Calvairate/Via Tertulliano: pioppi secolari con cascina e fontanile
L’ultimo frammento di Calvairate.
“L’antico borgo agricolo, di cui è stata cancellata ogni testimonianza…”. Così inizia il breve testo di Wikipedia, dedicato a Calvairate. Non è del tutto esatto, per fortuna. Il villaggio di Calvairate è stato completamente raso al suolo già oltre un secolo fa, ma uno scampolo di quell’antica realtà esiste ancora. In via Tertulliano, all’altezza del numero civico 65/67. L’avevamo già segnalato nel marzo del 2017, ora ci torniamo con altre immagini che mostrano meglio che cosa è rimasto, oltre alla cascina, molto degradata e al letto di un vecchio fontanile, di cui si nota ancora la fossa.
A quelle immagini, aggiungiamo ora le fotografie dei pioppi neri piantati molto tempo fa dai contadini sugli argini del fontanile. I lavori furono condotti, presumibilmente, dagli abitanti della stessa cascina diroccata che si trova a fianco. Quei pioppi ci sono ancora, ormai hanno superato abbondantemente il secolo di vita.
Omaggio al “pupolus nigra”
Il pioppo, in generale, non ha una vita così lunga, ma il pioppo nero, populus nigra, può raggiungere i quattro secoli, i 35 metri d’altezza e alcuni metri di diametro. Una rarità a Milano. Di pioppi neri secolari posti sugli argini dei fossati creati per l’irrigazione, ne sopravvivono a decine solo nel parco del Ticinello, se non li taglieranno tutti, come hanno già iniziato a compiere proprio in questo parco. Questi di via Tertulliano raggiungono ormai l’altezza degli edifici.
Il pioppo nero, dalla caratteristica corteccia scura profondamente solcata, è una pianta eccezionale: non teme né freddo, né vento, è molto resistente all’inquinamento. Ideale come l’albero di città.
Questi di Calvairate sono giusto in pieno centro urbano, ecco lo specifico che ne fa una sorta di meraviglia archeologica. Dall’alto, si notano ancora meglio le altissime e ampie fronde di questi alberi ormai giganteschi. Sono degli autentici polmoni di quartiere, senza i quali la qualità di vita sarebbe peggiore. Meriterebbero un vincolo storico-ambientale, quantomeno di essere conteggiati come patrimonio naturale del Comune.
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