PONTE LAMBRO/MONLUE’ : basta cemento, si torna al bosco
Processo inverso
Torna il bosco al posto del cemento. E’ la prima volta che accade, a Milano, città dove la speculazione edilizia l’ha sempre fatta da padrona. Finora abbiamo visto aree agricole, con tutto il loro patrimonio paesaggistico-naturale, sacrificate al cemento e all’asfalto. Invece, questa volta, tra Ponte Lambro e Monluè, si è verificato esattamente l’opposto. Un luogo degradato, cementificato inutilmente (uno dei tanti, vedi qui), è tornato a vivere come era prima, a essere quello che è sempre stato per secoli, se non millenni. Ossia un bosco, un’area naturalistica vera e propria, una piccola zona umida, con tanto di forte gracchiare di rane e volo di aironi. Un risultato raro e straordinario, da citare a esempio, a modello per molte parti della città edificate male e abbandonate. E’ la prima volta che accade, appunto.
IL MOSTRO ABBATTUTO
Ricordate l’ecomostro di Italia 90, il mega hotel costruito abusivamente proprio a Ponte Lambro? Ebbene, è stato demolito e al suo posto, ecco, una volta tanto si è innescato il processo inverso. Occorrerebbe collocare una lapide: Qui è stato abbattuto del cemento per far tornare la bellezza della natura. L’ecomostro era di proprietà della Beni Stabili Spa, grande gruppo immobiliare, che aveva acquistato anche le due torri Fs sovrastanti la stazione di Porta Garibaldi. Un accordo con il Comune risalente al 2011, durante la sindacatura di Giuliano Pisapia, con Ada Lucia De Cesaris assessore all’Urbanistica, ha stabilito che il gruppo avrebbe dovuto demolire l’ecomostro e consegnare al Comune l’area intera, di circa 260mila metri quadrati, mentre in cambio il Comune avrebbe concesso il cambio di destinazione d’uso (da pubblico a privato) delle due torri Garibaldi ormai in disuso, in modo che avrebbe potuto trasformarle e venderle, come poi avvenuto. L’accordo è significativo anche perché quei 260mila metri quadrati sono esattamente quelli dell’area naturalistica in questione, che il precedente Pgt della giunta Moratti, prevedeva da destinare alla cementificazione. Venendo in possesso dell’area, il Comune ha destinato il luogo alla rinaturalizzazione.
GRADUALE RITORNO DEL VERDE
Spianato l’ecomostro, al suo posto sono sorti dei giardini pubblici, con tanto di panchine e giochi per bambini, mentre i campi circostanti consegnati al Comune dalla Beni Stabili spa, attraversati dal grande fontanile Certosa, o dei Certosini, sono stati affittati per realizzare coltivazioni biologiche (in questo periodo piselli). Il fontanile, tra i più grandi e più belli di Milano, è stato ripulito da cittadini volontari (ci si è messo anche il presidente del Municipio 4, Paolo Guido Bassi). Il bosco, arricchito da 1400 alberi, è stato curato dal WWF, direttore dei lavori il naturalista Luigi Andena, che appare nella presente videointervista per fornire tutte le spiegazioni.
PICCOLA “ZONA UMIDA”
Insieme a un nuovo bosco, Milano ha ora una nuova zona umida da osservare, contemplare, vivere. E dove ci sono fontanili curati, se un po’ lontani dall’abitato, ci sono aironi e altri uccelli selvatici della Pianura Padana. E’ un magnifico angolo di paesaggio storico-naturale con il fontanile sovrastato da lenticchia d’acqua (vuol dire che è pulitissima), enormi pioppi neri in primo piano, piante erbacee di ogni tipo (ormai sempre più rare), lussureggianti e con fiori, tra cui spiccano papaveri a migliaia.
RECUPERO DEL PAESAGGIO
Sullo sfondo le case di una delle periferie più isolate e maltrattate e trascurate, Ponte Lambro, sul confine dell’aeroporto di Linate e il Camm. Intorno, campi di piselli coltivati con metodo biologico e innaffiati con l’acqua del fontanile dei Certosini, la migliore che esista perché di sorgente. Un forte gracchiare di rane fa da colonna sonora musicale a questa passeggiata, dove gli aironi svolazzano nel cielo sovrastante i campi e non sono nemmeno pochi!
Unico neo è che, a tratti, si sente l’odore poco gradevole del fiume Lambro: passa a poche decine di metri, ma se non altro non si fa sentire troppo in questo punto.
Ecco come una periferia tra le più trascurate e degradate e mal concepite sia in realtà uno degli angoli più belli e interessanti di Milano. Ma non fa business, per cui pochi lo sanno.
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