MIRASOLE, L’ABBAZIA D’INVERNO

Testo e video (senza commento parlato) di Roberto Schena
Ecco il video, Esplorazione urbana n. 38:
Link: http://youtu.be/wPMCW8KvfDs




Il fronte delle botteghe artigiane a Mirasole

L’abbazia di Mirasole, a Opera, nella straordinaria cornice del Parco Sud, è una delle cose più belle e interessanti che si possano vedere a Milano e dintorni (in auto, meglio se in bicicletta), non solo per motivi religiosi, ma anche e soprattutto laici, politici, estetici e architettonici. Il nome, poi, “Mirasole”, ha riferimenti esoterici profondi.  
Intanto, è un’abbazia affatto speciale. Si presenta non come edificio a carattere religioso ma luogo dedicato al lavoro, di fatto è una classica cascina lombarda: ampia corte quadrata chiusa ai lati da un’elegante casa padronale con attigua cappella, che qui è una preziosa chiesa romanico-gotica del ‘200. L’aia centrale assume di fatto la funzione del chiostro. Sugli altri lati, dominano due torri medievali, una è il campanile con i classici finestroni a bifore, l’altra  si erge sopra le botteghe artigianali, ai primi piani dei quali vivevano gli artigiani stessi.  

Dalla parte opposta alla casa padronale, singolarmente lunga, dato che doveva ospitare decine di monaci, le altrettanto elegantissime stalle, tutte porticate, oggi adibite ad altro. E’ l’architettura di una cascina castellata, come poche ce ne sono. 
E’ la posizione verso Sud del tempio a conferire il nome al luogo. “Mirasole” è quindi “sguardo verso il sole”, osservazione dell’astro un tempo considerato maggiore. Lo studio della nostra stella e la tradizione della sua festa risale, com’è noto, alla notte dei tempi, ben prima del cristianesimo, la celebrazione ha una giornata precisa: il 25 dicembre.  
Quasi tutto qui è opera degli Umiliati, uno dei movimenti sociali-monacali più vicini all’eresia mai esistiti.  Composto da frati, suore e laici, si pose l’obiettivo di valorizzare il lavoro, non a caso fu sciolto nel XVI secolo e i loro beni distribuiti ad altri ordini. Quattro di loro nel 1569 attentarono alla vita del cardinale Carlo Borromeo, la cui “santità” è da più parti messa in discussione.

In questo semplice reportage di video-immagini,  spicca  l’abbazia d’inverno, con con un po’ di neve e atmosfera natalizia, un omaggio a chi percorre queste strade in bicicletta durante la bella stagione ma non può farlo d’inverno per il freddo. Fra le altre cose, di bello e interessante, in inverno, c’è la mostra dei presepi, realizzati da un gruppo di fedeli legato all’abbazia. E’ forse l’unica mostra, su questo tema, in tutto il Milanese. 

I presepi sono un modo di onorare il ciclo della vita, di ricreare il paesaggio, di inventarlo secondo un concetto di armonia e bellezza sociale, dove è implicato tutto il creato, la natura. Rivelano una scenografia del cuore, l’eleganza dell’anima unita al senso della rinascita. Probabilmente, evocano anche la nostalgia del passato rurale, visto vicino al Paradiso e alla perfezione più di quanto non sia la società contemporanea. Nei presepi prevale l’elemento del rudere, dell’antico mattone a vista, dell’arco romano o dell’esotico mediorientale, misto al piccolo, isolato borgo montano;  le architetture o sono accennate o sono interrotte vistosamente; tutte risentono della caducità del tempo: per buona parte, il presepe ci mostra un ambiente molto invecchiato, quasi decrepito e morente, da cui, per contrasto, riprende il momento della rinascita, torna a esplodere la vita e tutto un mondo di umili, anzi, di “umiliati”, è lì per onorarla. 

Esterno dell’abbazia di Mirasole, Opera (Milano) 
L’interno della chiesa, XIII secolo

 

Frontespizio della casa padronale

 

Frontespizio delle ex stalle, affacciate sull’aia-chiostro

 




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