META’ SINGAPORE, META’ MICHELANGELO

Avrebbe forse voluto rispondere, a chi gli ha obiettato che quell’Albero della Vita assomiglia un po’ troppo all’hollywoodiano Supertree Grove di Singapore, ma non l’ha fatto, chissà perché. Marco Balich, organizzatore di grandi eventi, il 10 marzo scorso ha sorvolato l’argomento non senza imbarazzo, presentando il suo lavoro come originale, e un po’ lo è perché al posto dei rami disegnati dall’architetto inglese Chris Wilkinson, c’è il geniale “ghirigoro” etrusco-greco-romano pensato da Michelangelo per la piazza del Campidoglio, chiamato esotericamente l’Ombelico del Mondo (realizzato però solo nel 1940). Insomma, una seconda scopiazzatuta. 

Il “ghirigoro” riempie il pavimento del Campidoglio in funzione di una statua imperiale di Marco Aurelio, peraltro di grande pregio,  qui invece, astratto dal contesto, è l’ornamento di se stesso. Diventa un traliccione con rami intrecciati come un cesto di vimini appena abbozzato;  produce un effetto di grandiosità, come il Supertree Grove di Singapore a cui di fatto si ispira (“bosco di superpiante”, vedi qui:  
http://cielosumilano.blogspot.it/2015/04/expo-lalbero-della-vita-o-del-plagio.html).

E’ un po’ pleonastico che un albero si identifichi con la vita, ma lasciamo correre.   

Per realizzare queste complesse geometrie in frassino, si è dovuto piegare il legno con un lavoro di impressionante bravura, eseguito alla perfezione da un’impresa bresciana. Bravissime le maestranze, dunque. Lascia perplessi anche il solito gioco delle fontane ai piedi dell’albero, ricche di decine di gettiti, ovviamente colorati, illuminati e altissimi, anche 30 metri. Gli spruzzi saranno accompagnati da note canzoni italiane, cinque per l’esattezza, tipo Pavarotti in “Te voglie bene assaie”, “L’ombelico del mondo” di Jovanotti, “Mambo italiano” cantato dalla Loren, “Caruso” con Dalla-De Gregori e un’altra da decidere, comunque il logoro stereotipo italiano. Un grande impianto per il capodanno in piazza, un bell’oggettone da segnare fra i record del kitsch.  Balich dice esattamente questo, di puntare “all’effetto Las Vegas”. 
Forse, tanta capacità imprenditoriale avrebbe potuto e dovuto essere impiegata per realizzare disegni e scenografie inedite e di maggior stile, s’è preferita la banalità. 

Si parla di “valore di un’icona”, di identificazione della kermesse in un simbolo: Balich cita la Sirenetta di Copenaghen (che però è giusto una semplice statua di bronzo a grandezza naturale), il raffinatissimo Atomium di Bruxelles (che almeno è un museo urbano) e, naturalmente, l’originalissima tour Eiffel: “Dobbiamo avere anche noi un oggetto”, “sarà una cosa che si noterà dall’autostrada”, “in qualche modo…”. Balich lo ammette esplicitamente di puntare al “record del mondo dei selfie”. Gli organizzatori non temono la pacchianata, quasi la cercano, probabilmente senza rendersi conto che di alberi stilizzati e di fontanoni è già pieno il mondo.
 Il video qui riprodotto riporta integralmente l’intervento di Balich.


Link del video: https://youtu.be/kxv1NwgtgEo

Sopra e sotto il Supertree Grove
(il bosco di superpiante) di Singapore,

discussa operazione urbanistica
 





 




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