BRERA CALCIO / Ecco a voi la “terza squadra” di Milano

 

di Roberto Schena (*)

Gioca all’Arena Civica, si allena alla Barona. È così definita perché usa lo strumento sportivo per aiutare a integrare giovani con problemi notevoli. Ma attenzione, la filosofia non è far giocare i profughi, i carcerati, i Rom, orfanelli etc. Insomma, non è “calcio sociale”.  Qui il video delle loro storie e l’intervista allo staff 

 La sua casa è il più antico stadio d’Europa, l’Arena Civica di Milano, i suoi progetti sono sempre improntati a una filosofia calcistica originale, i suoi giocatori sono ragazzi che vivono a Milano ma provengono da tanti Paesi diversi. È la “terza squadra di Milano”, il Brera Calcio, un Club dilettantistico che i milanesi conoscono soprattutto per le tante iniziative che hanno mischiato il calcio a diverse questioni sociali (carcerati, profughi, orfani, Rom etc).

Dal fondo: Marco Resca, l’allenatore del Brera Fc, Gianfranco Cotrina, staff, Leonardo Aleotti, club manager, Alessandro Aleotti, presidente

IL CALCIO COME STRUMENTO D’INTEGRAZIONE

Al Brera, però, non si sentono “operatori sociali”, ma una squadra di calcio professionale che, tuttavia, è ben consapevole di come il calcio possa divenire anche un grande strumento d’integrazione. Il presente video si basa su una riflessione collettiva. Partecipano il fondatore e presidente del Brera Fc, l’allenatore,  due giovani impeganti nello staff e parlano diversi dei ragazzi della squadra.  Un un libro, di cui il fondatore e presidente del club sportivo, Alessandro Aleotti,  è autore, racconta le vicende della “Terza squadra di Milano” dopo l’Inter e il Milan. Gioca nelle sede storixa dell’Arena Civica, si allena in un campo della Barona, situato appena usciti dalla stazione di Famagosta.

Copertina del libro

Aleotti, già docente universitario di materie storico-economiche, ne ha scritti tre di saggi, è un raffinato teorico del calcio, soprattuto di quello che è “molto più di uno sport”. Il riconoscimento come “terza squadra” non deriva da un merito sportivo, «non siamo nella categoria più alta dei dilettanti, però se si chiede a un milanese se conosce una terza squadra oltre Inter e Milan, qualora dicesse di sì, risponderebbe: il Brera», afferma Aleotti. «Sui social network abbiamo un numero di follower 10 volte superiore al normale». 

Il Brera, in realtà, si avvicina al calcio professionistico. Questo perchè ha sempre realizzato progetti sperimentali diversi, collegando ogni volta la dimensione calcistica ad altre meno scontate. Come la differenziazione etnica, appunto. O la carcerazione di adulti, o l’essere minorenni, stranieri e orfani, o il coinvolgimento di etnie come i Rom, la principale minoranza culturale d’Europa, o di chiunque abbia necessità di un’integrazione. Il Brera ha avviato esperimenti di “democrazia calcistica”, ha lasciato cioè ai tifosi alcune scelte di tipo tecnico da decidere: “Però non ha funzionato, siamo retrocessi, il calcio per essere efficace ha bisogno di governance unitarie, non plurali”. Sembrerebbe ovvio, ma andava spiegato e dimostrato.

La squadra negli spogliatoi

in campo con lo straniero

Per far giocare i carcerati, ogni domenica oltrepassavano le inferriate non meno di 50 persone, fra giocatori e addetti. Prendevano conoscenza della realtà del carcere e al tempo stesso contribuivano a superare un poco la restrizione di una prigione. Aleotti è anche un teorico dello sport a fini di recupero sociale: «Vogliamo rimanere legati al calcio. È difficile fare squadre con stranieri, carcerati e Rom – annota – ma se la finalità di recupero non viene sbandiarata e non prende piede la dimensione compasionavole si produce realmente integrazione». La professionalità è la base di tutto.

Il libro di Aleotti va letto, è altamente consigliabile a chiunque si occupi di organizzazione calcistica e recupero di giovani che hanno problemi di inserimento. Questo sito se ne occuperà prossimamente con una recensione ad hoc.

La società Brera Fc ovviamente si muove in una dimensione lontana dal lucro. Per diventare supporter del Brera calcio, basta un’iscrizione annuale, con i 100 euro della quota arriva un pacco voluminoso a casa: c’è l’abbonamento alle partite, la maglia ufficiale della squadra, la felpa, il gagliardetto, il libro. Contatto attraverso la posta  elettronica posta@breracalcio.it; c’è una pagina di Facebook con quasi 6mila fan che si chiama semplicemente Brera calcio, mentre il sito web vero e propriosi chiama www.brerafc.com. Su istangram è Brerafc. 

Nicola Bertoglio e Alessandro Aleotti

Per le fotografie, il video si è avvalso della collaborazione di Nicola Bertoglio, che segue il calcio povero, quello che non si fila nessuno, da anni, realizzando mostre del tutto uniche e particolari.  Qui un video con il suo materiale. 

“The lion sleeps tonight”

Il commento musicale del video è un notissimo motivo dei Tokens del 1961, “The lion sleeps tonight”, ritenuto generalmente una canzoncina leggera. Al contrario, pochi sanno che è stata scritta e cantata da un gruppo di musici Zulu, sudafricani, negli anni 30, chiamato Solomon Linda And The Evening Birds, quando l’apartheid era molto dura e il regime bianco fascistissimo non avrebbe mai consentito la diffusione di una canzone di lotta. In realtà, il testo aveva un doppio senso segreto: “darling, non piangere, il leone  stanotte dorme”, sottinteso, “presto si sveglierà”. La canzone originale è del 1939, la potete sentire QUI, anche le note sono più o meno le stesse. 

(*) Giornalista professionista, autore del presente sito ilcielosumilano.it, dell’articolo qui sopra e del video dedicato al Brera Fc che lo precede. 

 




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