Zeffirelli, il figlio di Visconti

QUEL FIGLIO “ADOTTIVO” DI VISCONTI

Lo stile di Zeffirelli riprenderva Visconti, a questo si deve il suo grande successo. Con il regista milanese, suo mentore, visse per anni, ma non ne parlò quasi mai. Era contro il movimento glbt, ma l’omofamiglia se l’è fatta ugualmente 
Intanto bisogna dire che Franco Zeffirelli è un regalo personale all’Italia e al mondo intero di Luchino Visconti. Zeffirelli è il figlio del suo gusto raffinatissimo, unico, anche se i due ebbero sensibilità politiche e culturali molto diverse. Speriamo solo che Luciano e Pippo Zeffirelli, i due figli adottati da adulti, sappiano qualcosa di più di questa relazione tenuta così riservata e ne parlino. 
Zeffirelli incantò tantissimo più all’estero che nel suo Paese, soprattutto nel mondo angloamericano per avre messo magnificament in scena diverse grandi commedie di Shakespeare. La sinistra ha sempre storto il naso di fronte al Regista, gli riconosce grandi qualità stilistiche ma tutte di maniera, da carta superpatinata. A un certo punto anche Visconti, decisamente legato alla sinistra, non lo sopporta più è lo chiamava “il mio arredatore”, ricordando quando proprio lui lo avesse assunto giovanissimo, ventenne, per fargli fare il costumista e lo scenografo nelle sue opere al cinema e a teatro. E che opere.

Franco Zeffirelli a 20 e 18 anni

Il bellissimo cigno

Come si fa a dargli torto, Franco da ragazzo era bellissimo; quando gli si presentò per un provino, il 40enne Visconti non vide in lui un attore, ma ne rimase intenerito. Il ragazzo, incredibilmente bello, orfano dall’età di sei anni, tirato su da parenti facoltosi, gli aveva portato i suoi disegni perché non si sa mai, avrebbero potuto rivelarlo come scenografo e costumista. E così fu! Colpo di fulmine, amore perso a prima vista, almeno da parte di Luchino. Come in una telenovela romantica, o come il platonico cigno che vola tra le braccia di Socrate, il cuore alla fine comanda sempre, ci cascano tutti. Vissero insieme per anni nella villa dell’autore di pellicole come Rocco e i suoi fratelli, Senso, Il Gattopardo. 
 
Fra i suoi avi, Zeffirelli annovera ser Piero da Vinci, il padre naturale di Leonardo. In più, Visconti gli trasmise l’attenzione maniacale per i particolari. Più si è precisi nell’avvicinarsi al vero, alla lettera del testo e del contesto, meglio riesce l’opera.  Franco ebbe poi una fortuna spacciata: aiutò Antonioni, Rosi e una marea di altri registi, fu ripetutamente chiamato alla Scala perché il più vicino per stile al più grande regista teatrale del tempo, il Visconti, appunto. «Di Luchino ero innamorato alla greca», ammise ormai veccho, qualche anno fa. «Un amore viscerale e profondo. Mi impregnavo della sua grandezza e della sua superbia e in cambio, lui mi offriva affetto. Era colto, altero, rabbioso, complesso. Mi affidò la scenografia di Un Tram chiamato desiderio, trascorremmo insieme anni meravigliosi. Tra noi c’era una comunicazione profonda». Ma Luchino era solo un mentore, un Pigmalione? O qualcosa i più. Che cosa significi esattamente essere innamorati “alla greca”, non si capisce bene.
 In realtà, il suo manierismo, pur ripetitivo dello stile Visconti, era anche acculturato, ben studiato e più giovane, fresco, “leggero”, colorato. Della vita fra i due si sa pochissimo, è forse l’unico caso universalmente noto di due registi di cinema e teatro che stanno insieme. Ci sono però 17 anni differenza e si vedono tutti: Zeffirelli è un Visconti giovane e femminile, sempre teatrale anche al cinema come Visconti: se metteva in scena o davanti a una cinepresa un’opera di Shakespeare, era Shakespeare veramente, forse addirittura migliorato, non era Shakespeare mischiato a sette o otto registi di gusto hollywoodiano, al massimo usava un po’ di ghiaccio bollente per far apparire lo spirito del padre di Amleto e un trucco parrucco ormai irripetibile.

Zeffirelli a 24 anni, gran fumatore

Adorato in Regno unito e States

A Londra e negli States lo adorano. La regina Elisabetta soprattutto, non ha perso un suo film. In Vaticano idem, dopo il film su San Francesco stravedono, dimenticano il suo passato con Visconti eccetera e gli affidano la vita di Gesù, che a dire il vero è la più manierata e inguardabile delle sue opere, ancorché di successo mondiale. Fa amaramente rimpiangere il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, e lui lo sapeva, ammetteva che quello era il miglior Gesù del cinema mondiale. Due gay che fanno a gara per rappresentare il Vangelo nonostante le espressioni omofobe attribuite a San Paolo: solo in Italia succede.
 
Odiava la sinistra, questo è certo. Ecco, questo è decisamente incomprensibile della sua vita. Stava con Berlusconi, aderiva alla chiesa conservatrice, era contro le unioni civili.  Prima Donna comunque, anche nella viltà. E’ incomprensibile perché, come lo stesso Visconti, fu uno dei pochissimi cineasti partigiani, gli altri erano quasi tutti passati direttamente dalle riviste culturali del fascio a Rinascita.
La colpa forse è da attribuire al suo istitutore, Giorgio La Pira, un cattolico di grande valore che però negli anni della sua formazione non si era ancora rivelato così dialogante con i comunisti come quando fu sindaco di Firenze. I cattolici pre guerra erano ferocemente anticomunisi, molto più che antifascisti. E questo forse spiega tutto.

 Il sesso? Volentieri, grazie

Un’ultima cosa: i suoi due figli, probabilmente uniti civilmente, ovviamente sono adottivi, lui l’omofamiglia se l’è fatta comunque, nonostante il suo pubblico disprezzo per i pride e i movimenti glbt che ne chiedono il riconoscimento. E diciamo come stanno le cose, nella vita si è portato a letto chi ha voluto, su di lui pende perfino un’accusa di molestie, dell’attore Johnathon Schaech. Figuariamoci. Un po’ come Renato Zero davanti al Papa per farsi bello. Coerenza alle stelle, proprio. Gli altri lottano, io ci sputo sopra ma poi godo dei frutti di quella lotta a cui mi vergognavo di appartenere. Non si è mai accorto di essere sfruttato da Berlusconi. 
Adesso speriamo solo che almeno ai suoi due figli adottivi abbia parlato dei suoi trascorsi con Luchino Visconti, anche perché non è dato sapere se avesse poi mai avuto una relazione con un altro uomo. Nella sua vita ce n’è solo uno, a quanto pare. Speriamo che i due figli adottivi raccontino che cosa abbia detto loro. Speriamo che Zeffirelli abbia lasciano un diario o delle note sulla sua privata e che i figli adottivi, Luciano e Pippo, in tale eventualità, non tardino a pubblicarle. Speriamo, perché Franco Zeffirelli non era tipo da rendere noto il suo “peccato”.
QUI il link di un’intervista a Eduardo sulla maschera di Pulcinella. E’ forse l’intervista più bella che gli sia mai stata fatta, Zeffi riesce a mettere a fuoco l’espressività artistica del Napoletano al di fuori del palcoscenico.



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