San Sebastiano, il nudo cristiano tra sacro e profano
Fra Cristo e Apollo
San Sebastiano è una figura d’incontro fra civiltà pagana e cristiana. Nudità e bellezza (anche se come vedremo non tutti i soggetti ritratti sono belli), s’incrociano in una figura di giovane dove si mischiano Cristo e Apollo. Spesso è occasione di contemplazione della figura maschile, in un’epoca in cui non era consigliabile indugiarvi sopra.
Eppure, nonostante la nudità e la scandalosa bellezza della sua carne, così sfacciatamente esposta, forse proprio per questo, è, dopo Cristo e la Madonna, sorprendentemente, uno dei personaggi cristiani più rappresentati, se non il santo più rappresentato, nella storia della pittura.
Sembra incredibile, ma fino al XVIII secolo gli unici nudi maschili mostrabili, peraltro parziali, riguardavano le figure di Cristo e di San Sebastiano. L’unico modo di rappresentare la bellezza maschile, riprendendo i canoni della nudità apollinea, del sensualismo più o meno fine a se stesso era rappresentarlo in un contesto denso di sadomasochismo e punizione: era dipingere un martirio, realmente avvenuto ai tempi dell’imperatore Diocleziano mediante il supplizio delle frecce. I dipinti che lo narrano, pertanto, rappresentano un’evoluzione del nudo maschile nella storia dell’arte e nella storia delle idee ad esso legate. Il solo modo di rappresentare la bellezza maschile era, dunque, colpirla: le frecce, così, possono essere viste come riflesso di un profondo senso di colpa. I quadri raffiguranti il martirio di San Sebastiano sono di fatto il segno di una significativa liberazione del costume sociale.
Evoluzione del costume
Sebastiano era un giovane ufficiale tra i favoriti dell’imperatore Diocleziano (244-311). Improvvisamente, per la sua conversione al cristianesimo fu condannato a morte mediante il supplizio delle frecce. A sorpresa, non muore, però viene creduto morto: è Sant’Irene a scoprire come il giovane sia ancora vivo e a medicarlo. Sebastiano fu successivamente ricatturato e questa volta giustiziato davvero col taglio della testa. Questo video riprende i dipinti di una mostra, straordinaria ed eccezionale, dedicata a tanta figura. Curata da Vittorio Sgarbi, si è tenuta nel castello di Miradolo (TO) da ottobre a marzo 2015, su proposta della Fondazione Cosso.
“I più bei nudi maschili”, sottolinea Sgarbi, “si avranno con Luca Signorelli e Michelangelo (che non sono in questa mostra, ndr). La mostra di Miradolo è però la prima grande su San Sebastiano, con una campionatura molto ampia” che segna l’evoluzione “di una tendenza a rappresentare la pura bellezza apollinea maschile dal XIV secolo in poi”.
“BRONZO DI RIACE CRISTIANO”
Si può comprendere come il personaggio sia divenuto nel tempo, molto prima di quelli attuali, fondamentale per l’iconografia gay. Apollo è il dio della bellezza, San Sebastiano è la bellezza applicata a un martire cristiano. Quelle frecce, dice Sgarbi, “non gli fanno nulla. Le riceve e non ne trae danno, è come Superman”, non è nemmeno preoccupato. Sì, perché la bellezza è incorruttibile ed eterna, resta integra di fronte al male, non solo morale, ma anche fisico, come la malattia, prima fra tutte la peste (oggi: l’Aids). Un santo solare e in un certo senso pagano o il più pagano di tutti. “E’ il bronzo di Riace dell’iconografia cristiana”.
Link del video: http://youtu.be/ym6rbvLlanE
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