Molinazzo, la chiesetta dei Templari in un mare di cemento
Scheggia impazzita di mille anni fa…
carta pergamena finita in mezzo a uno scaffale pieno di rotoloni da cartiera industriale. Una reliquia “di poco conto” incredibilmente rimasta in piedi fino ai nostri giorni. Dalle parti di piazza Siena, in via del Molinazzo (il nome dovrebbe già dire qualcosa) si può notare l’esistenza di una strana chiesetta in mattoni rossi, dotata di un’abside come le si costruiva una volta. Il cemento non le ha concesso nemmeno l’onore di una piazza, di un giardino antistante per farla respirare e renderla più godibile.
Tra apostoli e nobildonne
La speculazione edilizia qui ha sfruttato ogni centimetro quadrato. Non ha regalato nulla, si è mangiata tutto il territorio, millimetro per millimetro. Ha imposto una concentrazione edilizia folle. Palazzi di lusso alti come minimo sette piani, senza un angolo di verde, attraversati da strade così strette da non consentire la doppia corsia, solo il senso unico. La chiesetta è nata al centro di un ospitale fondato a quanto pare addirittura dai Templari. In origine dovette essere un oratorio dedicato a San Giacomo, non si sa bene quale dei due apostoli di nome Giacomo, probabilmente il Maggiore. Fu fatto erigere da una nobildonna in seguito, pare, a pene amorose. In seguito la chiesa fu dedicata ai Santi Filippo e Donato, anche qui non si sa bene quale Filippo, quale Donato dei vari consacrati, probabilmente si tratta di altri due apostoli. Alla fine dell’ultima guerra, la chiesa era ancora circondata da cascine “con le scale d’accesso esternamente appoggiate alla facciata e una piccola vigna”. Lo scrive Raffaele Bagnoli nel suo “Passeggiate milanesi fuori porta – Almanacco della Famiglia Meneghina 1965”.
Salvata in extremis dalla speculazione
All’inizio degli anni Cinquanta, “stava per accadere una grave sciagura all’intorno”, continua il Bagnoli. “Un’impresa edile, che aveva acquistato la proprietà dell’area, si apprestava a spianare
anche il superstite oratorio del Molinazzo”. Questa volta “si levarono alcune voci in sua difesa. Si costituì il Comitato Pro Molinazzo, il 15 luglio 1957”. Il Comitato fu incoraggiato dalla Sovrintendenza ai Monumenti della Lombardia, la quale si propose di ripristinare l’edificio. “La maggior parte della costruzione attuale è una tarda sovrapposizione cinquecentesca alla primitiva”. Si deve ai tempi di San Carlo, quando, imperversando la peste nei dintorni di Milano, agli abitanti fu proibito di recarsi in città. La chiesuola, ad una sola navata, umile e disadorna, fu rinnovata in breve tempo. Fu lo stesso presule che, percorrendo sulla mula le sei miglia che corrono tra essa e l’arcivescovado, si recò a benedire l’unica campana fissata su di un simulacro di campanile”. Esattamente quello che ancora oggi si vede. “Vuole la leggenda – conclude il Bagnoli – che, appena la chiesetta fu aperta, l’epidemia in tutta la zona sparisse come per incanto, tanto che molta gente della città, attratta da quella fama, vi si trasferì, allogandosi alla meglio nelle dimore contadinesche che presero il nome di Cascine della Salute”. Il cemento è stato più forte, purtroppo.
Vittima di vandalismo continuo
Al tempietto giunse in visita pastorale il 4 maggio 1595 il cardinale Federico Borromeo. Quest’ultimo è noto anche per essere uno dei personaggi principali dei “Promessi Sposi” manzoniani. Le note di Raffaele Bagnoli, scritte per “Passeggiate milanesi fuori porta”, sono riportate da “Ad Ovest di Milano – Le Cascine di Porta Vercellina”, capitolo 1 – Le Cascine di San Siro – pag.14. Ne sono autori Angelo e Gianni Bianchi. I due fratelli riportano di danni dovuti ad atti di feroce vandalismo. Furono arrecati subito dopo il salvataggio della chiesa, avvenuto negli anni 60: “Malgrado l’impegno e la buona volontà di coloro che si sono presi a cuore la rinascita di questa chiesetta, alcuni vandali, cui forse non andava a genio così nobile impresa, hanno forzato tempo fa la porta d’ingresso. Hanno frantumato molti oggetti sacri, “spezzando in più parti il Crocefisso settecentesco scolpito in legno. Questo bestiale atto, anziché scoraggiare gli amici del Comitato, li ha sollecitati a riaprire la chiesetta al culto”. Invece, purtroppo, la chiesa è divenuta studio e abitazione privata. E gli atti di vandalismo, come si può vedere dalle foto, non sono cessati.
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