VERMEZZO BORGO D’ARTE / 1 – CON LEONARDO E BRAMANTE

Vermezzo con Zelo Surrigone è il paese degli affreschi XV-XVI secolo, qui sono passati i grandi maestri della scuola lombarda. Purtroppo presentano notevoli  problemi di conservazione, quando non di distruzione per totale insipienza. E c’è almeno una quindicina di ville indicate dalla Regione come beni culturali… Il comune va aiutato

Volta di San Galdino, in stile leonardesco. In alto: Santa Caterina

Più o meno a metà strada fra Milano e Abbiategrasso, lungo il Naviglio Grande, c’è questo poco conosciuto borgo d’arte dove hanno lasciato traccia autentici grandi maestri. A Vermezzo con Zelo, comune di 4mila abitanti isolato nella campagna, sembra proprio siano passate, insieme a varie maestranze urbane, Leonardo, Bramante e i loro allievi, fondatori della scuola lombarda come Bernardino Luini, il Bergognone, Marco da Oggiono, tutti vissuti a cavallo fra il XV e il XVI secolo. La tradizione pittorica è proseguita nel XVII secolo, cosa che rende questo borgo incredibile un unicum assoluto nell’ambito dei territori un tempo appartenenti al ducato milanese e che oggi potremmo in parte identificare con l’area insubre, tra il Ticino e l’Adda, provincia di Milano compresa.

condizione precaria

San Rocco

Non deve essere sottaciuta, peraltro, la condizione precaria in cui versano tutti i dipinti,  con problemi di conservazione alquanto dramamtici soprattuto per quelli concernenti il XVII secolo, ragione principale di questo articolo. Il comune di Vermezzo con Zelo, infatti, manifestamente non è in grado di provvedere da solo alla conservazione e al restauro di tanto patrimonio. Alla buona volontà dei cittadini e delle associazioni, più volte dimostrata con concrete donazioni in denaro, si affianca, purtroppo, la rozza, pericolosa insipienza dell’amministrazione comunale, che ha costretto la Soprintendenza ai Beni culturali a intervenire, quando ormai era troppo tardi, per bloccare un vero e proprio disastro ai danni di vari dipinti. In realtà, il patrimonio artistico è tale che dovrebbero essere Regione, Stato e Unione europea a intervenire nel borgo, con le competenze necessarie, tutelando direttamente un simile contesto, le cui valenze turistiche, economiche e culturali sono di prestigio per tutto un territorio.

Oratorio di San Galdino

Oratorio, facciata

Fulcro artistico del borgo/comune è l’oratorio di San Galdino, situato nella frazione di  Zelo Surrigone, già comune poi assorbito dal Vermezzo.  Come dice la lapide d’epoca, l’oratorio risale al 1518, per opera dei fratelli Bernardo e Gabriele Sala (o de Salio), di una grande famiglia milanese divenuta proprietaria di numerosi terreni da poco bonificati grazie ai lavori effettuati allora sul e intorno al naviglio. La residenza rurale della famiglia era nell’edificio accanto, di cui purtroppo oggi rimane una parte, restaurata peraltro senza riuscire a conservare un minimo di riconoscibilità storico-filologica. L’oratorio però, uno delle centinaia a ridosso di cascine e borghi del Milanese, è restaurato piuttosto bene. L’interno è stupefacente. Le pareti all’interno riportano ben 14 affreschi con figure sacre  quasi a grandezza naturale color seppia su sfondo azzurro. Qui un brevissimo video per lo sguardo d’insieme.

lEONARDO, bRAMATE E ALLIEVI

San Sebastiano

Tale carrellata, una sorta di processione, parla della cultura dell’epoca; entrare nell’oratorio di Zelo Surrigone è  immergersi improvvisamente nel mondo Quattrocentesco. Dai particolari si riconoscono chiaramente i santi di gran moda nel XV secolo, quasi dei benauguranti tarocchi sacri, capaci di raccontare le tante inquietudini della popolazione e la funzione prevalentemente taumaturgica della religione del tempo: c’è l’immancabile San Sebastiano trafitto dalle frecce (protettore dalla peste), non manca nemmeno Santa Caterina d’Alessandria con la ruota del supplizio (protettrice dai fulmini), San Rocco mentre mostra la ferita sulla gamba e il fedele cagnolino (altro protettore dalla peste e dalle malattie), Santa Barbara con la torre in mano (protettrice dagli incendi), il santo eremita, probabilmente Sant’Onorio, e San Gerolamo con il leone che riportò ai monaci l’asino a loro rubato (protettore degli studi, della cultura), Sant’Apollonia (protettrice dei denti). 

foglie di gelso disegnate

Sant’Agostino

I volti dei santi sono manifesamente leonardeschi. La mano di Leonardo è ancora più evidente nel soffitto a volta ombrellata, completamente affrescata con motivi richiamanti le foglie di gelso, pianta appena importata dalla Sicilia dagli Umiliati per la coltivazione dei bachi da seta, tessuto di gran moda durante il ducato. Ricorda manifestamente la volta della Sala delle Asse del Castello Sforzesco, opera eseguita da Leonardo stesso. Qui a Zelo non ci sono prove dirette del suo passaggio, frequente nelle zone del naviglio Grande, ma si presume ne abbia perlomeno abbozzato il disegno, poi consegnato agli allievi esecutori. Di questi ultimi sono riconoscibili chiaramente le mani dei già menzionati Luini, Bergognone e Oggiono. 

Lo stato di conservazione degli affreschi non è sempre buono a causa  del dissesto strutturale, dell’umidità di risalita e da infiltrazione, del distacco degli intonaci, per cui nonostante i restauri qualche figura rovinata c’è. Finora i lavori di conservazione sono stati finanziati dai cittadini e dalle associazioni, tra cui il Rotary, ma necessiterebbero di interventi ben più massicci per togliere definitivamente l’umidità (accanto, sotto la strada attigua, scorre ancora una roggia).

LE VILLE: PALAZZO POZZOBONELLI

Un angolo di villa Panigarola-Pozzobonelli

Un aiuto al comune di Vernezzo con Zelo dovrebbe provenire anche per il palazzo Pozzobonelli. Edificato da Gustavo Panigarola, collaboratore ed amministratore di Ludovico il Moro, nel Settecento divenne residenza estiva del cardinale Giuseppe Pozzobonelli, arcivescovo di Milano. La villa quatrrocentesca è costruita sui resti di un più antico castello, si sviluppa su un tipico schema ad “U”. Importanti i fregi e le decorazioni sono atribuiti direttamente al Bramante, che con Leonardo e allievi passava spesso queste parti, diretti a Vigevano. Recenti restauri hanno riportato alla luce eleganti finestre gotiche deorate. Purtroppo non si può vedere nulla di tutto questo.  Il palazzo è di proprietà privata ma sarebbe in vendita a causa dei costosi lavori ancora necesari. I cittadini sognano di farci la sede comunale ma ovviamnete un comune di 4mila abitanti non può permettersi questa spesa.

TUTTO UN BORGO SOTTO TUTELA

Sant’Ambrogio sul trono è insieme al co-patrono  San Galdino  e Sant’Agostino 

Va sottolineato che tutto il paese presenta una serie di case, angoli e ville di gran pregio storico-artistico, tali da farne un autentico borgo d’arte. Di questi beni,  qualcosa come 17 edifici sono segnalati dalla Regione Lombardia come beni culturali, in pratica quasi tutto il paese è vincolato come patrimonio ambientale (lelenco lo trovate QUI). 

Occorrerebbe tenerlo nel massimo conto, quando l’amministrazione comunale o i privati mettono mano a strade e marciapiedi. O quando si spostano statue o si ristrutturano piazze ed edifici anche moderni. Perlomeno lampioni e cancelli non vadano a urtare lo sguardo sull’impianto rurale-rinascimentale del borgo antico.

[1a parte – continua]

 

Santa Caterina di Alessandria con la ruota

 

 

 




There are no comments

Add yours