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NAVIGLI: COME RENDERE TRASH UN QUARTIERE STORICO

Intorno ai due maggiori canali milanesi era cresciuto il vero “villaggio” bohémien della metropoli, un misto di abitazioni popolari e studi artistici. Tra malamovida e gentrificazione conseguente, è rapidamente diventata zona trash

In Darsena, immagine eloquente

Un quartiere monumentale, la parte urbana meglio conservata degli antichi Corpi Santi, un settore importante della sempre più massacrata vecchia Milano malgrado i danni dei bombardamenti nell’ultima guerra, i cattivi rimpiazzi edilizi e le discutibili riqualificazioni (Darsena docet). La zona dei navigli, triangolo illustre compreso fra la Darsena e i tratti terminali dei navigli Grande, fino a San Cristoforo e Pavese, fino alla Conchetta, costituisce il momento tradizionale-identitario più importante della metropoli rurale, antesignana di quella contemporanea. In effetti, è un misto di borghi antichi e rete fluviale risalente all’età comunale. Gli angoli di paesaggio storico sono del tutto unici e pittoreschi, resi ancora più interessanti dalle riproduzioni d’arte, dalla pittura, dalla fotografia, esempio forse internazionale di bellezza urbana.

molestie notturne, criminalità, degrado ambientale

Più “vecchia Milano” di così è impossibile vedere, oggetto di importanti dipinti del XIX e XX secolo, tutti acquistati dalla Cariplo, oggi Banca Intesa San Paolo e custoditi gelosamente. Nel ritrarre quei vicoli, quei ponti, quei canali con i barconi e la nebbia, si sono esercitati i nostri migliori pittori paesaggisti, creando il pittoresco tipico meneghino. Eppure, invece di essere considerata un gioiello, a percorrerla di sera si rivela una babilonia insensata: vie appannaggio di spacciatori, ladri e scippatori in azione ovunque (evitate di andarci con orologi di valore). Una movida selvaggia e incontrollata l’ha trasformata in una sorta di porto franco. Spesso la sera risse e pestaggi senza motivazione, fra squilibrati, cocainomani, sbandati caratteriali e psicopatici;  minacce lanciate tra bande contrapposte, improvvide esplosioni pirotecniche, centinaia di avventori che si intrattengono per le strade molto dopo l’orario di chiusura provocando schiamazzi e rumori molesti.

panorama squallido

I limiti regolamentari di decibel sono superati ogni notte. Ed è inutile protestare o chiamare la polizia. E poi ancora vandalismi, imbrattamenti, masse di bottiglie e rifiuti gettati ovunque, galleggianti orrendamente nei canali; il vilipendio alle forze dell’ordine (se intervengono) è la norma, come lo sono il commercio abusivo, la  somministrazione di alcolici oltre l’orario consentito nonostante i frequenti stati di ubriachezza. Occupazioni abusive di aree di sosta e passi carrai, intralcio alle ambulanze. Questa è la realtà.

la vocazione è un’altra

Vandalismi quotidiani

Storicamente, il quartiere navigli, con la Darsena al centro, ha sempre avuto una vocazione allo scambio commerciale. Era principalmente un mercato delle bestie da macello e dei cavalli, pullulante di botteghe artigiane d’ogni genere, comprendenti fabbrichette di bambole di porcellana. Il traffico delle chiatte determinava un movimento complessivo di 350.000 tonnellate l’anno. Sabbia e ghiaie che ancora negli anni Settanta erano utilizzate nell’edilizia. Da sempre, i navigli hanno trasportato legnami e letame in uscita perché la città era piena di cavalli da trasporto, ma anche prodotti agricoli della splendida campagna bagnata dai due canali. Sarebbe materia da portare all’Unesco.

IL VERO QUARTIERE BOHéMIEN

Centinaia di bottiglie gettate nei navigli

Qui sono ancora in piedi edifici un tempo contenenti laboratori di produzione del formaggio, qui è cresciuta l’industria della prima e della seconda rivoluzione. La zona dei navigli è però anche ricordata  come luogo di contrabbando, di malaffare e di sfrosador (gente che frodava il dazio). Ma è anche il momento in cui intere generazioni di pittori, soprattutto a partire dal XIX secolo, mostrano di interessarsi a questi quadri di vita cittadina e popolare. L’ultimo barcone scarica la sabbia nel 1979, quando ormai l’intera zona vedeva sparire la sue principali caratteristiche.

il confronto con brera

Contemporaneamente,  diventava il quartiere degli antiquari e dell’usato, degli studenti che con pochi soldi potevano cenare e incontrarsi. Le guide turistiche assegnano a Brera il titolo di “quartiere bohémien” di Milano, in realtà è sempre stata una zona elegante. Brera già da oltre 50 anni non ha più nulla di bohémien, ammesso che l’abbia mai avuto, a parte l’area intorno al Ponte delle Gabelle e i bordelli di lusso delle vie Fiori Chiari e vicine. Oggi è piena di sedi bancarie e residenze miliardarie, mentre il vero connubio fra artisti e ceti popolari è presente in modo vistoso tra i navigli.

sostituzione progressiva dei ceti

Immagine eloquente

La gentrificazione, partita nel mondo anglosassone all’inizio degli anni Sessanta e poi allargata nel mondo, riguarda anche il centro storico di Milano. In un primo tempo, non sembra riguardare i navigli. Il fenomeno ha caratteristiche universali. Si basa sul recupero di quartieri storici ancora abitati dagli antichi ceti popolari, ma è finalizzato a sostituire gradualmente questi ultimi con le classi  emergenti. Ne consegue la trasformazione della tipologia degli abitanti: un cambiamento che coinvolge allo stesso tempo identità urbanistica, risposta culturale, tessuto sociale. Il recupero di un quartiere deteriorato e depresso da parte di nuovi residenti più ricchi, va a danno di chi ci vive da lungo tempo, magari per generazioni,  causando un aumento dei prezzi degli immobili e degli affitti che porta all’allontanamento dei residenti economicamente più deboli.

la mappa di strade degradate

Ne sono coinvolti tutti i quartieri del centro storico, Brera in primis. Negli anni Ottanta, il quartiere navigli  anzi gode perfino di un rilancio turistico grazie alla riscoperta culturale dei navigli lanciata dal sindaco Carlo Tognoli.

Fino a qualche anno fa, il quartiere navigli e Darsena è  ancora l’unico paragonabile alla parigina Montmartre, l’unico capace di conservare una scenografia d’epoca in sintonia con la vecchia Milano.  Tra le vie e i cortili interni, potrebbe essere tranquillamente ambientata la Bohéme pucciniana.  Questo stato di (relativa) grazia dura diversi anni, fino al 2015, quando, in concomitanza con l’apertura di MilanoExpo 2015, terminano i lavori di  riqualificazione della Darsena, il cui concetto base è il mero allargamento della fruibilità dell’area.

Da porto fluviale, da antico luogo di lavoro, diventa piazza di ritrovo, soprattutto fra gruppi chiusi di giovani dell’intera area metropolitana, attirando e moltiplicando indiscriminatamente le presenze nell’intera zona.  Risulta evidente la mancata preparazione della città di fronte a eventi simili, che in pochi anni produssero una movida selvaggia, totalmente fuori controllo. Uno sguardo alla mappa predisposta da cittadini residenti (qui pubblicata) divide sostanzialmente il quartiere navigli in tre aree, ognuna con un degrado diverso.

il modo più sbagliato di far crescere i giovani e la città

Offerta di bevande alcoliche scontate: più si beve, meno si paga

Strutturalmente e antropologicamente, il quartiere navigli,  zona storica, dovrebbe offrire momenti di cultura e consapevolezza giovanile, per le quali è particolarmente adatta. E’ diventata, invece, una zona di moltiplicazione di bar e di dehor da marciapiede per accogliere bande e bevitori chiassosi. Questo, grazie a concessioni commerciali rilasciate a chiunque ne faccia richiesta, senza criterio. I dehor restringono gli spazi pubblici.  Se nelle località di villeggiatura il disagio è limitato a qualche mese, a Milano dura tutto l’anno. Come è già stato notato, la malamovida milanese è diventata un corso accelerato di caos, infrazione delle leggi, mancanza di rispetto per il prossimo, impunità.

 




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