VERMEZZO BORGO D’ARTE / 2 – LO SCEMPIO DEI DIPINTI
Quattro opere attribuibili a un maestro lombardo del periodo barocco nel 2016 furono coperte da intonaco e restauri disastrosi. La Soprintendenza ha bloccato i lavori, ma purtroppo fu avvisata troppo tardi. Chi ha proceduto senza autorizzazioni? Spetta al Sindaco e a molti altri fare chiarezza
Succede raramente che una Soprintendenza intervenga per bloccare dei lavori, ma succede a Vermezzo con Zelo. Con lettera inviata il 15 aprile del 2016, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio Milano chiedeva informazioni al Comune di Vermezzo con Zelo riguardo “lavori non autorizzati alla Cappella della Madonna Addolorata, situata in via Roggia Beretta”. I lavori hanno condotto a coprire con intonaco quattro affreschi tutelati insieme alla Cappella, una aedicŭla, un “tempietto” del XVI o XVII secolo. Del loro autore non si sa praticamente nulla, ma i dipinti, forse mai studiati, mai curati, mai restaurati, in parte piuttosto malandati sembrerebbero derivare dalla scuola pittorica lombarda dell’età barocca o appena successiva.
il Primo passo verso lo scempio
In base ai documenti che ho in mano, questa storia è iniziata nel dicembre del 2015 alle ore 17, quando si riunisce la giunta comunale. Dal verbale risulta la seguente premessa: “sul territorio di Vermezzo è presente una edicola votiva, situata in via Roggia Beretta, avente un importante valore storico e culturale per il nostro paese. La stessa – continua il verbale – necessita di una serie di opere di ristrutturazione, relative in particolare alla parte muraria usurata dal tempo e agli affreschi”. Poiché le Associazioni presenti sul territorio si sono pronunciate per una raccolta di fondi finalizzati alla ristrutturazione, la giunta ha deliberato “di individuare come Associazione capofila della raccolta fondi, l’Associazione Croce d’Oro”, impegnandosi al termine “ad integrare con un proprio contributo l’eventuale somma mancante per eseguire i lavori di ristrutturazione dell’edicola votiva”.
disattenzione verso i dipinti
La delibera individua il soggetto incaricato a raccogliere soldi dai cittadini senza prospettare la necessità di procedere allo studio della loro conservazione e senza alcuna valutazione finanziaria sul da farsi. Prima di procedere ai lavori, infatti, sarebbe stato consigliabile un esame dei dipinti da parte di professionisti esperti sia nel settore dei restauri su manufatti artistici d’epoca, sia di storia dell’arte, al fine di reperire se non un’attribuzione sicura al loro effettivo autore, rimasto anonimo, almeno il periodo, il secolo in cui furono stesi. Si sarebbe quantomeno quantificata la spesa occorrente per mandare in porto un intervento risanatore nel modo corretto.
L’appello del Sindaco ai vermezzesi
Intervento della Soprintendente
La Soprintendenza, un mese dopo il volantino del marzo 2016, riceve una segnalazione che la inquieta, per cui si spinge subito a spedire la lettera del 15 aprile 2016, di cui si è scritto sopra. La firma è della Soprintendente in persona, Antonella Ranaldi. La dirigente del Ministero dei Beni Culturali avvertiva di avere ricevuto documentazione segnalante l’avvio di detti lavori extra lege sul manufatto indicato, i quali “sembrerebbero consistere in intonacatura delle superfici interne decorate con dipinto murale”.
“Questa Soprintendenza sottolinea – continua la lettera – che ai sensi degli artt. 10, 12 del Decreto Legislativo 22 Gennnaio 2004 n. 42 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, le cose mobili e immobili aventi più di 70 anni ed appartenenti a Enti Pubblici o Ecclesiastici, sono sottoposte a tutela de jure e ai sensi dell’art. 50 c.1 del medesimo Decreto” e sono comunque sottoposti a tutela “gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni e i tabernacoli e altri elementi decorativi di edifici esposti, e non, alla pubblica vista”.
In altri termini, gli affreschi in questone rientrano perfettamente nelle definizioni del Decreto, per cui “qualsiasi intervento su tali beni deve essere preventivamente autorizzato da questa Soprintendenza”. La Ranaldi chiudeva quindi chiedendo, nella stessa lettera, “informazioni in merito alla proprietà e ai lavori svolti”. Chiedeva, inoltre, “documentazione fotografica della Cappella (superfici interne ed esterne), prima, durante e dopo i lavori”.
e adesso chi paga?
Il 31 maggio, una seconda lettera della Soprintendenza finalmente ordinava “l’immediato fermo dei lavori sull’immobile in oggetto”. Evidentemente, durante il tempo trascorso fra la prima del 15 aprile e la seconda lettera, un mese e mezzo, il Comune doveva avere fornito alla Soprintendente la documentazione fotografica richiesta con la prima lettera.
Il giorno dopo, 1 giugno 2016, il responsabile del Settore Tecnico Alberico Damaris Barbara, comunica al Sig. Elio Rossi, presidente Croce d’Oro Gaggiano onlus, la decisione della Soprintendente Ranaldi di sospendere i lavori sulla Cappella, con effetto immediato. Su un altro fronte, il 21 aprile la Diocesi milanese fa sapere alla Ranaldi che la Cappella “non è afferente al patrimonio della Parrocchia di Vermezzo”, dunque è di proprietà privata. In tutta questa vicenda, i proprietari veri della Cappella votiva non appaiono mai pubblicamente, sicuramente in nessuno dei documenti in nostro possesso.
responsabilità da accertare
Conclusione
Per concludere, sarebbe corretto leggere una ricostruzione della maldestra vicenda a opera dei responsabili, magari anche per giustificarsi o chiedere scusa, se il caso, e soprattutto spiegare se si può o si vuole contribuire a trovare una soluzione. Sarebbe rispettoso verso la cittadinanza, la proprietà e l’immagine di serietà collettiva. Sarebbe interessante sapere chi si assumerà l’eventuale onere del ripristino degli affreschi d’epoca, per esempio, sempre che sia possibile o come s’intenda compensare il danno. L’elenco di coloro che potrebbero illuminare su come si sono svolti i fatti è lungo.
Roberto Schena
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