Antichi borghi milanesi

Dietro la cascina Annone si apre il regno degli aironi

Il ponte “austriaco” dà l’accesso a uno degli sguardi panoramici più belli di Milano, con gli aironi che volano in gruppo, una colombaia svettante dai tetti, un’ampia stalla dalle basse finestre, una grande roggia che prende l’acqua dal naviglio Pavese. Sullo sfondo le Prealpi. Tutto in inesorabile rovina

Cascina Annone, il panorana verso Milano visto dal “ponticello “austriaco” [Foto Tamagnini]

Sopra il ponte d’acciaio, guardando verso la città, si scopre di poggiare i piedi su uno dei punti panoramici più belli di Milano. Nelle giornate in cui l’aria è particolarmente tersa, in genere dopo un grosso temporale notturno, la prospettiva offre, sullo sfondo azzurro in “cima” all’asta del naviglio contornato di alberi, le punte violacee delle Prealpi. La presenza di un ponte panoramico, in quella posizione, si spiega per una ragione: serviva a collegare le due o tre cascine ancora oggi presenti e che formano il borgo. C’è cascina Basmetto da una parte, cascina Annone e Mulino della Follazza dall’altra. Trovandosi più vicino alla seconda, ha preso il nome di ponte dell’Annone. Il fatto che il punto fosse così spettacolare, ha sicuramente inciso sulla scelta di realizzare la piccola infrastruttura.

Una scritta riportata sui gradini avverte che quel ponte è del 1985, fuso dalla fonderia Lamperti di Milano. In verità, non è che l’esatta copia di un ponte precedente, risalente al 1865, ad opera di una fonderia austriaca e sostituito, causa invecchiamento naturale, dopo avere egregiamente assolto alla sua funzione per 120 anni. Lo stile del ponte è puro design industriale, con nessuna concessione all’estetica e una forma a-decorativa legata esclusivamente alla funzione. Un oggetto ancora legato alla rivoluzione industriale di metà Ottocento.

Mentre la cascina Basmetto funziona ancora, l’intero complesso della cascina Annone è dismessa e sta cadendo a pezzi. Siamo sull’Alzaia Naviglio Pavese al numero civico 396. Appena dietro il suddetto cascinale, si apre un altro mondo, non osservabile dalla strada carrabile. E si fa fatica a credere che sia ancora Milano.

La Cascina con aironi in volo, ingrandire la foto per vederli

il regno degli aironi

Rogge e prati e filari di alberi ospitano decine di aironi bianchi, non è nemmeno difficile vederli in volo. Il cascinale è elegante, aggraziato, uno di quelli che a ristrutturali verrebbe fuori un gioiello unico. L’epoca probabilmente non supera la soglia dell’Ottocento, forse è stato costruito, o ampliato proprio grazie alla presenza del ponte. La roggia principale è nota da secoli come roggia Carlesca (1).

Sovrasta un’alta torre colombaia, uno di quegli oggetti archeologici ormai rari, a Milano. In tutta Europa e in Italia ce ne sono di bellissime e davvero grandi ma, piccole o gigantesche che siano, la loro conservazione è sempre legata a qualcosa di molto prezioso. Le colombaie esistono fin dal Medio Evo. Oggi la presenza di piccioni dà molti fastidi, ma per un lunghissimo tempo è stato indispensabile ospitarli.

Le colombaie si sono trasformate perfino in un segno distintivo di nobiltà e ricchezza: utilissimi come viaggiatori per trasportare messaggi, soprattutto in inverno, l’azoto del guano prodotto da questi volatili era ottimo per la produzione di concime e per la concia delle pelli. I piccioni fornivano carne per l’alimentazione di uomini e falchi in cattività; servivano anche per essere crudelmente cacciati al solo scopo di divertire. Un tempo, prima dell’invenzione della polvere da sparo, tale caccia si praticava con arco e frecce, vero e proprio allenamento militare.

Sul retro, il cascinale Annone mostra una serie di basse finestre con ante di legno originali, probabilmente adatte a ospitare animali di taglia bassa, come pecore, capre e maiali.

Cascina Annone, il retro con le stalle basse, mentre dai tetti sfondati spicca la colombaia

Testo dell’articolo tratto da: Milano, La città dei 70 borghi, di Roberto Schena, ed. Magenes 2018

 

(1) Annota Riccardo Tammaro:

“La roggia Carlesca, lunga a Milano circa 3 chilometri (2863 metri), deriva dal Naviglio Grande attraverso la bocca di presa Carlesca, sita nel tratto milanese. Le acque scorrono limpide e popolate di cavedani, passando in prossimità dell’impianto di teleriscaldamento nei pressi delle ex Cartiere Binda e dell’area industriale dell’ex conceria Sabatia in via Boffalora 17. In questo tratto si possono vedere aironi, gabbianelle, cornacchie che litigano coi gheppi, anatre di vario genere e persino un piccolo martin pescatore che vola, coi suoi colori arancione e azzurro, rasente l’acqua; non mancano una famiglia di nutrie e qualche ratto, e son visibili anche rane, leprotti e, d’estate le lucciole. La roggia poi costeggia il Naviglio Pavese nel tratto di Cascina Annone, facendone da confine occidentale; attraversa quindi i comuni di Assago e Rozzano entrando poi nel territorio di Pieve Emanuele (qui da essa vengono derivati altri corsi d’acqua a fini irrigui) per poi finire a irrigare un vasto comprensorio che si estende nel sud milanese fino a  interessare la Provincia di Pavia, gettandosi nell’Olona (vecchio) a Belgioioso”.




Ci sono 2 commenti

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  1. Antonio Martino

    Aggiungo anche che li’ vicino alla cascina Annone c’è l’unica rampa superstite a Milano dell’alzaia per entrare nel Naviglio Pavese. Ce ne sono anche altre piu’ a valle ma sono fuori Milano.
    Chiaramente dovevano servire ai barconi ma io e mio fratello la usiamo per entrare in kayak. La vista dal naviglio è notevole. Ciaoo.


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