Da Infernum a Linterno nella metropoli rurale

IL LIBRO DI CASCINA LINTERNO E DELLA METROPOLI RURALE

L’associazione di amici di una cascina restaurata studia il territorio circostante dal Medioevo a oggi. E rivela il forte legame ancora presente fra la città urbanizzata e il mondo agricolo da cui è nata. Presto pubblicherà un libro dove esporrà le sue ricerche. Preziose indicazioni per Milano 

Articolo di Roberto Schena

L’incontro nella chiesa “veggia” di Baggio

La notizia: cascina Linterno sta preparando la pubblicazione di un volume speciale. Ci stanno lavorando una trentina e più fra amici ed esperti. Alla fine, ne verrà fuori lo studio più importante mai prodotto da una realtà del mondo rurale milanese. Questo, tanto per dire come si possano legare due argomenti apparentemente démodé, in realtà di fondamentale importanza per il presente e il futuro: l’agricoltura e la cultura. La verità è che accanto allo specifico industriale in declino, «Milano è una metropoli rurale», anche se spesso si fa finta di ignorarlo. La città non può permettersi di snobbare tale profonda verità, come ha fatto finora.

Lionella Scazzosi durante il suo intervento

La definizione è di una importante studiosa, Lionella Scazzosi, docente del Politenico di Milano, autrice o co-autrice di parecchie pubblicazioni (cinque ne trovate in rete qui) aventi per tema il paesaggio, di cui è una delle massime autorità europee. Se n’è parlato sabato 16 ottobre nella chiesa veggia di Baggio, sotto uno dei campanili più antichi di Milano, risalente al X secolo. Il contesto era la sagra dell’ex comuni.  L’incontro era di preparazione all’uscita di “Da Infernum a Linterno: il paesaggio svelato”, titolo provvisorio del “grande libro”, a cura dell’Associazione Amici della cascina Linterno, PopHistory e Politecnico di Milano.

350 pagine… per ora

La mappa della pieve di Cesano, realizzata tra il 1567 e il 1568 in preparazione della visita di San Carlo Borromeo del 1570. La località più a nord segnata sulla mappa è Vighignolo (Settimo Milanese) e la località più a sud è l’abbazia di Gratosoglio.

Per comprendere che cosa sia una metropoli rurale, basta guardare al moltiplicarsi degli insediamenti che da circa mille anni circondano Milano. E cascina Linterno, che in sé non è un insediamento diverso dagli altri, offre oggi un quadro particolare nel contesto milanese. Per questo la gestazione del volume, di ben 350 pagine (per ora), è stata lunga e difficile. Non ci sono dubbi sul fatto che sarà un testo di indagine popolare e universitaria insieme.

Il libro entrerà nel merito di quattro sfere di interesse, toccando il tasto scientifico, storico, umano e paesaggistico. Conterrà accurate spiegazioni, supporti cartografici, immagini inedite, approfondimenti sul rinnovato rapporto fra agricoltura, orticultura, cultura e didattica.  Insomma quattro libri in uno per spiegare l’evoluzione della metropoli rurale e del “campione” in esame, cascina Linterno. Saranno da modello per le 64 cascine di cui è proprietario il Comune di Milano, a cui è legato un enorme, privilegiato patrimonio paesaggistico.

«Non si può pensare a una cascina senza territorio», conclude la Scazzosi.

l’associazione è stata fondamentale

Gianni Bianchi, dell’Associazione amici di cascina Linterno, con il fratello Angelo, è curatore di una delle più importanti ricerche esistenti sulla “metropoli rurale”, datata 2006, ossia A Ovest di Milano, le cascine di Porta Vercellina (lo trovate integrale qui). 

Quel volume era il frutto di ricerche condotte dai due fratelli fin dagli anni 80.  Bianchi spiega che le attività per il nuovo libro «sono coordinate da un gruppo di lavoro con 33 autori». Cascina Linterno è un piccolo borgo quasi millenario, l’unico che a Milano abbia ancora delle marcite, insieme alla cascina Campazzo, nel parco agricolo del Ticinello, vicino al Gratosoglio.

Sezione nord della mappa, la zona di Settimo M. appare “tagliata” in diagonale da un fontanile

Già il precedente libro su Porta Vercellina segnalava la decadenza del mondo rurale milanese, l’obiettivo, infatti, era di fermare la rovina delle cascine e restituirle alla città. Alla fine degli anni ‘70 la Linterno era considerata ormai un rudere fatiscente e quindi da destinare, come tante altre, all’abbattimento o alla riconversione in funzioni diverse dalla secolare attività agricola. Oggi, grazie all’impegno dei cittadini e dell’Associazione, è un centro frequentato da 20mila visitatori all’anno e a impegnarsi per il suo libro ci sono molte persone.

Tutte le spese per gli studi, le ricerche, acquisto attrezzature, impaginazione e grafica «sono state sostenute dalla nostra Associazione capitalizzando i piccoli “contributi di cortesia” ricevuti in occasione degli eventi. Per precisa scelta non abbiamo chiesto contributi pubblici, ce l’abbiamo fatta da soli con tanta determinazione e un pizzico d’orgoglio. Il libro sarà la strenna per festeggiare insieme il traguardo dei nostri primi 25 anni di attività». 

che cosa dice lo storico

Giorgio Uberti

Giorgio Uberti, ricercatore, storico dell’Università Cattolica, public historian e vicepresidente di PopHistory, si occupa appunto di studiare le fonti e raccontare le storie di un territorio alla comunità locale. Egli vede nella Linterno una porta aperta nel passato, a partire dalla cosiddetta Età Comunale (XII secolo). In tale periodo, si sono stabilmente definiti anche i borghi e le località che ancora oggi caratterizzano la periferia e il circondario di Milano (appunto quella che la prof. Scazzosi chiama la metropoli rurale).

Non a caso la prima menzione del territorio di Linterno risale al 1154 e la prima menzione della presenza di una cascina risale al 1207. Tutti i quartieri residenziali odierni del Municipio 7 hanno un’origine medievale: a cominciare da Baggio (la cui prima testimonianza risale al IX secolo), per continuare con Sella Nuova (XIII secolo), Quinto Romano (XII secolo), Quarto Cagnino (XIII secolo), Lampugnano (VIII secolo), Figino (XI secolo), San Siro (IX secolo) ma la lista potrebbe essere lunga. L’origine medievale dei quartieri residenziali milanesi è un dato che, con altri nomi, vale anche per gli altri Municipi meneghini. Perché borghi, villaggi e cascine esplodono e anzi influenzano l’Età dei Comuni? Perché nel Medioevo si procede a grandi disboscamenti e si scoprono i fontanili, le marcite e si incentiva la canalizzazione?

Sezione centrale della mappa, tagliata in due dal Naviglio Grande, con vaste risaie (risi)

Uberti spiega: in quel periodo, sparse nelle campagne, nascono le cassine, “ripostigli” rustici per attrezzature. Diventano poi veri e propri alloggiamenti stabili, con stalla annessa. Con il tempo le cassine, da mere aziende agricole, si sono dotate di nuovi servizi e infine, alcune di esse, si sono configurate come borghi (con l’implementazione di funzioni commerciali o religiose). Già alla fine del XVI secolo una miriade di cascine caratterizzava il suburbio di Milano, fatto anche di mulini e monasteri, una fitta rete in grado di mantenere strade, ponti e canali. 

La “questione petrarca”

Il ritratto di Petrarca dell’Altichiero (1376)

Infine, Uberti affronta anche il complesso tema della presenza di Francesco Petrarca alla Linterno. L’unica menzione che ci permette di collegarli, sebbene senza certezze a causa dell’assenza di specifiche indicazioni, è contenuta in una lettera autografa scritta a Pavia nel 1369, dunque in età avanzata, e raccolta nelle Epistole Varie. «Poco, per un uomo che quasi non ha passato giorno senza darci notizie su di lui, sulle sue relazioni e sulla sua straordinaria epoca», afferma Uberti.

La tradizione ha origine piuttosto mezzo secolo dopo, con Pier Candido Decembrio (1399-1477), umanista e funzionario al servizio dei Visconti. Decembrio ci assicura che in un determinato momento Petrarca, giunto da Avignone a Milano nel 1353, era solito soggiornare in una villa, detta Inferno, lontana quattro miglia dalla città sulla strada per Cusago (*).

Purtroppo, la testimonianza non è diretta. Le fonti su cui si basa questa ricostruzione sono controverse, anche se gli interessi verso questa località sono espliciti in altri episodi dell’avventurosa vita di Decembrio. La tradizione si è poi diffusa e rafforzata attraverso i testi. Intanto, la presenza di simbologie araldiche, dette imprese, hanno arricchito in epoca rinascimentale gli ambienti nobili della cascina. Sulla stessa si stavano affacciando, nel XV secolo, gli interessi di famiglie come i Corio e i Castiglioni.

baggio fulcro del sistema esterno

Cascina Linterno con il borgo

Durante la serata sono intervenuti Claudio Trementozzi, editore de Il Libraccio.  Spesso ha pubblicato i lavori del Politecnico, attende con interesse la fine di questo studio, un unicum complesso proprio perché condotto da “anime” diverse.  Andrea L’Erario, del Politecnico, ricorda che Milano dispone di ben tre mappe catastali storiche, quando normalmente le città ne hanno una sola. Un particolare rivelatore del continuo bisogno di aggiornare la crescita della “metropoli rurale”. Affronta poi il problema di destare l’interesse degli studenti di Architettura nei confronti della stessa. Evidenzia come il coinvolgimento dei giovani nel recupero della storia del territorio non sia facile. Sarebbe compito dell’assessorato alla Cultura di palazzo Marino occuparsene.

Sezione sud della mappa cinquecentesca, con Assago. La parte centrale è interamente occupata da risaie

Presente anche Andrea Cherchi, celebre fotografo di Milano, le immagini di cascina Linterno e del Parco delle Cave saranno sue (come sue sono quelle che illustrano il volume “Milano, il patrimonio dimenticato”, di cui è autore lo scrivente) e di Paolo Zandrini, dell’associazione cascina Linterno. Ha preso la parola Rosario Pantaleo, riconfermato consigliere comunale. Da sempre segue le vicende della cascina e del Parco delle Cave. Ora proverà a sensibilizzare e coinvolgere palazzo Marino, in grave ritardo sui temi fin qui esposti. Con l’aiuto, si spera, della neo presidente del Municipio 7, Silvia Fossati, anche lei auditrice della serata.

E’ evidente che con l’uscita di questo libro, più altre iniziative messe in campo negli anni passati anche dal Municipio 7 (qui il video sulla storia dei borghi nella zona), il cui territorio coincide con l’ex comune di Baggio, pone quest’ultimo di gran lunga all’avanguardia nella ricerca sul riuso delle cascine e dei borghi milanesi in riferimento alla periferia milanese.  Baggio, assorbito da Milano nel 1923 insieme ad altri 12 comuni, a differenza delle altre realtà è rimasto un comune de facto. Può essere considerato il cardine della “corona esterna” di Milano.

nota

(*) «Quando a Milano veniva, per la maggior parte aveva labitatione sua in una villa non longie da la cipta quatro miglia ad uno luogo detto Inferno verso Cusago andando, dove lacasa sua dalluj proprio hedificata assaj moderatamente ancora si vede.», scriveva Pier Candido Decembrio tra il 1419 e il 1426. 

 

 




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