Spread è una parola inglese che indica la differenza di rendimento tra titoli di stato di uno stato, come l’Italia, e quelli tedeschi, considerati i più affidabili.
Gli investitori che interagiscono con lo spread sono di due tipi. C’è il MERCATO SECONDARIO, formato dal piccolo-medio risparmiatore (il commerciante, l’industriale, il neopensionato) che investe occasionalmente E IN GRUPPO nei Btp (titoli di debito emessi da uno stato) degli stati tramite broker o banche locali. Questi sono molti sensibili al “sentiment”, al comune sentire, all’informazione dei grandi media stampa e tv, ma anche al chiacchiericcio, perfino spesso alle distorsioni dell’informazione.
Ci sono poi i grandi investitori de MERCATO PRIMARIO: banche, assicurazioni, anche il tesoro di altri stati, che invece impiegano SINGOLARMENTE somme molto più elevate e sono esse stesse artefici e padrone dell’informazione. Testate come FT, Economist, Spiegel, Le Monde, Point, NYT, FA e soprattutto l’agenzia americana di notizie economiche Bloomberg, dipendono tutte dall’establishment finanziario mondiale. Quasi tutti i titoli di stato sono in mano al mercato primario, che come abbiamo visto non dipendono dal “sentiment”, dal sentire comune e anzi sono stesse artefici dell’informazione economica che influenza grandemente il “sentiment”. Sono esattamente le stesse forze che controllano o comunque influenzano i governi e i ministeri del Tesoro. Il mercato primario dello spread è una diretta emanazione del sistema economico-politico-finanziario prevalente nel mondo occidentale, rappresentato dal Fmi e, in Europa, dalla Bce, dall’Ue.
Un esempio lo abbiamo avuto pochi giorni fa quando alcune delle maggiori testate internazionali, tutti in sole 24-48 ore, hanno attaccato anche sguaiatamente l’Italia perché scontente del governo euroscettico che stava profilandosi. L’inglese FT si è spinto ad apostrofare “nuovi barbari” gli euroscettici italiani che stavano per formare il nuovo governo, dimenticando evidentemente che i britannici avevano appena votato per la Brexit. Lo Spiegel ci ha dipinti ingiustificatamente come scrocconi. Questi attacchi concentrici, vera e propria campagna di diffamazione, hanno creato del “sentiment” di insicurezza nel mercato secondario, influenzando le decisioni di vendere titoli di stato italiani, quindi il rialzo dello spread. Che però stranamente si è come bloccato all’improvviso dopo pochi giorni, in attesa di sviluppi, esattamente come se rispondesse a un segnale unico. Di fatto, lo spread è divenuto il principale strumento di controllo politico sugli stati “non conformi”, il più geniale mai escogitato dalla finanza internazionale.
Va detto che il mercato primario è molto più ponderato e professionale nel valutare, possiede informazioni globali più complete, che chi opera nel mercato secondario non ha o ha in misura imitata o deformata. Il mercato secondario può facilmente essere orientato. Le sue quotazioni però hanno un’influenza molto meno forte. Perché lo spread salga oltre i 500 o 600 punti deve essere il mercato primario a deciderlo.
Non conviene alzare troppo lo spread perché altrimenti lo Stato sotto attacco non potrà mai liberarsi dei debiti e rischia il default, con grave danno per tutti, anche per gli investitori. Inoltre, potrebbe prefigurarsi una situazione di schiavitù de facto di una nazione, costretta a vendere tutti i suoi asset per pochi soldi, cosa che potrebbe portare a sviluppi politici imprevedibili, anche a svolte autoritarie o rivoluzionarie che finirebbero col compromettere la credibilità dell’Occidente.
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