MILANO E BORGHI VARI, LIBRI “D’ANTAN” / 1. CHIARAVALLE & C.
Una ricerca tra bouquiniste (i venditori dei libri usati che si trovano a Parigi lungo la Senna), a caccia di testi curiosi e preziosi, ha dato i suoi frutti. Ecco qui le prede del “safari” alla libreria di via Scaldasole, zona Darsena
La guida di quando i monaci tornarono
Tre vecchi opuscoli divulgativi sull’abbazia Chiaravalle rivelano che l’esigenza di una guida ad hoc, in grado d’accompagnare la visita al luogo, è di antica data. Ai visitatori del secondo dopoguerra non bastava più la sola devozione, volevano vedere ma soprattutto capire perché mai sia stato costruito un simile monumento in piena campagna, con la straordinaria torre nolare soprannominata Ciribiciattola, come mai sia sede di tanti affreschi della più alta scuola lombarda. Voleva sapere perché fu eretta ben fuori dalla città, nel cuore di enormi estensioni di campi agricoli, una delle più belle abbazie espressione del più profondo Medioevo. La guida più vecchia, riguardo l’abbazia, trovata alla libreria Scaldasole, è del 1953. All’interno riporta: “Con approvazione ecclesiastica”.
Ora, motivo di tanto interesse era il ritorno dei monaci cistercensi nell’abbazia, dopo 153 anni dalla chiusura forzata. Nel 1798 furono scacciati per decisione della Repubblica Cisalpina, allo scopo dichiarato d’impossessarsi delle terre e degli altri dei beni per finanziare le guerre napoleoniche. Nel 1951, il mitico cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, invita i monaci cistercensi a riprendere possesso di Chiaravalle. L’abbazia, come non manca di notare la guidina, nonostante i restauri della prima metà del secolo, era ancora molto malridotta. Ecco che quindi l’opuscolo doveva servire ad attirare visitatori, all’insegna dell’impegno solenne per la rinascita, definito “grandioso” in un passo del testo.
Bagnoli, uno dei primi public historian
La preziosa guidina come prodotto editoriale è poverissima, di carta scadente, sembra di avere a che fare con un’opera degli anni 20 e probabilmente il materiale utilizzato in quel dopoguerra era effettivamente un prodotto di un paio di decenni prima. Consta di appena 36 pagine, più 24 di fotografie in bianco e nero. Fu scritta da Raffaele Bagnoli, divenuto noto, negli anni Sessanta e Settanta, quale autore della “piccola storia” milanese. Un personaggio di cui purtroppo è difficile trovare una biografia, anche essenziale, sebbene molti dei suoi libri circolino ancora come preziose rarità. Bagnoli è stato uno dei primi public historian milanesi, specializzato cioè nella divulgazione della storia locale. Per meglio dire, il public historian è un ricercatore di Storia Sociale al di fuori dell’accademismo, in continuo rapporto ai bisogni della comunità.
Negli anni a venire pubblicò infatti altre guide dello stesso genere dedicate ognuna a un angolo di Milano. Dallo stile di scrittura, molto devoto, il Bagnoli sembrerebbe più un prete, cosa che non era, tuttavia le notizie ci sono tutte. Bagnoli non risparmia critiche ai dominatori spagnoli (ingiustamente) e ad austriaci e francesi (giustamente), ma stranamente tace dei disastri combinati a Chiaravalle dagli italiani, i quali ultimi, guarda caso, hanno le maggiori colpe nella distruzione scellerata di parti importanti dell’abbazia medievale, a cominciare dal chiostro grande, opera del Bramante, abbattuto per far passare la ferrovia nonostante vi fosse tutto lo spazio necessario.
Successo di un tascabile
Il tascabile di Bagnoli, intotolato basicamente “Milano, l’abbazia di Chiaravalle – Guida storico artistica”, deve avere avuto talmente successo, che l’Autore lo riscrive ampliandolo, indi lo pubblica nella nuova veste di 150 pagine appena tre anni dopo, nel 1957 in un’edizione di carta patinata, con molte fotografie, alcune delle quali a colori. É di fatto un trattatello di vita medevale destinato alla divulgazione, in grado di riunire gli aspetti religiosi e rurali propri della storia di questa abbazia. Appare forse per la prima volta in un opuscolo destinato alla divulgazione la spiegazione di che cosa siano le marcite e del loro legame con il lavoro dei monaci cistercensi. Era un periodo in cui sicuramente Chiaravalle si trovava circondata da prati coltivati con questo metodo, impossibile non notarli. Da notare che il Bagnoli non si occupa del borgo sorto intorno all’abbazia, del resto tutte le cascine in quel periodo erano perfettamente attive, a differenza di oggi.
L’abbazia secondo un domenicano
Di tutt’altro tenore editoriale è “L’Abbazia di Chiaravalle”, opuscolo del 1979 con una sessantina di pagine formato grande (cm. 24×19), grazie al quale le immagini si vedono molto meglio, evitando così il rischio di fare confusione e di prendere un all’affresco o un autore per un altro, come si sa sono cose che succedono quando non si è esperti. Il testo è molto ben curato, con l’animo dello storico esperto anche di arte, da Angelo M. Caccin, un frate della comunità domenicana di Santa Maria della Grazie. É lo strumento di lettura giusto per conoscere bene l’abbazia, attuale ancora oggi, grazie alla dettagliata spiegazione dei grandi affreschi presenti, tra i più belli del Nord Italia; alla libreria Scaldasole sono disponibili due copie. Ha un unico difetto: essendo una pubblicazione di 40 anni fa, non può tenere conto dei restauri nel frattempo intervenuti”.
Negli anni Cinquanta, quando scriveva Raffaele Bagnoli, il paesaggio di Chiaravalle era pochissimo urbanizzato, del tutto identico a quello dei secoli precedenti. La località era rimasta amministrativamente un comune a sè stante fino a una trentina d’anni prima. Se oggi si visitasse il borgo, si potrebbe notare l’ormai secolare palazzo del municipio, poi trasformato in scuola elementare. Negli anni Settanta, quando scrive Angelo Caccin, il territorio in oggetto stava cambiando. Chiaravalle non è mai diventata una città, è sempre rimasta un borgo il cui contesto ambientale è da sempre vincolato dalla Soprintendenza,protezione che spiega perché Chiaravalle è uno dei pochissimi luoghi a Milano salvaguardato dalla speculazione edilizia.
Vescovi, conti, visconti…
“Contadi rurali del Milanese” è invece un libro da veri esperti. Il testo disponibile nella libreria Scaldasole è una ristampa anastatica di un lavoro pubblicato nel 1904. Tratta del territorio nei secoli dal IX al XII, quando il contado, ossia la campagna, era rigorosamente suddiviso e prevalentemente in mano a famiglie nobili, prima di finire gradualmente assorbito dai comuni ancora in età medievale. Il libro ricostruisce accuratamente due secoli di passaggi dei vari contadi del Milanese a questa o quella famiglia nobile, a questo o quel conte, vescovo, visconte, amministratore longobardo (detto gastaldo). Si parla dei territori della Martesana, del Sepro, della Bazana, di Lecco, di Stazzona della Burgaria, che nei secoli passati erano tutte reti di borghi rurali legati in un modo o nell’altro a Milano.
Curata la ristampa dalla Meravigli Medialibri, nel 2006, ne è autore, Ezio Riboldi, (1878-1965) un autentico personaggio. Quando l’ha pubblicato aveva 26 anni, diversi dei quali probabilmente passati negli archivi a ricostruire tali vicende. Coltissimo militante socialista massimalista, dieci anni dopo, era sindaco di Monza, la città dove fu uccisio re Umberto dall’anarchico Gaetano Bresci. Fu eletto deputato, prima per il Psi, poi per i comunisti. Aggredito, arrestato e poi confinato dai fascisti, ottenne la grazia nel 1934 dopo una supplica della moglie a Mussolini. Per questa ragione fu espulso dal Pcd’I, riammesso solo nel dopoguerra.
… e Duchi
Del periodo ducale (XIV- XVI sec.), un momento straordinariamente vivido per la crescita per Milano e la Lombardia, c’è questo curiosissimo “Milano dalle origini al Ducato”, pubblicato dall’associazione Terra Insubre nel 2005. Appena 54 pagine, ma belle pregne di testi curati da diversi studiosi. Gli autori sottolineano il legame dei lombadi soprattutto con le popolazioni celtiche e germaniche, sottostimando probabilmente l’influenza latina e mediterranea. É, invece, un merito avere sollevato un argomento degno di approfondimento.
Gli autori: Marco Peruggi e Stefano Spagocci (“Insubria regione e nazione storica”), Giancarlo Minella (“I Celti in Insubria e Cisalpina”), Roberto Corbella (“Goti e longobardi, antenati dei lombardi”), Carlo Pirovano e Paolo Gulisano (“Milano in età comunale”), Andrea Rognoni (“Il Ducato di Milano”). Prefazione di Paolo Guido Bassi, che all’epoca era consigliere del Municipio 4, uno dei più importanti per la presenza di borghi antichi, belli e numerosi. Oggi ne è presidente.
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