Il testo integrale della prefazione curata dal maggiore storico di borghi milanesi a Milano, il patrimonio dimenticato. “La conoscenza del passato è la base per la costruzione del nostro futuro”. L’esempio di Barcellona
La Ciribiciaccola vista dal campanile, foto di Andrea Cherchi
di Riccardo Tammaro* – Fondazione Milano Policroma
Quando Roberto Schena mi ha chiesto di scrivere la prefazione a Milano, il patrimonio dimenticato – Borghi ducali, antiche cascine, arte, storie,ne sono stato lietissimo. Il motivo, oltre all’interesse per l’argomento, era dato anche dal fatto che così facendo avrei mostrato ai lettori che tra gli scrittori non esiste solo rivalità o inimicizia, ma possono sussistere anche reciproca stima e ammirazione.
due tagli complementari
Sicuramente, poi, l’argomento dei borghi mi interessa particolarmente. Sia io, sia Roberto, infatti, abbiamo già dato alle stampe vari libri, dedicati all’argomento, usando due tagli molto differenti. Per esempio il mio libro Antichi borghi della periferia milanese tramite le fotografie di Roberto Visigalli aveva lo scopo di far conoscere e apprezzare quanto di antico si è conservato nei 70 borghi che costituiscono la periferia di Milano (intesa come il territorio fuori dalla cerchia dei Bastioni). Il libro di Roberto Schena Milano, la città dei 70 borghivoleva sottolineare ed evidenziare ciò che la città rischia di perdere se non provvede immediatamente al recupero degli edifici (quando non degli interi borghi) degradati: due tagli, quindi, complementari.
Certosa di Garegnano, interno, Milanofotografo.it
Invito a visitare i borghi milanesi
In seguito a questi libri, la Fondazione Milano Policroma, che mi onoro di presiedere, ha lanciato un progetto dedicato alla valorizzazione dei borghi, e ho subito voluto Roberto al mio fianco in questa avventura: ne sono nati il portale delle associazioni culturali che operano nei borghi di Milano(andarperborghi)e un appello per la salvaguardia delle realtà antiche più a rischio, ed entrambi hanno ottenuto un significativo successo. Questo ulteriore libro di Roberto mi è quindi parsa un’ottima occasione per riprendere il discorso.
Questa volta, Roberto, coadiuvato dalle belle fotografie di Andrea Cherchi, ci racconta numerose storie, solo apparentemente marginali. Storie relative ai borghi, da cui però nascono conseguenze o deduzioni che hanno coinvolto la città intera. Intingendo la penna nella sua inconfondibile vis polemica, Roberto ci racconta storie non ufficiali, magari leggendarie, di cui siamo autorizzati a dubitare, se le prove raccolte non ci convinceranno. Ma che ci pongono l’eterno dilemma: la storia è sempre scritta solo dai vincitori?
Raccontare il passato per narrare il presente
La copertina del libro
In controluce, da questi racconti esce anche una Milano in cui i borghi foranei (un tempo esterni, ora integrati) rivestivano particolare interesse politico, oltre che culturale e artistico: questo rilancia il problema del decentramento ai nostri giorni. In effetti, pare che Roberto racconti il passato per narrarci il presente, tanto il suo linguaggio è sferzante.
Il testo è diviso in aree a partire dai borghi ducali e a seconda dell’influenza religiosa ivi esercitata: umiliati, cistercensi e certosini come possessori nei secoli andati di gran parte delle terre in questione. Poi ville, corsi d’acqua e chiese. Il tutto con lo scopo di far meglio conoscere la storia (ma, soprattutto, le storie) dei borghi periferici di Milano, fonte inesauribile di conoscenza del nostro passato e, quindi, base per la costruzione del nostro futuro.
Giunti a questo punto ci si potrebbe domandare: la problematica dei borghi e della loro salvaguardia interessa solo Milano? In realtà, ad esempio, non distante da qui, a Torino, sono stati editi due libri sullo stesso borgo detto “Barriera di Milano”, l’uno relativo alla sua storia fino al 1945 (edito intorno al 2000) e l’altro relativo agli anni successivi, recentemente dato alle stampe.
Il caso Barcellona
La collana di libri “Catalunya desapareguda”
In altra parte dell’Europa, invece, a Barcellona, esiste una collana di libri denominata“Catalunya desapareguda” (Catalogna scomparsa), che con testi e fotografie illustra quelli che erano i borghi di Barcellona (e non solo) prima della “modernizzazione” della città. La tematica dei borghi a Barcelona è ancora molto viva. Gli abitanti li vivono con profondo senso di identità. Ed è una caratteristica positiva, in quanto i borghi hanno la dimensione giusta per un sentimento di appartenenza. Sono più grandi di un condominio e più piccoli di una metropoli. Ad esempio, a Milano difficilmente un abitante della Bovisa si sentirebbe coinvolto in un problema di Gratosoglio. Mentre tutti i baggesi si preoccupano di un problema di Baggio.
Infine, vi sussistono specifici progetti di valorizzazione dei borghi. Da quelli di rappresentanza, ad esempio nelle sfilate e nei “castellieri” (piramidi umane) in occasione delle feste cittadine, a quelli comunali. Il tutto in una mostra fotografica itinerante tra i vari distretti, indetta dall’archivio fotografico cittadino, che si era accorto di non avere fotografie della periferia. Tutto ciò stimola a conoscere il proprio territorio.
decentramento approssimativo
A Milano, invece, i confini dei municipi sono stati tracciati con la riga, ignorando le specificità precedenti. In più, sono stati creati enti troppo grandi: un municipio di Milano, per esempio, è la seconda città della Lombardia dopo Milano stessa. Ciò ha allontanato la cittadinanza dalle istituzioni locali, facendo tra l’altro ricadere in un unico punto problemi di tipo differente relativi ad aree con caratteristiche diverse. Inoltre, la periferia viene sempre trattata come se dovesse ricevere qualche cosa dal centro, quasi fosse un’elemosina. Non si prende in considerazione quanto la periferia dei borghi abbia da offrire sotto il punto di vista culturale, con le sue tante realtà associative, oltre che ambientale, artistico e architettonico.
Mario Sironi: Paesaggi urbani, Gasometro alla Bovisa, 1943
I borghi migliorano la qualità della vita
Infine, viene scordato un valore fondamentale dei borghi: quello della socialità. Chi vive in un borgo non si sente estraneo al vicino di casa, e ancora si ferma a parlare con lui quando lo incontra per la strada o nei negozi. A proposito, a Barcelona i marciapiedi ospitano una sequela di negozi di prossimità. A Milano, invece, presentano una sequenza di saracinesche abbassate di negozi chiusi a causa della grande distribuzione e di un mancato appoggio da parte delle istituzioni. L’appoggio ora sembrerebbe volere essere riproposto: lo si vedrà nei fatti.
Questo stesso valore sociale del borgo consente una migliore integrazione di chi arriva da fuori. Contribuisce alla reciproca conoscenza e alla condivisione di valori e, in poche parole, migliora la qualità della vita di tutti.
Ecco perché i borghi sono importanti anche dal punto di vista delle relazioni interpersonali, oltre che per via del loro valore storico, architettonico e artistico, ben raccontato in questo libro da Roberto.
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Fotografia in alto: Domenico Aspari, Il naviglio della Martesana a Crescenzago, 1800. La prima è villa Petrovic, indi villa de Ponti, sullo sfondo Villa Pino
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Riccardo Tammaro a Santa Maria al Fonteggio (nota come Chiesa Rossa)
* CHI E’ RICCARDO TAMMARO.Nel 1982, assieme ad alcuni amici, tra cui lo scrittore Roberto Bagnera, ha dato vita alla Fondazione Milano Policroma, associazione nata con lo scopo di far conoscere Milano a tutti coloro che vi risiedono o vi transitano. Ha collaborato con varie testate giornalistiche, zonali e cittadine.
Dirige inoltre il trimestrale MilanoCultura, da lui stesso ideato nel gennaio 2004, e ha contribuito a numerose mostre fotografiche esponendo le proprie immagini di soggetti milanesi. Ha scritto vari libri su Milano. “Trekking Urbano in zona 4”, “La Fiera di Milano – a spasso nel tempo” con Francesco Ogliari, “Borghi e cascine della Zona 4”, “Borghi e cascine della Zona 5”. C’è anche “Antichi Borghi della periferia milanese” con le fotografie di Roberto Visigalli.
Due gli e-book (a cura di Giorgio Bacchiega) dal titolo “10 anni di MilanoCultura: una città fuori dal (luogo) comune” e “15 anni di MilanoCultura: una città fuori dal (luogo) comune”. Ha inoltre fornito contributi a numerosi testi delle collane “La Milano della Memoria” e “Centomilano” e ai libri “Storie Industriali”, “Nube e Luce” e “Una comunità in cammino”. Quest’ultimo edito per il centenario della chiesa di Santa Croce.
secondo voi è possibile che Milano inglobi (facendo propri quartieri) ulteriori cittadine ora presenti nella prima fascia? Ad es. Novate Milanese, Bresso, Rho ecc
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