Niguarda, Lambrate e Barona NON SONO I FIUMI IL PROBLEMA
Le aree di tre ex comuni inglobati da Milano, con le zone più antiche distrutte da un’intensa urbanizzazione, erano in parte zone d’esondazione dei tre fiumi di Milano: Seveso, Lambro e Olona. Dopo l’annessione, si è ignorata l’esperienza delle loro amministrazioni. Disastri e sprechi si vedono
Niguarda ha a che fare con il Seveso, sempre il primo a esondare, Lambrate con il Lambro, prossimo a farlo, la Barona con l’Olona, che proprio in casa sua diventa Lambro Meridionale, a cui si unisce e puntualmente esonda in Famagosta, ma anche a Rozzano.
L’immensa sciocchezza è stata avere costruito intere vie, interi quartieri proprio sulle aree di esondazione. Da secoli queste ultime ricevevano le acque dei fiumi in piena due volte l’anno, primavera e autunno. A Milano hanno agito come nell’ultimo comunello mafioso, per mera speculazione edilizia, grazie a una ben radicata corruzione. I Piani regolatori della città hanno consentito la crescina ipertrofica dei palazzi, ignorando le condizioni del territorio. Tutto è avvenuto a partire dagli anni Cinquanta. Non che il problema delle esondazioni in città fosse prima sconosciuto, sicuramente però era molto meno problematico e pare riguardasse più che altro la zona tra Porta Vittoria e Porta Romana, problema segnalato già dal XVIII secolo.
come il nilo
Adesso sono corsi d’acqua maledetti. Un’alleanza straordinaria fra costruttori, politici e professionsiti, che credevano di essere dei grandi geni promotori del progresso, decise fin dagli anni Trenta con l’annessione a Milano dei Comuni del circondario, nel 1923, tra cui appunto Niguarda, Lambrate, Barona (Corpi Santi) di costruire migliaia di palazzi proprio sulle loro aree di esondazione geologica-naturale. Altro che razionalismo, hanno combinato dei disastri, ingenti danni a ripetizione per decenni.
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