente, affinché ognuno possa farsi un’idea di cosa si sta parlando. I prossimi cinque anni amministrativi saranno decisivi per la loro destinazione e per il futuro stesso della Milano ecosostenibile.
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