Guascona e Guasconcina, storie di famiglie nobili e di ville-cascine
di Riccardo Tammaro (*)Bellissimo il portale della prima, di 4 o 5 secoli fa; nell’altra c’è un elegante coperchio di sarcofago risalente all’età romana. A MUGGIANO prevalgono realtà rurali importanti per il paesaggio milanese.
Nell’antico comune di Muggiano
Situate all’estrema periferia ovest di Milano, queste cascine sono di origine quattrocentesca e si trovano nel territorio di Muggiano, che attualmente è un quartiere di Milano, ma un tempo fu comune autonomo. Esso confinava con Baggio a nord-est, con Cesano Boscone ad est, con Loirano (poi annesso a Trezzano) a sud, e con Assiano ad ovest. Nel 1869, insieme con le frazioni Guascona e Guasconcina e con Assiano (che aveva inglobato nel 1841) entrò a far parte del comune di Baggio, che fu annesso a Milano nel 1923.
Il nome “Muggiano” è di origine romana e indicava un insediamento di coloni chiamato Modianus, dal nome romano dell’assegnatario di quel terreno, Modius. In seguito il nome cambiò da “Muziano” a “Mugiano” per poi diventare “Muggiano”. Invece le Cascine Guascona e Guasconcina devono il loro nome ai primi proprietari, i “De Guasconibus”, così come risulta da vari documenti, il più antico dei quali è una pergamena datata 1472.
Nate per la villeggiatura
La Cascina Guascona è citata per la prima volta in un documento datato 1 luglio 1553 riguardante le proprietà dei Canonici di Sant’Ambrogio Maggiore in Assiano. Da uno “stato delle anime” risalente al 1574, conservato nell’Archivio arcivescovile di Milano, risulta che alla Cascina Guascona abitavano allora 37 persone e alla Guasconcina 10 persone. Si tratta del primo documento dove viene citata la Cascina Guasconcina. La Cascina Guascona è stata nel tempo dimora di villeggiatura di diverse famiglie nobili. Dopo essere apparenuta alla famiglia Guasconi, essa venne ceduta tra il XVI e il XVII secolo alla famiglia Caravaggio, così che nel 1722 la Cascina Guascona era di proprietà di Pietro Paolo Caravaggio (1), omonimo e figlio del noto matematico milanese, mentre la Cascina Guasconcina apparteneva a Francesco Maria Della Porta, conte e artista comasco (2).Nel 1753 entrambe le cascine (insieme a due mulini che si trovavano nelle vicinanze, oggi scomparsi) erano di proprietà delle sorelle Della Porta, cui succedette la famiglia Monti: nel 1887 il proprietario della Cascina Guascona, don Giulio Monti, donò un terreno per la costruzione del cimitero di Muggiano, nel quale è sepolto.
La Cascina Guasconcina era invece di proprietà del nobile Luigi Pietro Giuseppe del Bue, cavaliere d’onore e di devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, regio segretario di prefettura a riposo e già regia guardia nobile lombardo-veneta. Quest’ultimo era figlio del nobile Giovanni Francesco del Bue e della nobile Elisa Riondet de Falieuse.
Proprietà frazionata
Negli anni trenta alla Guascona abitavano più di duecento persone: nella prima metà del Novecento infatti le cascine erano state acquistate dal Cavalier Carlo Aliprandi, procuratore generale del Cotonificio “Vittorio Olcese” che apparteneva al ramo della nobile famiglia che discende da Giulio Cesare Aliprandi, che nel 1936 fece ristrutturare la Cascina Guasconcina. Gli Aliprandi furono gli ultimi unici proprietari delle cascine: nel 1950 gli eredi frazionarono la proprietà cedendola ai loro affittuari, e nel 1960 il Comune di Milano ne acquistò la maggior parte. Invece i terreni intorno alla Guascona mantengono ancora, nonostante le difficoltà dei tempi, la funzione agricola anche se non sono più presenti allevamenti (3).
Monumentalità della Guascona
La facciata della cascina Guascona è costituita da un grande portone monumentale, fatto realizzare dalla famiglia Caravaggio (4), che è fiancheggiato da colonne e sormontato dallo stemma gentilizio della famiglia stessa. Il medesimo stemma, con le iniziali del nome di Camillo Caravaggio, è riproposto sul frontone di un monumentale camino interno in pietra di molera. Esisteva anche una piccola cappella alla Cascina Guascona, con campanile e sacrestia, dedicata a San Rocco, ma di essa si è persa ogni traccia. La Cascina, meglio conosciuta con il nome dialettale di “Viscona”, presenta un aspetto quasi da ricetto difensivo con più corti. La sua struttura infatti è costituita da due cortili chiusi e comunicanti tra loro: il primo, che è il più piccolo e il più antico, consiste in una sorta di corte quadrata che comprende la casa padronale; il secondo, che è più spazioso, è l’aia sulla quale si affacciavano le case dei contadini e tutte le strutture utilizzate per il lavoro agricolo (quali stalle, fienili e magazzini).
Coperchio di sarcofago alla Guasconcina
La facciata della Cascina Guasconcina ospita lo stemma della nobile famiglia del Bue, che ne fu come detto proprietaria. La sua struttura è a corte rettangolare, costeggiata per il lato lungo dall’antico fontanile “Bergonzino” ora chiamato Branzino; al suo interno si trova un sarcofago romano (5) e nel terreno di sua pertinenza si trova la Cava Guasconcina, oggi detta “Lago dei Cigni”, splendido specchio d’acqua ove si pratica la pesca.
Muggiano si raggiunge con il bus 63 dalla fermata M1 Bisceglie; c’è poi il percorso verso le cascine.
(*) Riccardo Tammaro è presidente della Fondazione Milano Policroma ed è autore di diversi volumi di storia sui borghi milanesi, tra cui “Gli antichi borghi della periferia milanese”
Note
(a cura di Roberto Schena)
- Pietro Paolo Caravaggio (1617-1688), matematico milanese, insegnò alle Scuole Palatine.
- Di Francesco Maria della Porta si posseggono scarne notizie, mentre è nota la villa di famiglia a Bozzolo (XVI-XVII sec.), oggi gestita dal FAI.
- Gli attuali proprietari della cascina Guasconcina sono gli eredi della famiglia C***. Attualmente è in vendita a corpo o frazionata
- Quindi l’artistico portale è stato creato tra il XVI e il XVII secolo, in particolare con Camillo Caravaggio. Lo si desume dall’acronimo del nome Cam. Car. ai lati dello stemma che rintracciato nel mensolone di un camino in pietra molera.
- Si tratta del coperchio displuviato, ossia con la parte superiore a cuneo, di un sarcofago. Fu scolpito con acroteri ai quattro angoli che puntano verso il cielo. Qui ne sono visibili solo due perché il coperchio, secoli fa, fu rovesciato per trasformarlo in abbeveratoio. Dalla fattura si comprende che doveva trattarsi di una tomba imponenete e signorile. Potrebbe risalire al periodo tardo-romano e riutilizzato in periodo alto medievale-longobardo (III- VIII sec. d.C.). Non dimentichiamo che il circondario di Milano si chiamava Corpi Santi, luogo di sepolture disseminate extra moenia, oltre le mura.
Per l’area di Assiano, nella stesa zona, vedi QUI. Per il parco della Cava di Muggiano, uno dei più belli e tipici di Milano, vedi QUI.
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