L’EX COMUNE DI SELLA NUOVA VERSO UNA SECONDA VITA

Ecco il piano di recupero che dovrà strappare alla rovina una fetta di territorio legata a un borgo antico.  Da restituire al quartiere e alla città

Sella Nuova in una immagine di dieci anni or sono

 Sella Nuova è molto più di una cascina. Era un comune, con sede in una villa di proprietà di grandi aristocratici. La casa padronale funse da municipio per molti decenni, almeno fino al 1869. Rientravano sotto il suo territorio vaste estensioni sulle quali in anni sono sorti la cittadella militare di Baggio (ospedale compreso), la Piazza d’Armi, l’ospedale San Carlo, una bella fetta di Parco delle Cave e le cascine: Linterno, Barocco, Isolino Lombardo, la Creta, Cassinazza, Garegnano Marcido e Garegnanino.  Il territorio in questione non è vastissimo, da nord a sud lo si percorre in un’ora di cammino, ma la presenza di borghi e cascine, per un totale di 333 abitanti al momento dell’Unità d’Italia, è notevole.

Il territorio dell’antico comune di Sella Nuova andava dall’ospedale san Carlo a Garegnano Marcido 

sito dimenticato

Sella Nuova è quasi diventata più importante di Baggio. Lo stranoto ospedale miliare di Baggio, per dirne una, in realtà si sarebbe dovuto chiamare di Sella Nuova, l’ospedale San Carlo potrebbe chiamarsi benissimo ospedale di Sella Nuova (come Niguarda, borgo che ha dato il nome al celebre nosocomio), la stazione del metrò di Inganni, a rigore topografico, dovrebbe chiamarsi stazione di Sella Nuova, o tutt’alpiù La Creta (come la vicina chiesa-capolavoro progettata dal Muzio), mentre la stazione di Bisceglie dovrebbe chiamarsi o stazione di Isolino Lombardo (esistente), o stazione Cassinazza (abbattuta di recente dalla speculazione edilizia). Il tutto, dal nome dei borghi e delle cascine secolari preesistenti. 

storia secolare del comune

Ingresso (crollato) a cascina Sella Nuova

Dal 1869, Sella Nuova fu aggregata al comune di Baggio e vi rimase per mezzo secolo, fino al 1923, quando anche quest’ultimo comune fu aggregato a Milano. Ma per tutto il XVIII secolo – forse anche il XVII – Sella Nuova è stato comune a sè. Il “sindaco”, ossia il responsabile amministrativo del territorio, aveva sede nella casa porticata tutt’ora esistente. Fino a dieci anni fa, Sella Nuova era ancora quello che è sempre stato: un grande complesso rurale funzionante, identificato in un importante borgo antico della metropoli, risalente al XIV secolo e forse ancora prima. Durante la seconda metà del XX secolo, quando i palazzoni di case popolari le rubarono il terreno,  il complesso rurale iniziò ad andare in crisi.

Sella Nuova nelle varie epoche

Nel frattempo, la cascina divenne di proprietà del comune di Milano, ma dal 2009 non vi abita più nessuno, la famiglia che ancora gestiva attività rurale, preferì andarsene, anche perché duramente colpita di notte da rapinatori. I dieci anni che seguirono furono disastrosi: il comune non provvide a mettere in sicurezza il tetto e questo in pochi anni cedette lasciando filtrare acqua piovana. In poco tempo, quello che non era riuscito a fare il tempo, lo fece l’incuria: tutto iniziò a crollare, ad andare il rovina. Per fortuna, un intervento della Soprintendenza e l’insistenza del Municipio 7, obbligarono il comune a collocare una protezione sul tetto della casa padronale, tutt’ora permanente.

PARTE IL PROGETTO DI RECUPERO

Silvia Passerini, capo progetto e Antonio il “custode”

L’insistenza del Municipio 7 ha dato i suoi frutti. Il Comune ha indetto un concorso, vinto da un gruppo di professionisti. Nell’area, non distante c’è cascina, o borgo Linterno, già recuperata e restituita alla cittadinanza, dove si svolgono manifestazioni importanti legate alla ruralità del luogo. Con Sella Nuova si vuole ripetere l’operazione di salvaguardia e apertura alla città, allargando le possibilità di riutilizzare gli antichi borghi. Siamo in fase nettamente sperimentale, occorerebbe a questo punto un Comune più attento e disposto a intervenire. Il video che presentiamo è un’intervista ai progettisti, in particolare a Silvia Passerini, architetto, e ad Andrea Duccio Volsa, ingegnere. Qui ci descrivono esattamente come sarà trasformato un luogo in rovina, in base al progetto che ha visto il concorso.




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