ECCO GLI SFREGI ALLA MILANO D’EPOCA

La Fondazione fronteggia con un unico blocco di vetro-cemento un quartiere della Milano d'epoca

La Fondazione fronteggia con un unico enorme blocco piramidale di vetro-cemento un elegante scorcio della Milano XIX, inizio XX secolo

Scempio a dei quadri d’autore.

Gli angoli più affascinanti della vecchia Milano rovinati da tonnellate di vetro-cemento. Nella presunzione, tutta dei palazzinari, che stia bene ovunque e comunque. L’architettura moderna, molto più delle altre arti, risponde a criteri soggettivi, si sa. Un edificio può piacere o non piacere. Quindi non si discute qui della bellezza o meno delle opere studiate da valenti architetti, che per qualcuno potrebbero essere in sé mirabili. Ci si chiede se hanno senso edifici così notevoli, così alti, tutti fuori scala (eccetto la Fondazione Feltrinelli) rispetto alle preesistenze presenti. A impatto visivo così forte, fino al “pugno nell’occhio” all’immagine della vecchia Milano. Ma “vecchia” per modo di dire, è la parte più bella e meglio conservata del XIX e prima metà del XX.

Porta Nuova

Porta Nuova. I nuovi grattacieli svettano totalmente fuori scala rispetto alla Milano d’epoca, rovinandone la prospettiva. L’arco e i due ex caselli daziari sono del 1810, opera eminentemente neoclassica di Giuseppe Zanoia (lo stesso autore, con Carlo Amati, della facciata del Duomo).

 

Porta Nuova negli anni 60

Le condizioni di partenza: Porta Nuova negli anni 60

 

orta Nuova. I nuovi grattacieli totalmente fuori scala spiccano su un segmento della città neoclassica

Porta Nuova. I nuovi grattacieli totalmente fuori scala spiccano su un segmento della città neoclassica

Porta Nuova. I nuovi grattacieli totalmente fuori scala accanto alla Milano d'epoca

Porta Nuova. I nuovi grattacieli: fuori scala accanto alla Milano d’epoca

 

 

Porta Garibaldi irriconoscibile

Uno dei quartieri più rinomati e tradizionali stravolti da una serie di grattacieli e nuovi edifici fuori scala. Si è salvato solo corso Como, ma il resto è puro sfregio dovuto a bieca speculazione edilizia. Perfino l’arco di Porta Garibaldi (1826), una delle più belle e significative Porte milanesi, sormontato dai “quattro colossi”, simboli dei principali fiumi della Lombardia (Po, Adda, Ricono e Olona), è stato costretto a incorniciare un grattacielo di nemmeno gran pregio.

Sfregi alla Milano d'epoca Sfregi alla Milano d'epoca

Sfregi alla Milano d'epoca

 

Porta Volta e la Fondazione Feltrinelli

Paesaggio chiuso. Un lungo fronte di vetro-cemento elimina la prospettiva della vecchia Milano vista dai Bastioni di Porta Volta e si contrappone al quartiere d’epoca.

Porta Volta all'inizio del XX secolo: un angolo ancora conservato ma attaccato dal vetro-cemento della Fondazione Feltrinelli

Porta Volta all’inizio del XX secolo: un angolo ancora conservato ma attaccato dal vetro-cemento della Fondazione Feltrinelli

 

Gli sfregi alla Milano d'epoca

La Fondazione a ridosso di uno dei due storici ex caselli daziari di Porta Volta (1880)

La Fondazione a ridosso di uno dei due storici ex caselli daziari di Porta Volta (1880)

 

 

 

 

 

 

 

La Fondazione fortemente a ridosso dell'ex casello di Porta Volta

La Fondazione grava a ridosso dell’ex casello di Porta Volta

Se il primo casello daziario è gravato dalla Fondazione Feltrinelli, il secondo lo è dal distributore della Total...

Paesaggio chiuso. Il lungo fronte di vetro-cemento ha eliminato la prospettiva della vecchia Milano dai Bastioni di Porta Volta

Paesaggio chiuso. Il lungo fronte di vetro-cemento ha eliminato la prospettiva della vecchia Milano dai Bastioni di Porta Volta

Com’è potuto accadere?

Il paradosso è che dall’interno di questi nuovi palazzi, o grattacieli, la “vecchia Milano” si presenta intatta nella sua graziosa eleganza. Invece, chi vede da fuori nota come dei grossi sfregi in vetrocemento a un bellissimo contesto d’epoca. Manifestazione d’insensibilità, arroganza e anche di profonda ignoranza da parte di chi ha autorizzato. Uno studio più approfondito su forme meno chiassose e remunerative avrebbe evitato un simile scempio del paesaggio urbano.
Com’è potuto succedere? Tonnellate di vetro-acciaio-cemento, che in altre condizioni sarebbero benvenute, qui sono inserite malamente in un contesto storico tra i più caratteristici della città. Se fosse successo in qualsiasi altra città italiana si sarebbe gridato allo sfregio. Invece succede a Milano e lo si saluta come “progresso”, “miglioramento”, “dinamismo”.



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