Ronchetto s/N: STUDI STORICI E ARTISTICI SU VILLA CORIO
Dal nuovo libro sui borghi milanesi, “Milano, il patrimonio dimenticato”, ecco l’incipit del capitolo dedicato a Villa Corio, nel borgo ducale di Ronchetto sul Naviglio. Il capitolo tratta dell’intero ciclo di affreschi quattrocenteschi presenti nella villa, da poco restaurati
In una delle periferie più maltrattate di Milano, a sud dell’asta del Naviglio Grande, è l’antico borgo di Ronchetto sul Naviglio, con una villa signorile affrescata, datata XIII-XIV secolo. Un autentico tesoro in queste desolate terre di cemento. Del tema se n’è occupato un capitolo del libro appena uscito “Milano, il patrimonio dimenticato”, intotilato: “Ronchetto sul Naviglio, borgo ducale”, interamente dedicato a villa Corio. Il capitolo ricostruisce la storia dell’importante villa, qua ne pubblichiamo le prime due pagine.
da borgo a comune

Due pagine tratte da “Milano, il patrimonio dimenticato”, affreschi floreali tipicamente viscontei di villa Corio
Di villa Corio si parla già nel XV secolo. Oggi è uno dei complessi monumentali più grandi, più belli e meglio conservati della periferia milanese. Un vero cammeo. Era di proprietà comunale, ma palazzo Marino, incredibilmente, non sapeva che farci, per cui l’ha alienato a dei privati, rivelatisi bravissimi nel restaurarlo e farlo fruttare.
Vi hanno dimorato illustri famiglie strettamente legate al Ducato, capaci di offrire al mondo alte personalità della cultura ed è il nucleo centrale di Ronchetto sul Naviglio, un borgo ducale divenuto un comune. Perse l’autosufficienza amministrativa con i francesi, i quali lo vollero sotto Milano nel 1808, per poi tornare “autonomo” con gli austriaci nel 1815. Passò di nuovo sotto altro comune, questa volta Buccinasco nel 1870, indi definitivamente sotto Milano nel 1924. Dopo di che, il capoluogo lombardo si è letteralmente disinteressato dei suoi destini, sicché il borgo ha cominciato a tristemente decadere.
Corio, durini e beltrami

Due pagine tratte da “Milano, il patrimonio dimenticato”, il camino scolpito, gli stemmi delle famiglie e la foto di Luca Beltrami
Lo spazio fra i due ingressi posti ad angolo retto costituirebbe una piazza, invece niente: sacrificata alla banalità viabilistica. Le due parti posseggono in comune una fiancata porticata di grande eleganza, con colonne doppie, dette anche binarie, o binate, in granito. Queste sono sormontata da tre medaglioni in terracotta, ripresi da analoghi pezzi alberganti all’esterno di Santa Maria delle Grazie (dove c’è il Cenacolo vinciano).
Le tre facce sono di Santa Caterina da Siena, di San Pietro da Verona martire, rappresentato con la roncola conficcata nella testa, strumento del suo assassinio e di San Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine mendicante domenicano. Una soluzione estremamente raffinata, studiata da uno dei maggiori architetti dell’Ottocento, Luca Beltrami (1854-1933), il suo stesso proprietario.
nessun uso sociale, purtroppo
Fino a poco più di dieci anni fa, era tra le proprietà del Comune. Con una decisione della giunta Albertini, la villa, una spettacolare dimora di campagna, nel 2005 è stata venduta a privati che l’hanno splendidamente ristrutturata, seguendo le direttive della Soprintendenza. Ovviamente, la villa è stata sì salvata, ma l’ingresso e l’uso pubblico saranno negati per sempre. Palazzo Marino non ci aveva nemmeno provato a pensare un uso diverso dell’immobile, a puntare su un recupero a fini sociali, anche misti pubblico-privato.
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