COSI’ I RAGAZZI RISCOPRONO LA CASCINA
Testo e video intervista a Paolo Gorlini di Roberto Schena
L’idea è creare un hub di innovazione sociale, culturale e agricola. In una cascina? Sì, in una cascina e di epoca medievale, una delle 60 del Comune di Milano che altrimenti cadrebbe a pezzi. E’ stata affidata a un gruppo di giovani riuniti sotto il nome di Cascinet, in questa videointervista uno di loro, Paolo Gorlini, ci spiega che cosa ne stanno facendo già da due anni. Un mucchio di cose, sarebbe troppo lungo riassumerle qui. Fate con loro un “tour” con questo video.
E’ un’esperienza unica. Sia perché è affidata a un gruppo di giovani non agricoltori, semmai dediti, fra le altre cose, alla coltivazione di un orto, sia perché molte delle iniziative educative, artistiche, culturali e perfino ludiche, esulano dalla funzione propria di una cascina. D’altra parte basta guardare intorno al plesso: la pianta satellitare di google map, sebbene sia di appena qualche anno fa, è già vecchia, oggi tutto quel verde che si vede circondare la cascina Sant’Ambrogio (si chiama così proprio perché apparteneva alla nota basilica) in pratica non c’è più o è stato molto ridimensionato da una serie di lavori pubblici, i più vari. Ogni anno, a Milano, un pezzo significativo di verde originario se ne va. E il parco Forlanini è sì vicino alla cascina, ma non così da determinare un rapporto diretto. Ma poi diciamolo, sebbene sia vasto come il parco Sempione, è pur sempre un parco urbano, non agricolo, miracolosamente sopravvissuto alla speculazione semplicemente perché incluso nel territorio inedificabile attiguo all’aeroporto di Linate, come il parco Lambro, il parco di Trenno e il parco Nord, tutti sorti grazie alla presenza di piccoli o grandi aeroporti, civili o militari, non certo per il buon cuore o per l’arte di governare di qualcuno.
La cascina Sant’Ambrogio ha un suo significato storico, segna un momento della secolarizzazione: fu costruita come chiesa nel XIII secolo (sono ancora ben visibili l’abside – nella foto qui sotto – e, all’interno, le tracce di un affresco religioso) ma poi fu trasformata in cascina probabilmente fra il XVIII e il XIX secolo, fra l’emergere del terzo e del quarto stato.
E’ straordinario come un ambiente simile, così apparentemente “vecchio” piaccia a ragazzi, niente affatto affascinati da un destino appositamente predisposto per loro: divenire dei colletti bianchi, lavorare o abitare fra scintillanti quartieri commerciali o edifici totalmente inurbati, circondati dall’allegra coppia asfalto & cemento.
Andate a farci una visita, il sabato o la domenica, in specie da maggio.
Due dei giovani che si occupano della cascina Sant’Ambrogio con il gruppo Cascinet
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