Milano, il patrimonio dimenticato

IL PATRIMONIO PIU’ BELLO (E DIMENTICATO) DI MILANO – vol. I

La memoria della città,  spesso in via di distruzione, oggetto del primo tomo di: “Milano, borghi ducali, antiche cascine, arte, storie, il patrimonio dimenticato”, di Roberto Schena. Fotografie di Andrea Cherchi, scattate appositamente per il volume ora nelle librerie 

Due delle pagine dedicate a cascina Guascona

Questo libro ha richiesto un intenso lavoro di raccolta d’informazioni e di immagini che ci si potrebbe fare tutta una cultura storico-visiva di Milano anche solo  guardando le foto, leggendo mappe e relative didascalie. Si ha come un accesso privilegiato a tantissime porte e portoni, sparsi per la Milano che non si sospettava, vicina e lontana, ognuna con vicende, spesso artistiche, da raccontare e personaggi da descrivere: pittori, intellettuali, professionisti, sindaci di piccole comunità, monaci, prelati, nobili, contadini, soldati. Cose con un loro fascino che si conoscono poco nel racconto del Gran Milàn.

La successione dei capitoli offre già di per sè una lettura razionalizzante della Milano di oggi, risalente all’urbs mediolanensis. E’ la rivelazione di mille angoli e di mille perché sparsi nel territorio. Quando si dice “conoscere il posto in cui si vive”, e magari si è anche nati. Guardarsi intorno. Si parla delle vite di Petrarca, Peterzano, il maestro di Caravaggio, Crespi, Stendhal, Bayon, Bramante, Pusterla, Sironi, Tettamanti e dei borghi in cui hanno lavorato o vissuto, come Garegnano, Chiaravalle, Bovisa, Ronchetto delle Rane, Corpi Santi.

Due pagine del libro nel capitolo dedicato all’area cistercense

Dei due arcivescovi della Controriforma, i Borromeo, la cui azione pastorale non fu sempre serena e di Monluè; di Luca Beltrame, l’architetto che ha salvato il castello Sforzesco, legato a Ronchetto sul Naviglio, degli abitanti del Lorenteggio e di Chiesa Rossa che hanno salvato a suon di occupazioni e petizioni quanto rimane dei rispettivi antichi borghi. E molto, molto altro ancora corredato da decine di splendide fotografie firmate Andrea Cherchi.  Prefazione di Riccardo Tammaro il maggiore storico dei borghi milanesi.

copertina simbolica

La doppia facciata dell’abazia di San Lorenzo di Monluè

La copertina ha un significato simbolico. La foto, di Cherchi  come molte altre del libro, ritrae la facciata doppia, a libro aperto, dell’ex abbazia di Monluè. Le due facciate – una bella e una “brutta” – rappresentano i due aspetti del patrimonio afferente l’antico circondario di Milano, la rete dei borghi che c’è ancora, sopravvissuta a stento all’urbanizzazione di massa, alle “gentrificazioni” dei quartieri periferici.

Due delle pagine dedicate a Chiaravalle

La faccia bella dell’abbazia di Monluè rappresenta i borghi antichi sistemati, restaurati, rinnovati, quella brutta i borghi e le aree in aperto, drammatico degrado. E purtroppo sono tantissimi. La doppia facciata rappresenta, a suo modo, la storia della città. Qui a Monluè hanno profuso ammirevolmente il loro lavoro i monaci Umiliati, protagonisti della ricostruzione dopo la demolizione punitiva del Barbarossa. Ma qui è passata anche l’ombra della Controriforma, di cui fu protagonista San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, la cui azione pastorale è stata di violento impatto, fino a decretare lo scioglimento degli indisciplinati Umiliati stessi, l’ordine monastico più importante che abbia mai avuto la città, l’unico espresso dal comune, l’unico che ammetteva a convivere uomini, donne e famiglie intere.

perché “dimenticato”

Affreschi XV sec. di villa Corio, Ronchetto sN

Il primo volume si concentra su vari borghi antichi. Inizia con l’emergenza di Assiano, cresciuto sulla via ducale, che mantiene integro, caso unico, l’intera rete dei fontanili e delle cascine. Prosegue con i borghi ducali veri e propri. A Chiaravalle l’abbazia è in buono stato, ma il borgo è un disastro. Abbazia di Chiaravalle e Certosa di Garegnano sono indagate nelle circostanze storiche che hanno determinato la loro decadenza, vera e propria sciagura per il territorio e per Milano. Nell’area della Certosa rientra Musocco, di cui si documenta il passato come comune. C’è poi Monluè, borgo in semirovina, con il fontanile dei Certosini che giarda a Ponte Lambro. C’è l’abbazia dalla doppia facciata, una bella e una brutta, che riconduce alla discutibile azione pastorale dei Borromeo durante la Controriforma.

Due delle pagine dedicate a Monlué

Altro borgo ducale è Macconago, di cui la Soprintendenza ha recentemente reso nota la ricerca riguardante la pericolante chiesetta di inizio XVII secolo, che fu di copertina al mio precedente volume, Milano la città dei 70 borghi   (che potete chiedere cliccando su magenes.it). Il primo volume de il patrimonio dimenticato, si conclude con Ronchetto sul naviglio, in particolare villa Corio, di cui rende pubblica l’intera sequenza di affreschi quattrocenteschi, i più belli della periferia milanese: gli unici sopravvisuti.  Il secondo tratterà dell’area Martesana, Crescenzago, Chiesa Rossa, Bovisa, Porta nuova e altro.  Per tutti vale la critica di una insufficienza progettuale.

l’obiettivo della ricerca

Riccardo Tammaro (sx) e Roberto Schena (dx)

Obiettivo di questo lavoro in due volumi sul patrimonio dimenticato, è arrivare a responsabilizzare comune e cittadini. Siamo tutti troppo distratti riguardo il nostro patrimonio urbano esterno al centro storico. Al Comune si chiede di allestie una grande mostra/convegno di proposte e rilancio, prima a palazzo Reale, poi itinerante nei nove municipi, avente per argomento la realtà dei borghi milanesi, affinché tutti i milanesi vengano messi a conoscenza del patrimonio storico-artistico presente nelle aree periferiche della città, la loro collocazione all’interno della fetta residuale di parco Sud, il parco Sud stesso.

Finora l’approccio del Comune è stato a dir poco marginale e svogliato. Occorre invece che il passo cambi profondamente. Il sindaco, o un assessore o un incaricato per lui, dovrebbe convocare l’associazione degli industriali (costruttori), gli agricoltori milanesi, gli storici, il Politecnico, invitarli ad associarsi per suggerire soluzioni di riparazione, di messa in sicurezza dal degrado incipiente e mettere a frutto le rispettive competenze, il loro knowhow.

Due delle pagine dedicate ad Assiano

Questo lavoro sui borghi milanesi è da considerare un servizio pubblico, indipendentemente da mezzo di comunicazione. Qui l’editore privato, Magenes, si pone al servizio della comunità supplendo a una carenza soncertante da parte dell’intero sistema pubblico-privato impegnato a trasformare la città. In questa città da trasformare, non c’è posto per gli antichi borghi, per la parte storica delle nostre malmesse periferie.

 

 

LA COPERTINA DEL LIBRO

 




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