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“DIGNITAS INFINITA”: APPROCCIO INTIMIDATORIO AI TEMI BIOETICI

Ad analizzarlo bene, l’ultimo documento ecclesiastico preannuncia il rilancio dell’integralismo nella società civile, rinnovando le rigidità del passato. Fornisce  perfino un assist al governo di estrema destra e in materia di etica sembrerebbe il manifesto di un partito
La denuncia del femminicidio accomunato alla maternità surrogata che riduce il figlio a «mero oggetto», con la richiesta di criminalizzare le coppie richiedenti, è quanto di nuovo la chiesa abbia prodotto in materia di etica. E non c’è solo questo. Il documento, denominato Dignitas Infinita associa il ricorso all’aborto “alla violenza sui migranti. Lo associa pure sulle donne, alla tratta di persone, agli abusi sessuali, alla violenza digitale”. Tutto messo nella stessa pentola, donne costrette ad abortire e volgari criminali. Si aggiunga che la Chiesa condanna il fine vita assistito, ha orrore per la “teoria spaventosa del gender”, parole di Bergoglio. E ha orrore della richiesta di cambiare di sesso, considerando tutti “delinquenti” di fronte alla legge sacra chi dovesse andare per la sua strada, ecco quindi che deve esserlo anche di fronte alla legge umana.

Ignorato l’inverno demografico

Si mette tutto insieme in un unico calderone, annullate la scala dei valori e le motivazioni profonde. L’approccio alle problematiche prevalenti nel nostro tempo è di tipo intimidatorio, senza distinzioni o attenzione. Il documento taglia corto con le aperture che pure sembravano esserci. Ecco il contenuto delle 20 pagine intitolate “Dignitas infinita”, pubblicate dal Dicastero per la Dottrina della fede, “dopo cinque anni di lavoro”, a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernandez e del segretario per la Sezione dottrinale, mons. Armando Matteo. Che ci siano voluti cinque anni per arrivare a predisporre simili grossolanità reiterate da secoli, lascia perplessi.

Il documento si compone di venti pagine divise in una presentazione, un’introduzione, quattro capitoli tematici e una conclusione, più altre quattro pagine di note specifiche. Il tema è la dignità umana, in memoria del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.Il quale ultimo, però, è scritto con tutt’altro spirito. Tra le sue pagine si persiste nell’approccio integralista dell’impegno ecclesiastico nella società civile, rinnovando sostanzialmente le truculenze filoberlusconiane del passato e fornendo perfino un assist al governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni. Ed è l’ultimo documento in materia di etica della chiesa.
Nessuna preoccupazione per l’inverno demografico alle porte in tutta Europa, nessuna mano tesa alle coppie vittime di una crescente diffusione dell’infertilità. Non salta in mente che il neonato con maternità surrogata potrebbe entrare a far pare di una famiglia dove sarà amato per il resto della sua vita, dove sarà considerato tutt’altro che un “mero oggetto”. Siamo alla criminalizzazione di una coppia la cui unica colpa è desiderare un figlio che non può avere per le consuete vie coniugali. E chi chiede di cambiare sesso non lo fa per divertirsi, per giocare con i diritti umani. Nemmeno chi abortisce è indifferente alla vita (salvo casi patologici) e chi chiede di porre fine a sofferenze inutili vorrebbe continuare a vivere, ma non con depressioni profonde senza speranza.  La distorsione della verità è perfino evidente nel documento citato, che si presenta come una palese, ostentata reductio ad absurdum per ragioni di fede.
Questa, purtroppo, è l’ultima conferma della dottrina sociale della chiesa in materia di temi bioetici e sociali. Solo che finché riguarda i credenti stessi è un conto, ben altro è quando tenderanno a fare di tutti questi principi rigidissimi legge dello Stato italiano, ricorrendo alla trasversalità politica dei cattolici: dai grillini al Pd passando per i centristi e le destre. Non c’è scampo.

Sembra un documento di partito

Così, nei fatti, la “gestazione per altri” diventa un abominio da sanzionare, proibire e punire in ogni forma come un reato. L’interruzione di gravidanza tendenzialmente assimilato all’omicidio volontario, la scelta di un “fine vita” deciso per gravi motivi sanitari, sorta di affronto a Dio e alla sua volontà, fatto passare per omicidio tout-court. Suggerimenti per gli Stati. Insomma questo clero si ritiene sempre e ancora oggi, dopo tanti errori e assurdità combinate nei secoli, infallibile, onnisciente conoscitore irremovibile del pensiero di Dio. La vita delle persone è giudicata dal di fuori in base a principi astratti e a dogmi apodittici. La dignità e l’umanità reali sono ritenute un ingombro. Qui si mette sullo stesso piano la guerra con la sue tragedie e i suoi morti uccisi a fatti dovuti unicamente a scelte personali, come l’aborto o l’eutanasia…
Dignitas Infinita sembra un documento di partito, di un partito neointegralista. «La dignità della vita da difendere a ogni costo nel nome del dio clericale – spiega il teologo Giovanni Climaco Mapelli – prescinde da ogni reale situazione umana. Le scelte libere e responsabili delle persone sono trattate come violazioni e arbitrio assoluto. Così – continua Mapelli – si ritiene inammissibile per una persona trovare la sua stessa identità sessuale se non coincide con quella biologica. Però così non si ha a cuore il suo benessere, si salva solo il principio astratto biologicista e genitalista.  Come una gabbia ab origine, dove maschio e femmina li decide una natura impersonale che sarebbe espressione però di un Dio personale senza alcuna comprensione».
È una dignità calata dall’alto senza appello alla quale ci si deve uniformare. Quando poi questa visione confessionale della vita si pretende di imporla agli Stati democratici, come fossero delle teocrazie o ierocrazie, la faccenda diventa veramente grave e intollerabile.



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