TELEFONO ANTIVIOLENZA, VITA NEI QUARTIERI
Testo e videointervista di Roberto Schena
A cura di Esplorazione urbana n. 73
Ecco il link del video:
https://youtu.be/EK4kdLR94Jg
L’intervista contenuta in questo video è fatta alle operatrici di un telefono antiviolenza nel Sud-Ovest milanese; verte intorno alla loro attività, a stretto contatto con le realtà sociali più difficili; di fatto, il video è una radiografia delle condizioni di vita nei quartieri, all’interno delle abitazioni, dove vivono le famiglie. Ne emerge un quadro inquietante, fatto di silenzi e disinteresse, tale da destare qualche seria preoccupazione. Ci sono donne che per decenni sono state picchiate dal marito. Il lato peggiore, però, è che nessuno di coloro che viveva o vive tutt’ora loro attorno se ne sia accorto. La solitudine delle donne maltrattate e la loro incapacità di reagire, in preda a ingiustificati sensi di colpa o alla vergogna per il fallimento di fatto del matrimonio, sono altri elementi con cui si ha a che fare. Come si vive nei quartieri? Quali relazioni esistono nel vicinato? Perché passano gli anni senza comprendere le grandi sofferenze di chi ci abita accanto?
La violenza domestica attraversa uniformemente le classi sociali e il grado d’istruzione scolastica. Non c’è una classe sociale più o meno violenta di un’altra. Un altro elemento di scontro con cui fare i conti, è l’impreparazione delle forze dell’ordine di fronte al fenomeno. Per le situazioni al limite dell’omicidio ci sono le case protette, nemmeno le operatrici sanno dove si trovano per ragioni di sicurezza, in questi casi le donne non possono avere contatti di nessun tipo con la famiglia. Ma alle situazioni più pericolose, fanno notare le operatrici, ci si arriva sempre per gradi, è una vera e propria escalation di insulti, percosse, perfino bastonate. A volte non sono le botte a prevalere, bensì la violenza sessuale ed è capitato che avvenisse di fronte ai figli piccoli.
Quando la donna non ne può più e minaccia di andarsene, ecco che spessa scatta l’omicidio: “Piuttosto morta che senza di me”, è il ragionamento del marito (o compagno). E non è “omicidio” è femminicidio perché sono 150-170 donne uccise ogni anno tra le pareti domestiche. Paradossalmente, tragicamente, da un punto di vista statistico la famiglia è il luogo meno sicuro per la donna. E quelle uccisioni non sono che la punta di un iceberg chiamato violenza. Per ragioni di sicurezza, il volto delle operatrici intervistate è stato occultato.
Nella sede Asl di via Marzabotto a Corsico è stato aperto un Centro dedicato alle donne che hanno deciso di uscire dal maltrattamento domestico. Il progetto è promosso dall’Amministrazione comunale come capofila di una rete formata dai comuni di Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Cusago e Trezzano sul Naviglio, dalla Prefettura, dall’ospedale San Carlo Borromeo, dall’Asl Milano 1, dall’associazione Casa donne maltrattate di Milano, dalla Fondazione Somaschi e dall’associazione Demetra. Ha ottenuto un finanziamento dalla Regione Lombardia per la Costituzione di una rete interistituzionale per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e il sostegno alle vittime di violenza. Il Centro Antiviolenza di Corsico risponde al numero verde 800049722. La prima ad occuparsi di violenza domestica, sul territorio del sud ovest milanese, è stata l’associazione Demetra Donne, uno dei soggetti del progetto, che, dal 2010, ha sede a Trezzano s/N, nel distretto sanitario di Via Boito e risponde al numero di telefono 3458855610.
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