Milano, la città dei 70 borghi: da riscoprire e salvare / IL LIBRO
Città dotata di un patrimonio raro
Non solo grattacieli. Ronchetto delle Rane e Muggiano tra rogge e fontanili ancora vivi, ai piedi delle case coloniche. Macconago con un castello medievale che nessuno conosce e il suo borgo ancora intatto (per poco). Cascina Campazzo nel parco del Ticinello, il vero parco storico della città, dove comprare latte appena munto. Chiaravalle con la sua abbazia importante come il Duomo. Assiano misconosciuta e la sua vasta area naturalistica frequentata da aironi, cicogne e gazze ladre. E molto, molto altro ancora. Ed è Milano! All’interno del suo perimetro comunale, la città possiede un tesoro più unico che raro. Una settantina di borghi antichi, fra vecchi comuni, splendidi gruppi cascinali, villaggi medievali, corti, vie, strade e piazze d’epoca.
“La città dei 70 borghi”, tantissimi, un capitale senza uguali, è un libro che racconta qualcosa delle loro vicende. Spiega perché sono in numero così elevato.
Soprattutto, mostra la (trascurata) bellezza della Milano orizzontale.
In questi giorni è nelle principali librerie milanesi.
Hanno lavorato tre professionisti
“La città dei 70 borghi”, edizioni Magenes, 25 Euro, è un libro di testi (18 capitoli più Prefazione, Introduzione, Considerazioni finali) e di straordinarie fotografie. Un lavoro per il quale sono occorsi tre anni di esplorazione urbana. Tre anni di ricerca fra sopralluoghi continui, colloqui con gli abitanti anziani, raccolta di testimonianze. Lettura dei pochi testi sull’argomento. Ne è autore Roberto Schena, giornalista professionista, titolare di questo stesso sito e di una pagina su Facebook intitolata a “I borghi di Milano”.
Le 235 pagine si aprono con una Prefazione della professoressa Lionella Scazzosi, docente al Politecnico di Milano. Consulente del Mibact e dell’Unione europea, la Prefazione è un’autentica lectio magistralis sul progressivo affermarsi dei centri storici. Oggi si può dire che sono tenuti al meglio, ma solo qualche decennio fa erano ancora trascurati. Il recupero dei borghi è parte essenziale del paesaggio urbano e suburbano ad essi legato, è di fondamentale importanza nell’intervento sulle periferie. La Professoressa propone quindi un convegno degli stati generali dei borghi milanesi, per affrontarne le problematiche, fondate sul rapporto con la campagna residua.
Le fotografie sono di Ettore Tamagnini, professionista del mestiere. Tamagnini è mirabile nella resa dei bianco e nero, soprattutto in presenza di cielo nuvoloso, sotto il quale il borgo antico assume un aspetto inquieto. Il solo capitolo dedicato a Chiaravalle è di Barbara Trabalzini. C’è anche un promo video-fotografico, ad alta definizione, lo trovate qua.
“Non sembra Milano”
Alcuni borghi sono stati inglobati dall’espansione edilizia del XX secolo. Altri, purtroppo, sono andati completamente distrutti. Ma molti si sono salvati e, questo è il bello, ancora inseriti nel contesto agricolo o naturale in cui sono nati e cresciuti secoli fa. Moderatamente toccati dall’edilizia contemporanea, tanto da rimanere perfettamente riconoscibili. Perché Milano, grazie ai fontanili (il libro spiega che sono sono e dove trovarli di grandi e bellissimi), si è straordinariamente arricchita di comunità rurali.
“Non sembra neanche Milano”, verrebbe da dire, osservando alcuni angoli degli antichi borghi. E’ la stessa affermazione di coloro che hanno potuto vedere le bozze del libro. E, invece, più Milano di così si muore. L’identità della città, dopo la copertura dei navigli, è stata custodita proprio lì, nei terreni ai margini, meno considerati e per questo divenuti ancora più prezioso, della città
I segnali di un paesaggio in rovina
Gli antichi borghi di Milano sono un patrimonio immenso. Purtroppo, mostra segni di crescente rovina. Questo libro vuole costituire una svolta. Vuole segnalare ai milanesi le condizioni preoccupanti in cui versa quasi ogni angolo storico del loro territorio, autentica rete potenziale di ecomusei. Con le due ruote, si potrebbe percorrere la città da Trenno a Monluè, passando per Quintosole e Macconago, senza incontrare un’automobile. Cosa che i milanesi non sanno, nessuno gliel’ha spiegato, mentre quei pochissimi che ne sono al corrente non sono attrezzati per frequentarla e portarvi altri cittadini. Come spiega la professoressa Lionella Scazzosi, non esiste un “ Progetto borghi Milano ”.
Il libro tratta brevemente la situazione di tutti i 70 borghi milanesi, ma ne approfondisce solo una trentina. Sarebbe occorso il triplo del tempo per poterli descrivere tutti e 70, nonché un volume con un numero doppio di pagine almeno. E sarebbe costato il doppio. Per scelta, si occupa dei borghi situati nelle aree sud e ovest, della città e il motivo è preciso: corrispondono alle situazioni più precarie e di maggiore emergenza. Lo si vede dai ruderi.
Borghi fantasma
Il paesaggio di rovine che spesso affligge i nostri borghi, mostra l’uscita repentina dalla società rurale. Alcuni sono divenuti “borghi fantasma”, per lo più e per fortuna solo in parte, come Quintosole o Ronchetto delle Rane. Purtroppo anche in toto, come nel caso di Vaiano Valle, del Mulino della Pace nel parco delle Risaie. I luoghi della fatica sono divenuti ammassi di calcinacci ingombranti. Secondo alcuni sono la spazzatura della storia, mentre all’opposto, secondo altri, potenziali progetti di vita.
L’uscita dalla società rurale è indirizzata dal mercato immobiliare. In due modi: o verso un riuso immediato dei suoli, ottenuto di solito con abbattimenti sconsiderati di interi cascinali. Oppure tramite l’abbandono tout court del sito storico, attendendo i crolli dei tetti e delle mura. E con gli antichi mattoni cotti al sole, spiega il libro, è solo questione di tempo. Nel frattempo, maturano gli interessi che danno luogo a nuove licenze edilizie. Emblematico il caso di Assiano, proprietà Aler, e non è certo l’unico. La maggior parte di tutto quello che c’era nei Corpi Santi (il circondario di quello che oggi è il centro storico) è stato abbattuto: le cascine più grandi, più belle, più antiche. Poniamo fine a questo incivile macello.
Le fotografie di questa pagina sono di Ettore Tamagnini, obbligo di citazione del loro Autore e di questo sito in caso di riproduzione.
Ghisolfa, cascina castellata dei Corpi Santi in una fotografia d’epoca (anni 30?). Abbattuta negli anni 60 impoverendo Milano di uno splendido monumento. Purtroppo non è l’unico scempio compiuto
(450.9.12-1033.11.12-1536.14-2741.27.12-3661.10.8.18)
Dòve comprarlo?
Sarà distribuito nelle librerie questa settimana
Caro Schena, leggendo il Suo “Milano, la città dei 70 borghi” mi sono imbattuto, a pag. 168, nella Sua richiesta di eventuali informazioni a proposito della cascina di via Tertulliano. Per quel che ne so, era una fattoria di proprietà privata, attiva ancora negli anni ’50, dove mia madre mi accompagnava a trovare una sua amica, figlia dei proprietari. Purtroppo, la signora in questione è scomparsa da qualche lustro (mia madre, sua coetanea, ha quasi 94 anni…). Dai suoi ultimi discorsi, mi pare di ricordare che la cascina fosse stata posta sotto vincolo (non so da quale istituzione), mentre il terreno circostante era stato destinato a costruzioni dalla famiglia medesima. Le lascio il mio indirizzo e-mail per continuare eventualmente il discorso. Saluti.
Lo acquistero’ senz’altro, sara’ un bellissimo regalo di Natale da fare anche!
Grazie anche del suo ottimo intervento dello scorso 28 Novembre all’assemblea cittadina in via Sforza, come milanese ero davvero all’oscuro delle reali origini del termine “citta’ d’acqua”. Ho visto questo venerdi’ in che condizioni versa il canale Vettabbia in zona Ortles, davvero un peccato, sembra una fogna ormai.
Mi auguro, da cittadino, che possa fare il suo lavoro di divulgazione storica anche nelle scuole della citta’.
Saluti,
Elio
VIDEO DEL SUO INTERVENTO (con le scuse per l’immagine mossa causa rottura cavalletto)
https://archive.org/details/RiaperturaNavigliMilano2018–IlBluffDelSindacoSala/assembl_f_sforza_28-11-18_roberto_schena_ilcielosumilano_citta_d_acqua_che_significa.mkv