Il genocidio dei borghi milanesi crea una città senza difese

di Pietro Esposito (*)

Mappe storiche di Milano

Il centralismo municipale imposto nel 1923, ha avuto la meglio e ha trasformato in periferie anonime quelle che erano libere e forti comunità locali, creando un trauma di spaesamento che tuttora è tra i maggiori problemi  della convivenza civile.

 Tutte le 25 biblioteche comunali dispongono di una Sezione Locale con libri e documenti sulla memoria storica di una ben diversa città. 

Fu allora, Milano, che in silenzio tra me e il mio cuore, ti feci la mia promessa.
Tornare a te. Chiudere in te la mia vita. Tra le tue pietre, sotto il tuo cielo,
tra i tuoi conchiusi giardini.
(Savinio, Ascolto i tuo cuore, città, 1944).

 

Il manifesto di poche parole con cui Milano annuncia ad altre 11 amministrazioni che hanno cessato di esistere

Milano, così com’è oggi nei suoi confini amministrativi è quella che si è costituita a partire dal Regio Decreto 2 settembre 1923 n. 1912 , a firma di Benito Mussolini, in qualità di primo ministro del governo in carica sorto dopo la Marcia su Roma. Tale decreto annetteva a Milano i territori dei comuni e dei borghi antichi dove ora abita buona parte della popolazione cittadina e che costituivano al tempo la prima fascia dei comuni a ridosso degli allora confini amministrativi della città. Questi coincidevano con l’attuale circonvalalzione esterna.

la città di oggi è come la volle mussolini

In quell’anno, e con quel provvedimento, comunità locali dalla storia millenaria e orgogliose della propria autonomia, dovettero soccombere alla espansione della città. Quest’ultima aveva costruito le sue infrastrutture moderne in territori che cadevano negli antichi Comuni. Come per esempio il galoppatoio a Turro, e poi a Trenno, il nuovo cimitero a Musocco, la base aeroportuale a Baggio, l’ospedale dei contagiosi a Dergano. Inoltre molti degli insediamenti industriali si erano trasferiti dalla città ed occupavano spesso le aree dei comuni limitrofi, tra gli esempi più noti: la Pirelli dallo stabilimento della “Brusada” in Ponte Seveso a Greco/Bicocca e la Breda a Niguarda.

Lambrate, cena d’addio dopo lo scioglimento del Comune nel 1923

L’atto legislativo comprende la relazione a firma Mussolini in cui sono espresse le motivazioni. Si accenna al dibattito in corso nelle amministrazioni locali sulla loro eventuale confluenza in Milano. E si ricorda poi l’esempio di Turro, che si consegnò a Milano nel 1918, al culmine di una insanabile crisi interna: 

Gli inconvenienti derivante da tale situazione per i frequenti contrasti nelle inevitabili interferenze fra le diverse amministrazioni civiche, la necessità di dare alla città di Milano un più ampio respiro per la organizzazione dei pubblici servizi in modo adeguato alle esigenze della sua crescente popolazione l’interesse, per i Comuni contermini, di trarre più diretto vantaggio dalle agevolezze che offre la città con la più completa evoluzione degli istituti di ogni genere nei quali si esplica l’azione sociale della pubblica amministrazione, hanno in passato indotto le rappresentanze di taluni dei suindicati Comuni a chiederne l’aggregazione a quello di Milano in conformità a quanto si era già fatto per qualche altro piccolo Comune (recentemente Turro).

Greco Milanese, il vecchio municipio

DECENTRAMENTO FALLIMENTARE

Alla relazione segue l’art. 1 del RD che così recita: “I comuni di Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino sono riuniti nell’unico comune di Milano”. In seguito a ciò, i consigli locali sono sciolti e i sindaci entrano a far parte del Consiglio del Comune di Milano eletto con le consultazioni del 1922. Alcune conseguenze negative di questa decisione autoritaria le abbiamo subite fino ai giorni nostri. Le zone di decentramento, prima venti e poi ridotte a nove, diventate recentemente Municipi, non sono mai state in grado di surrogare degnamente le antiche amministrazioni. Il centralismo municipale ha avuto la meglio e ha trasformato in periferie quelle che erano libere e forti comunità locali, creando un trauma di spaesamento che tuttora è tra i maggiori problemi sociali e della convivenza civile.

Vigentino, il vecchio municipio. Distrutto da un bombardamento

E’ questo il grande problema della memoria e identità della Milano odierna. Le annessioni del 1923 hanno cancellato assieme alle unità amministrative, anche la memoria locale. Le comunità ridotte spesso a periferie anonime e diventate non-luoghi di un’edilizia cresciuta per ospitare vecchie e nuove migrazioni, creano una forte discontinuità con il passato. I casun razionalisti, contro le case di ringhiera e le tradizionali cascine agricole, hanno stravolto per sempre il volto del territorio a tutto danno degli ambienti storici e paesaggistici sempre scarsamente tutelati.

Musocco, piazzale Santarosa nel 1929. L’edificio, tutt’ora esistente, fu la sede del consiglio comunale fino al 1923

IMPORTANTE RECUPERARE LA MEMORIA

Come recuperare la memoria storica e rendere giustizia a queste comunità? Esse sono tuttora vive anche se mortificate e ridotte a periferie della metropoli. A Milano la memoria è spesso demandata a istituzioni alte ed elitarie, di eccessiva specializzazione e scarsa accessibilità da parte dei comuni cittadini. Essa non ha trovato ancora un ambito democratico, diffuso e amichevole che, in ambito culturale, solo la rete delle pubbliche biblioteche può garantire, e venire incontro alle esigenze di conoscenza di un vasto pubblico. Le 25 biblioteche del Comune di Milano, possiedono tutte una Sezione Locale con libri e documenti che riguardano la città nei  vari aspetti: arte e monumenti, vita religiosa e culturale, storia e tradizioni. Gli Argomenti sono trattati a tutti i livelli: dai più divulgativi a quelli che richiedono una certa preparazione di base.

Stemma di Gorla-Precotto riuniti

Sono documenti di grande valore sulla città che sono a completa disposizione del pubblico. Le sezioni locali svolgono una importante funzione istituzionale nell’ambito delle sedi. Ad esse è demandata la memoria del territorio sancita anche dal Manifesto Unesco sulla mission della biblioteca di base, che  indica, tra i compiti della biblioteca di pubblica lettura, la creazione e la valorizzazione delle Sezioni di Storia Locale, al fine di salvaguardare le identità locali, conservare le memorie del territorio, le sue produzioni ed espressioni culturali, promuovere la consapevolezza dell’eredità culturale.

Lambrate, la prima casa a sinistra era il municipio, in via Conte Rosso 14, oggi non più esistente

FUNZIONE DELLE BIBLIOTECHE COMUNALI

In tal modo la biblioteca è a un tempo luogo privilegiato della memoria della identità della comunitàA Milano buona parte delle biblioteche del Comune sorge in sedi storiche nei quartieri degli ex comuni della cintura annessi nel 1923 e ne perpetuano nel nome la presenza e la memoria. Affori, Baggio, Dergano, Vigentino, Crescenzago ecc. Altre sono ubicate in zone più centrali, come Venezia e Parco Sempione o di più antica annessione come Calvairate, già nei Corpi Santi (aggregati nel 1873). Infine la sede di Piazza Sicilia, nella contrada della Maddalena, sorge nello spazio che rimane dello stabilimento della De Angeli-Frua.

Mappa di Milano e Corpi Santi, 1873

La memoria del territorio ha bisogno anche dell’apporto fattivo dei cittadini e delle associazioni. Questi dovrebbero incrementare con donazioni di documenti la raccolta locale e promuovere incontri a carattere culturale sulla città e progetti di coinvolgimento sulla memoria dei luoghi per dare nuova linfa e interesse ai nostri territori. La recente iniziativa promossa dalla Biblioteca Sicilia che prevede un percorso finalizzato a conoscere meglio il territorio che circonda Piazzale Bande Nere, può essere considerata un evidente esempio di collaborazione tra il Sistema Bibliotecario, le associazioni e i cittadini.

(*) L’autore di questo articolo è responsabile del Servizio di Storia Locale del Sistema Bibliotecario Milanese

Mappa dei comuni che circondavano Milano




There are no comments

Add yours