Il patrimonio dimenticato vol II

“IL PATRIMONIO DIMENTICATO” ECCO IL SECONDO VOLUME

Le vicende attuali degli antichi borghi milanesi dimostrano che, senza un impegno dei cittadini, questa città non si salva. Affidarla solo ad amministratori e costruttori è un errore che si paga a caro prezzo. Il libro indaga su sconfitte e vittorie, purtroppo le prime prevalgono sulle seconde

La conformazione dei Corpi Santi

L’AUTORE PRESENTA IL TOMO TERMINALE DEL SUO LAVORO

È uscito nelle librerie il secondo volume di “Milano, il patrimonio dimenticato – Borghi ducali, antiche cascine, arte, storie”. Come già il primo volume, io ne sono l’autore. Il primo volume vide la luce lo scorso anno, trattava dei borghi ducali; questo secondo riunisce, invece, buona parte degli altri borghi antichi, in particolare se ricchi di testimonianze, maggiormente densi di significati e proiettati sul territorio lasciando una profonda traccia fino a oggi. Si ricostruisce la storia dei Corpi Santi, comune dalla particolare forma “a spirale”, annesso a Milano nel 1873, il cui destino è in parte sfortunato, in parte ancora vivo, ma da salvare, e si approda ai cinque ex comuni della Martesana (Corpi Santi al Ponte delle Gabelle, Greco, Turro, Gorla, Crescenzago) annessi nel 1923 insieme ad altri otto. 

la trilogia

Sono identificate anche altre situazioni, soprattutto se i cittadini si sono battuti per la loro conservazione, come ad esempio Morivione, Chiesa Rossa, Lorenteggio e altre, riuscendo a volte (non sempre) a strapparle dalla rovina e dalla speculazione senza scrupoli. Quest’anno, ricorre giusto il centenario dell’annessione di questi ultimi, e il centocinquantenario dell’annessione dei Corpi Santi. Sarebbe ora di presentare un bilancio sulle trasformazioni del territorio. Della trilogia dedicata da me agli antichi borghi milanesi, questo volume costituisce il terzo tomo, la “fetta” finale di una lunga ricerca. Dopo il primo tomo, “Milano, la città dei 70 borghi”, pubblicato nel 2017, nel 2020 uscì il primo volume (quindi secondo tomo) di “Milano, il patrimonio dimenticato”. Ecco ora il secondo volume (del 2022), terzo tomo della serie complessiva che, come il precedente reca come sottotitolo: “Borghi ducali, antiche cascine, arte, storie”.  Qui un breve video riassuntivo del secondo volume. 

l’avvertimento continua

Il primo tomo, cioè quello del 2017, riguardava i 70 borghi nel loro insieme e le vere e proprie condizioni rovinose in cui molti versano. Ed è impostato come un avvertimento: guardate milanesi che avete una settantina borghi antichi da difendere. E che proprio in periferia disponete di un paesaggio fantastico, ma ancora per poco. Se non state attenti, ai posteri non lascerete più niente.  Il secondo e il terzo tomo, riguardano il vero e proprio patrimonio metropolitano dimenticato.  L’intero lavoro è chiuso da una postfazione della prof. Lionella Scazzosi, docente del Politecnico: “Lo scopo – scrive – è richiamare l’attenzione su un patrimonio storico ancora molto sottovalutato nei suoi valori e nelle sue potenzialità per la qualità della città di Milano e della vita dei suoi cittadini”. E avanza alcune proposte da cui non si può prescindere se si vuole il loro recupero. 

Qui e là sopravvive qualche miracolata isola del tempo, un peccato. Il trascorrere degli anni non deve, o non dovrebbe cancellare l’incanto del paesaggio originario. Questi libri sono stati scritti per invitare i residenti milanesi a leggere la realà che li circonda con occhi diversi. Quantomeno informati. Spero di avere raggiunto lo scopo più ambizioso, ossia alimentare sensiblmente la coscienza del cittadino.  

MERAVIGLIE TRATTATE COME SPAZZATURA

Il  trascorrere del tempo non dovrebbe cancellarne l’incanto

La ricerca, nel complesso dei tre tomi, propone una chiave di lettura più attenta allo sviluppo delle metropoli in generale. Conoscere i quartieri di Milano significa sottrarsi all’indifferenzia, vuol dire puntare su ciò che è assurdamente considerato dai più mera “spazzatura”, orientarsi all’interno di una grande, complessa città indagando fra i suoi segreti, le sue potenzialità. Quasi tutti i quartieri di Milano estesi oltre il centro storico non è vero che sono “anonimi” o non hanno nulla da raccontare, o che sono “insignificanti”, come recita la mentalità corrente. Al contrario, posseggono un nucleo originale risalente al Medioevo, se non a epoche ancora più antiche (come Chiesa Rossa, per esempio) e uno sviluppo continuato nel tempo fino all’età industriale, che ne ridefinisce ruolo e vocazione. E’ appunto questa la Milano dimenticata, semplicemente perché non se ne parla mai e non è considerata dalle amministrazioni, per colpevole ignoranza.

CONOSCERE IL DIMENTICATO

Il sistema navigli, un progetto ducale

Quante cose s’imparano, leggendo l’avventura degli antichi borghi milanesi? Una marea. Non non se ne ha idea. Milano, infatti, non è quell’estensione più o meno piatta di edifici che si è abituali a considerare: ogni angolo ha i suoi secoli alle spalle. Ha i suoi percorsi, fra un rione e l’altro, i suoi fili d’Arianna. Soprattutto, Milano ha come nessun’altra numerosi centri storici e zone ricche di suggestioni paesistico-naturali. Ha ereditato il possesso di una ricchezza enorme. Ma devono essere individuati e riconosciuti, occorre sapere che ci sono, esistono,  innanzi tutto, giacché si sta dimenticando anche questo, occorre sapere chi ci è passato e che cosa è stato fatto, che cosa è rimasto. Occorre ripercorrere le strade storiche, i navigli, i borghi antichi, il Parco Agricolo Sud.

L’MPEGNO DEI CITTADINI

Selvanesco, sorprese incredibili

Così si scopre che il Sud di Milano confina ancora con aree rurali rimaste tali e quali quando le vide Napoleone entrando in città da quella Porta Vercellina oggi non più esistente, sciaguratamente abbattuta proprio perché questa metropoli sembra non attribuire alcun peso alle sue storie. Senza un impegno dei cittadini, questa città non si salva. Lo dimostrano proprio le vicende dei borghi milanesi. Affidarla solamente agli amministratori e ai costruttori, fidarsi di loro è un grosso errore che la città e i suoi abitanti hanno pagato, pagheranno e pagherebbero a caro prezzo.

In questi tre tomi in partocolare si parla di:

  • Garegnano, dove ha lavorato il Peterzano, maestro (l’unico) di Caravaggio (nato a Milano). E dove Lord Byron andava tutti i giorni per studiare gli affreschi del Crespi, I vol. 

  • Bovisa, primo nucleo italiano di città industriale, era chiamata la piccola Mancester, l’angolo dei futuristi adorato da Sironi, Visconti, Testori e altri, II vol. 

  • così come Londra ha tre borghi reali, Milano in periferia ha quattro misconosciuti borghi ducali, I vol.

  • naviglio Martesana, che attraversa decine di quartieri periferici rendendoli più belli e interessanti: è opera interamente ducale (meravigliò Leonardo), II vol. 

  • Macconago, situato dove pochi sanno, qui c’è il primo castello ghibellino di Milano, costruito quando ancora il castello Sforzesco non esisteva, I vol. e La Città dei 70 borghi

  • Ronchetto delle Rane, Selvanesco (borgo nascosto) e Chiaravalle, straordinario percorso artistico snodato fra i campi del Parco Sud in area milanese,  I e II vol. e La Città dei 70 borghi

  • cascine e abbazie e ville salvate dalla rovina grazie alla sensibilità dei cittadini (e molte altre andrebbero salvate), episodi meritevoli di racconto perché i cittadini, oggi, sono i nuovi mecenati, I vol. Oppure salvate per caso ma perdendo la loro funzione, come al Gratosoglio e a Musocco, I e II vol. e La Città dei 70 borghi

  • l’arcivescovo Carlo Borromeo, l’ingegnere della Controriforma, con i suoi metodi polizieschi era davvero riuscito a fare di Milano una città santa. Per questo è cosparsa di così tante chiese e oratori, oggi monumenti preziosi, I vol. 
  • I borghi milanesi hanno molto sofferto le dominazioni straniere. Francesi prima, spagnoli dopo, poi austriaci, poi francesi una seconda volta, infine austriaci di nuovo, hanno lasciato tracce pesanti come, per esempio, la semidistruzione della certosa di Garegnano e della basilica di Chiaravalle, I vol. 
  • CHE COSA C’È DA SALVARE

Patrimonio impossibile da dimenticare

  • Le monumentali aree naturalistiche, veri e propri panorami percorsi da aironi e fauna rara, che i milanesi e la stessa amministrazione comunale, non sanno di avere, come Muggiano con Assiano (qui c’è anche un bel video), trattati nel I e II vol. e in La città dei 70 borghi, o cascina Annona al ponte austriaco sul naviglio Pavese, trattata ne La città dei 70 borghi, o Ponte Lambro, vicino al borgo omonimo e all’abazia di Monluè, I. vol.   
  • Il mulino di Molino Dorino, quello sopra la stazione della metropolitana linea 1, che è ancora integro: è l’ultimo rimasto delle centinaia che si trovavano a Milano e circondario, II vol. 
  • Antichi borghi che urge salvare: oltre i già menzionati Assiano, Annone e Selvanesco, ci sono Campazzino, nel Parco delTicinello, e Macconago sia il borgo, sia la chiesa, Quintosole il casino di caccia, I e II vol. e La Città dei 70 borghi
  • Antichi borghi che sarebbero da preservare intatti così come sono: Figino, Morivione, Musocco (Roserio), Quintosole, Castellazzo e altri ancora, tutti e tre i tomi. I e II vol. e La Città dei 70 borghi

PORTA NUOVA PRIMA DEI GRATTACIELI

  • E com’era Porta Nuova prima dei grattacieli? Siamo così sicuri che fosse meno moderna e affascinante e non addirittura di più? Anche qui abbiamo un patrimonio, anche artistico, dimenticato. Se ne parla diffusamente giusto nel II vol. (è l’immagine della copertina).
  • ci sono ancora le Cucine Economiche. Erano per i poveri, ma si può dire che fossero la prima mensa pubblica. Le scene sono dipinte da un eccellente ma incompreso pittore milanese emigrato negli Stati Uniti, dove ebbe l’incarico di affrescare importanti edifici pubblici.

  • ci sono ancora, intatte, anche se non si notano, le stazioni della seconda ferrovia d’Italia, la prima linea metrò Milano-Monza). Non  fu la prima (costruita a Napoli) per colpa della burocrazia austriaca. 

  • non ci sono più, invece, i primi centri balneari. Sorsero nell’area del Ponte delle Gabelle, a sua volta la prima “piscina” pubblica dei milanesi. Ci sono le fotografie dei nostri bis e trisnonni quando erano bambini sguazzanti nelle acque del naviglio.

  • molto altro ancora.
  • RIEPILOGO della TRILOGIA “ANTICHI BORGHI”

  • I tre tomi sono l’occasione per un viaggio nel territorio di Milano che ha rivelato un patrimonio ricchissimo, costituito da una varietà inaspettata di paesaggi, aree storiche, spazi artistici, stili d’epoca, polmoni urbani, aree naturalistiche.

    Il primo tomo, decicato alle emergenze degli antichi borghi

    Il secondo tomo – primo volume – dedicato ai borghi milanesi come patrimonio dimenticato

    Il terzo tomo – secondo volume – ultimo uscito, dedicato ai borghi milanesi come patrimonio dimenticato




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