La Regione LOMBARDIA ha chiuso, per ragioni inspiegabili, centinaia di portinerie di Aler Milano, creando mostruosi problemi sia all’istituto, sia agli inquilini regolari, sia alla città. Svolgevano un lavoro delicato e utile, affidato a donne. A parte il colpo all’occupazione femminile, i quartieri popolari sono diventati dei centri di illegalità senza più nemmeno i livelli minimi di controllo. Responsabilità gravi anche del Comune
LETTERA APERTA A PALAZZO LOMBARDIA
Alla cortese attenzione del dott. Stefano Bolognini,
Assessore alle Politiche Sociali, Abitative e Disabilità per la Regione Lombardia
e per conoscenza:
– al Sign. Sindaco di Milano dott. Beppe Sala
– ai Signori Consiglieri Comunali di Milano
– al Sign. Prefetto dott. Renato Saccone
– al Presidente del Municipio 6, dott. Santo Minniti
– al Sign. Presidente Aler Milano, dott. Mario Angelo Sala
– alle principali testate giornalistiche e televisive
Gentile dott. Stefano Bolognini,
Lei conoscerà certamente l’esempio di co-housing di Treviso, e delle problematiche sociali là risolte. A Milano qualche cosa di simile c’era, seppur molto semplificato e più tradizionale. Ed erano le portinerie nelle case Aler. Scrivo a Lei per parlarle, quindi, di un aspetto importante dell’incredibile degrado a cui sono sottoposti taluni quartieri popolari gestiti dall’Aler. Tra i tanti problemi dell’istituto non ultimo è quello delle portinerie chiuse; portinerie che la Regione Lombardia ha quasi completamente tolto dai quartieri popolari più degradati. Anticiperò la sua obiezione: la colpa non è dell’Aler, ma Vostra come amministrazione regionale. L’Aler, semmai risente dei Vostri errori. L’Aler funge da capro espiatorio. In realtà fa quello che può. Le colpe sono a monte, ossia della Regione e del Comune di Milano.
Lei saprà che, dopo tale decisione, sotto le finestre delle portinerie che guardano sulla strada ogni notte “imprenditori” abusivi e maleducati riversano ogni genere di masserizia e rifiuto ingombrante, perché ormai non c’è più nessuno che controlli i caseggiati, la strada.
Una delle molte portinerie chiuse da Aler
Centinaia di donne “licenziate”, il silenzio del comune
L’impossibilità di assumere portinai è cominciata qualche gestione fa, quindi non sotto il suo assessorato. Il problema è che Lei dovrebbe operare una vera inversione di tendenza proprio nell’interesse del controllo degli edifici e della sicurezza. La scelta di chiudere le portinerie, incredibile, totalmente scriteriata, nonostante sia di qualche anno è però confermata dalla Sua gestione assessorile. Lei sa benissimo che tale decisione crea in continuazione prolemi mostruosi all’Aler, agli inquilini, alla zona e alla città. L’Aler è stato deprivato quasi improvvisamente di centinaia di custodi, tutte donne che svolgevano un lavoro utilissimo. Sono state “licenziate” dalla Regione in sordina e in modo perfido: semplicemente tramite il non rinnovo del contratto. Si è trattato di una perdita di centiaia di posti di lavoro riservati al 99% a donne.
Il Comune di Milano? E’ distratto. Centinaia di donne perdono il posto di lavoro, ma palazzo Marino non se ne accorge, non ha alzato un dito per diferendere il loro posto di lavoro, nonostante sia fondamentale per la città, oltre che per Voi, per il quartiere. Nemmeno i sindacati hanno avuto nulla da dire. La Prefettura, con la dottoressa Lamorgese, non si è minimamente accorta che così sono stati eleminati tanti alleati dell’ordine pubblico. L’Aler non ha più occhi e orecchie nel cuore dei quartieri. E’ cieco e muto. Ne è conseguito un disastro che le cronache cittadine registrano praticamente ogni giorno.
La verità? Aler fa quello che può
Lascio immaginare a chi ci legge il disastro conseguente. Non c’è più il benché minimo controllo su chi esce ed entra dai portoni. Non c’è più controllo sui tanti casi difficili e inquietanti dislocati in ormai molti appartamenti. Senza parlare delle occupazioni abusive, ormai gestite direttamente da veri e propri racket. Della dilagante morosità, in certe situazioni ben oltre il 30-40%, forte del fatto che gli sfatti non si eseguono più. Dell’impegno lacunoso che caratterizza le imprese di pulizia. Lei sa benissimo che cosa accade.
La manutenzione si fa sempre più problematica e costosa perché non c’è più nessuno con esperienza che segnala i problemi alla loro origine, quando sarebbe utile intervenire subito. Il solo settore “sicurezza” di Aler, che in pratica ha dovuto supplire alle problematiche di ordine pubblico, arriva a 10-15 richieste d’intervento in un giorno. Sono dati impressionanti già così, ma c’è di molto peggio. Voi della Regione Lombardia, in queste condizioni, avete tolto di mezzo l’unica garanzia, l’unica presenza potenzialmente affidabile: le custodi. La giustificazione ufficiale è che vi sono troppi inquilini morosi, quindi non ci sarebbero i soldi per pagarle. Che sciocchezza. In realtà così avete punito chi l’affitto, come il sottoscritto, lo paga regolarmente e incoraggiato i furbi a non pagarlo. Avete punito la città.
Dare alloggi agli agenti, ma non è la soluzione
Una delle molte portinerie chiuse in Via Giambellino
Lei, che è pure laureato allaBocconi, saprà meglio di me che cosa comporta vivere in un quartiere dove il degrado non cessa di crescere di giorno in giorno, di notte in notte. Ho visto con curiosità il video di Lei che davanti a via Manzano 4, al Giambellino, spiega come risanerà il quartiere.A quanto pare, fra pochi mesi partiranno i lavori di ristrutturazione finanziati dall’Unione europea ma, mi permetta, se non saranno riattivate le portinerie tutto riscivolerà allo stesso punto di prima e forse più di prima nel giro di poco tempo. Perché il problema vero di quartieri come il Giambellino, Selinunte, via Gola e altri, non è tanto l’invecchiamento delle strutture quando c’è una seria manutenzione ordinaria, ma l’ingovernabilità degli stessi. Nel Suo video, dal minuto 3,30, Lei afferma di voler provvedere soprattutto ad anziani ed invalidi. Come? Togliendo le portinerie Lei non fa che svantaggiare le persone più bisognose di aiuto. Inoltre, Lei afferma che un 10% degli appartamenti ristrutturati in via Manzano andranno a famiglie delle forze dell’ordine. Sicuramente con questo metodo, “poco costoso” si verrà a capo di qualche caso disperato in termini di sicurezza, il che non è male, ma non è questo lo strumento per fermare il pesante degrado complessivo, che si combatte anche con tante piccole attenzioni quotidiane sullo stato degli immobili, tutte cose che non possono certo essere demandate ai poliziotti.
Sarebbe da gestire molto meglio Quinto Romano, rendere i marciapiedi più accessibili , rendere efficiente l' ufficio postale di Caldera con personale all' altezza loro […]
secondo voi è possibile che Milano inglobi (facendo propri quartieri) ulteriori cittadine ora presenti nella prima fascia? Ad es. Novate Milanese, Bresso, Rho ecc
La nostra Azienda A.Salvi&C SPA è in Bovisa in via Cosenz 32 dal 1942. Oggi,mio nonno fondatore della Società nel 1920 non riconoscerebbe il quartiere […]
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