ECCO GLI SFREGI ALLA MILANO D’EPOCA
Scempio a dei quadri d’autore.
Gli angoli più affascinanti della vecchia Milano rovinati da tonnellate di vetro-cemento. Nella presunzione, tutta dei palazzinari, che stia bene ovunque e comunque. L’architettura moderna, molto più delle altre arti, risponde a criteri soggettivi, si sa. Un edificio può piacere o non piacere. Quindi non si discute qui della bellezza o meno delle opere studiate da valenti architetti, che per qualcuno potrebbero essere in sé mirabili. Ci si chiede se hanno senso edifici così notevoli, così alti, tutti fuori scala (eccetto la Fondazione Feltrinelli) rispetto alle preesistenze presenti. A impatto visivo così forte, fino al “pugno nell’occhio” all’immagine della vecchia Milano. Ma “vecchia” per modo di dire, è la parte più bella e meglio conservata del XIX e prima metà del XX.
Porta Nuova
Porta Nuova. I nuovi grattacieli svettano totalmente fuori scala rispetto alla Milano d’epoca, rovinandone la prospettiva. L’arco e i due ex caselli daziari sono del 1810, opera eminentemente neoclassica di Giuseppe Zanoia (lo stesso autore, con Carlo Amati, della facciata del Duomo).
Porta Garibaldi irriconoscibile
Uno dei quartieri più rinomati e tradizionali stravolti da una serie di grattacieli e nuovi edifici fuori scala. Si è salvato solo corso Como, ma il resto è puro sfregio dovuto a bieca speculazione edilizia. Perfino l’arco di Porta Garibaldi (1826), una delle più belle e significative Porte milanesi, sormontato dai “quattro colossi”, simboli dei principali fiumi della Lombardia (Po, Adda, Ricono e Olona), è stato costretto a incorniciare un grattacielo di nemmeno gran pregio.
Porta Volta e la Fondazione Feltrinelli
Paesaggio chiuso. Un lungo fronte di vetro-cemento elimina la prospettiva della vecchia Milano vista dai Bastioni di Porta Volta e si contrappone al quartiere d’epoca.
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