La brutta torre

E diciamolo: la “Generali Tower”… è “ardita” ma fa un po’ schifo

La torre delle Assicurazioni Generali, alla ex Fiera, è una delusione, non piace a nessuno. E non è vero che è stata premiata questa realizzazione, ma solo il suo progetto, peraltro non realizzato compiutamente. Manca un pezzo di edificio e quello che si vede è un grattacielo di forma tozza con una brutta insegna rossa all’apice
La Torre doveva essere alta 220 metri, invece è 177; 192 con l’insegna rossa, alta 15 metri. Ne manca un quarto rispetto al progetto originale, premiato in base a criteri estetici autoreferenziali. Eppure si è scatenato il solito coro di chi non vede dentro le cose, la consueta superficialità, il pensiero unico. Sempre pareri encomiastici anche di fronte a palesi errori urbanistici o progetti parzialmente realizzati come questo. Sempre retorica del consenso, della bella Milano che bella non è, non sempre, almeno.
L’edificio che ospita gli uffici delle Assicurazioni Generali, a Milano,  è stato nominato da Emporis, una società privata di estrazione dei dati (data mining), il secondo grattacielo “più bello del mondo” del 2017. Ovviamente, tale parere è stato espresso secondo criteri generali di valutazione nei confronti dell’oggetto in sé stesso, di un progetto a sé stante. Il retropensiero è pura globalizzazione dello stile, totalmente slegata dal contesto in cui cala.

Ecco il raffronto fra il rendering e l’edificio reale

Questo è il rendering votato da Emporis, società di estrazione dati, come il secondo miglior progetto dell’anno 2016. Il progetto originale prevedeva 40 metri di altezza in più…

… e questo invece è il manufatto che si è riusciti davvero a realizzare a City Life: 20 piani in meno e un’enorme insegna in più, nel compresso una figura  tozza e kitsch

Come mostra l’immagine qui a fianco, Emporis, in realtà, ha votato il progetto, il rendering, che è diverso dal manufatto realizzato, più basso di circa 40 metri e senza l’insegna rossa della compagnia di assicurazioni. Ha votato, dice il testo, La forma stravagante del grattacielo [che] gli è valso il soprannome di lo Storto. La giuria – prosegue Emporis – ha elogiato in particolare gli alti standard dell’edificio in termini di efficienza energetica. L’edificio ha una facciata doppia e una sofisticata protezione solare, che garantisce eccellenti prestazioni energetiche su ogni piano. Pertanto, Generali Tower ha ricevuto anche LEED Platinum, la massima certificazione rilasciata dal Green Building Council degli Stati Uniti”. 

Intanto la “gloria”, se tale è, sappartiene allo studio ZH, alias l’architetto “archistar” irachena Zaha Hadid (1950-2016), naturalizzata britannica, un premio piuttosto autoreferenziale, elargito da professionisti del settore, come nel caso Boeri/Bosco verticale. Quella torre piace a loro, nell’ambito di un’idea narcisistica dell’architettura, della preponderanza dell’archistar slegato anche dal meglio della cultura urbana specifica. In realtà detta torre, di cui è difficile non rilevare la forma tozza, è più corta di 40 metri/20 piani rispettoai rendering gloriosi sempre presentati. Quella che si vede oggi all’ex Fiera, è un pezzo di torre. Ne manca un quarto, e non doveva terminare mostrando all’apice l’insegna pubblicitaria rossa, vera pacchianata che non piace a nessuno. Siamo all’adorazione del fallo, del totem, del potere in quanto tale.

Penalizzata la forma storta

La forma storta, la vera attrazione del manufatto, ne esce penalizzata , non c’è lo slancio verso il cielo, si vede troppo che è un’occasione mancata (per i tagli alla spesa di costruzione). L’insegna, veramente brutta, una distonia gridata, serve appunto a far apparire la linea meno tozza, maschera l’errore, che poi errore non è, è peggio, è risparmio dei mezzi, ma in questo caso anche millantato credito. Doveva essere una cosa e invece… sorpresa! è un’altra. 
Lo stile neofuturista della Zaha Hadis fa da canocchiale in tutte le via dei quartieri intorno. Ora, finché sono moderni la cosa è accettabile, Milano è brutta, la torre non aggiunge o toglie nulla, però mal si adatta ai quartieri liberty circostanti, un vero pugno nell’occhio.



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