La mala milanese, dove agirono i grandi rapinatori del secolo

 

Record delle grandi rapine

La mala milanese, o la Malamilano, il titolo di questo video, di circa 20 minuti, sui grandi rapinatori del secolo. Con il giornalista Andrea Accorsi, autentico scrittore di cronaca nera, l’abbiamo rivisitata dopo molti anni in cui è avvenuta.  I suoi libri ne parlano diffusamente. Sono “macchine del giallo”, sorta d’antologie di racconti basate sul vero, sempre e solo della Milano dove agiscono i banditi o gli assassini. Non sempre individuati, fra l’altro. C’è chi riesce a farla franca e non sono pochi, per cui si può dire, con inquietante certezza, che il delitto perfetto esiste. Solo i più imbecilli finiscono in carcere (lo pensano fior di criminologi).

Oggigiorno la criminalità milanese si rivolge ad altre strade. E’ essenzialmente finanziaria, o politico-edilizia. Gettate le pistole e i mitra, si guarda a strani traffici e a paradisi fiscali. Guadagnando molto di più evadendo le tasse, per esempio,  senza rischi personali. Un chiaro indirizzo in questo senso era presente in città con i Michele Sidona e i Roberto Calvi, apripista di “finanza creativa” finiti piuttosto male.

La Ligera

Vi fu un tempo in cui la vecchia mala milanese, che in dialetto si diceva Ligera, non si occupava di finanza. Aveva un suo codice d’onore, rifiutava lo spargimento di sangue. Solo da Vallanzasca in poi non esitò a imbracciare le armi a scopo di rapina (o di punizione). A usarle, se il caso. Prima di essere soppiantata dalle mafie meridionali, sbarcate con Francis Turatello, acerrimo nemico di Vallanzasca, diventò di fatto una vera e propria scuola per il futuro terrorismo degli anni 70.  
Dei molti episodi accaduti, per realizzare questo questo video ne abbiamo estratti tre significativi. La rapina più ricca del secolo, avvenuta in via Osoppo nel 1958, la rapina più sanguinosa del secolo, nel 1967, con la banda Cavallero; la formazione del bandito del secolo, Renato Vallanzasca, fra gli anni 60 e la prima metà degli anni 70. 

Immagine di via Osoppo dal libro di Accorsi 

Via Osoppo

Via Osoppo, nella storia della mala milanese, può essere considerata l’apoteosi della vecchia Ligera. E’ ricordata come la rapina più ricca del secolo. Fruttò 300 milioni di lire (una dozzina di milioni di euro) sui 600 rapinati (non tutto il malloppo era in denaro). Era ancora la mala cantata al Piccolo Teatro da Ornella Vanoni per la regia di Giorgio Strehler,   proprio in quegli anni. La Ligera, potente, ben ramificata, protettiva, non era una mafia, ma una sorta di società parallela fondata sull’illegalità solidale.  Senza capi e cupole.  

Banda Cavallero

Nove anni dopo emerse dalla piazza la banda Cavallero. Composta da quattro uomini, lasciò una scia di sangue e di omicidi per strada. Non era più la ligera ad agire. Era già qualcos’altro.  I quattro provenivano da Torino, due di loro, Cavallero e Notarnicola, erano sedicenti anarchici. Prima ancora furono segretari di due sezioni del Partito comunista di allora. Un terzo, Rovoletto, era stato perfino un partigiano.  Un anno dopo il loro arresto, nel 1969, si dichiararono “detenuti politici”. Cantavano canzoni rivoluzionarie al processo e divennero agitatori del movimento di protesta nelle carceri. Tutti gesti che influenzarono  non poco alcune frange della sinistra extraparlamentare, con le conseguenze note.

Vallanzasca

Vallanzasca spunta quasi subito dopo Cavallero. Si torna alla ligera, di cui divenne, al Giambellino, ancora poco più che adolescente, uno degli esponenti più rispettati. Imparerà ad alzare il tiro. Agisce con un suo codice d’onore: rifiuta di spacciare droga (anche se ne fa uso), Rifiuta di maltrattare i prigionieri dei suoi rapimenti. Si oppone al dilagare della mafia di Turatello che gli contende il controllo delle piazze. Però spara senza esitare alla polizia. Ucciderà un totale di quattro agenti. Non spara, invece, al carabiniere ventenne che lo ferma casualmente per un controllo, limitandosi a dirgli: “Hai fatto 13, sono Vallanzasca”.

Dal suo definitivo arresto, avvenuto nel giugno del 1977 dopo cinque anni di latitanza e sparatorie, non si parlerà più di mala milanese. La ligera era morta, soppiantata dalle nuove mafie provenienti dal Sud ma soprattutto dalla nuova criminalità post-industriale, fatta di colletti bianchi che rischiano poco e guadagnano molto. 

 

La seconda edizione de La Notte sulla rapina di via Osoppo



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