“DISPACCI DA MOSCA” in scena a Napoli – Lo sfondo della vicenda
Sottotitolo: “Qualcuno deve morire”. Presto a teatro un testo partito da una ricerca sul disagio dei giovanissimi in Russia, destinati all’arruolamento tramite una visita di leva che è di fatto un rito d’iniziazione alla guerra. L’esercito dove tutti rubano ai danni delle reclute destinate al macello
L’antefatto
Da oltre un anno, con la guerra in corso, la visita di leva per centinaia di migliaia di ragazzi coscritti in Russia (e parallelamente in Ucraina) non è più una normale routine. Forse, date le condizioni drammatiche interne, in cui l’esercito russo ha sempre versato, non lo è mai veramente stata, ma questa volta la destinazione delle giovanissime reclute può essere la morte sul campo di battaglia. Decine di video che nemmeno in Occidente si vuole visionare nel quadro di una gigantesca rimozione collettiva della verità, mostrano corpi di reclute fatte a pezzi, bruciate dalle bombe, arti saltati, corpi mutilati.
I soldati più preparati, infatti, sono tutti volontari, provengono dalle aree più povere della Russia ma sebbene siano pagati mensilmente quanto l’intera somma di un anno di salario medio, non sono affatto sufficienti. Così, le azioni di guerra in Ucraina, spesso, sono affidate a giovanissime reclute di nemmeno 20 anni, destinate per lo più a perire, ignara carne da macello data la palese inesperienza.
Rimozione delle immagini
Qualche immagine è stata documentata dalla visita che il patriarca Kirill ha compiuto in un ospedale militare di Mosca ritenuto di “eccellenza” per la specializzazione in ferite di guerra. Si possono vedere in questa stessa pagina, mentre Kirill benedice i servitori della patria con gambe e braccia a pezzi.
Questo è il terribile materiale di partenza del testo teatrale di “Dispacci da Mosca (qualcuno deve morire)”, con diversi protagonisti della scena napoletana. Nonostante ufficialmente non sia consentito utilizzare le reclute a questi scopi, è invece noto che ne sono state inviate a decine di migliaia, per giunta male equipaggiate, mal vestite e affamate, con risultati tragici. In realtà, da sempre, anche in tempo di pace, le famiglie sono preoccupate, allarmate dalle notizie di un feroce bullismo, un nonnismo particolarmente accanito chiamato dedovshchina, caratterizzante i rapporti interni alla caserma, avvenimenti che hanno spinto diverse centinaia di ragazzi al suicidio negli ultimi 20 anni.
Tutti rubano tutto
L’aspro materiale su cui riflettere, che ha fornito la base di un testo teatrale, proviene dai coscritti stessi, tramite chat semiclandestine e video significativi pubblicati da Youtube. nonché reclute avviate in caserma vengono subito derubate dai più anziani di tutto: soprattutto vestiti militari nuovi, scarpe, anfibi, soldi e cellulari, costretti a indossare abiti militari usati, capi intimi compresi. Tutti rubano tutto con la complicità degli ufficiali, anche il cibo, le reclute sono notoriamente sottoalimentate. Non a caso, tra le prime cose che i soldati russi cercavano in Ucraina (ma era capitato anche in altri interventi militari) erano cibo e vestiti, a costo di doverli rubare e di scontrarsi con civili. Altre ribellioni si sono avute per protesta contro l’allucinate maltrattamento a cui sono sottoposte le reclute da parte dei “nonni” e degli ufficiali. Proprio le condizioni disastrose in cui versano i soldati russi hanno contribuito al fallimento dell’esercito in Ucraina.
rito micidiale
In Russia la visita di leva ha una sua ritualità particolare, unica al mondo. La si scopre casualmente su Youtube, rubricata a caratteri cirillici seguiti da tre parole inglesi: medical army test. Sotto questa dicitura, giovani russi hanno riunito diversi video in parte ricavati da servizi telegiornalistici, in parte da riprese clandestine effettuate col cellulare dagli stessi ragazzi coscritti e da almeno un decennio. Le più recenti si notano subito: gli interessati portano mascherine. Tali visite mediche decidono del futuro prossimo dei giovanissimi coscritti, compreso l’eventuale idoneità a partire per le numerosissime «operazioni militari speciali» aperte da Mosca: in Ossezia, Abkazia, Cecenia, Kazakistan, Tagikistan, oggi in Ucraina, la più dura e sanguinosa.
Molto interessanti sono i commenti leggibili nelle chat. I medici e il personale sanitario incaricati di stabilire l’idoneità all’arruolamento, come mostrano i video in questione, sono in massima parte donne di ogni età. La visita, dai risvolti imbarazzanti, termina in un finale che prevede un colloquio, a cui la futura recluta deve presentarsi in mutande, con un’intera commissione militare formata da cinque o sei fra militari ed “esperti”, in genere donne del comparto socio-sanitario.
“carne da macello” e cappellani militari
Questa ritualità del tutto particolare suscita parecchi commenti negativi improntati all’ironia. Si legge di “mercato delle vacche”, “mercato degli schiavi”, “visita veterinaria”, “macelleria”, tutte espressioni usate nelle chat dai ragazzi che ci sono passati. Soprattutto, solleva interrogativi sul ruolo delle donne russe preposte a verificare l’abilità al fronte. Con una decisione abbastanza recente, per fronteggiare il dissenso crescente fra i giovani, soprattutto delle grandi città, il presidente Putin, che aveva già introdotto oltre 20 anni fa la figura del cappellano militare, ha deciso di inserire nella commissione esaminatrice due figure: il pope, sacerdote di religione ortodossa, e un poliziotto ambedue di zona. La loro funzione è di rafforzare il controllo ideologico.
Dispacci da Mosca, le prove
Scopo di “Dispacci da Mosca (qualcuno deve morire)” è mostrare in una rappresentazione teatrale il contesto di violenza psicologica in cui avviene un arruolamento e una preparazione alla guerra d’aggressione durante l’età post adolescenziale, che di fatto inizia in momenti ancora precedenti l’addestramento vero e proprio, inculcando l’idea che il corpo del soldato appartenga allo Stato, alla guerra. I commenti registrati dalle chat pacifiste non nominano mail la parola guerra in riferimento all’Ucraina, e nemmeno Putin è mai citato (solo in una occasione è tirato in ballo con l’espressione “Uomo Calvo”).
Ecco il significato profondamente antimilitarista di questo testo scritto da Antonio Mocciola su un’idea e su una ricerca di base compiuta da Roberto Schena, giornalista e scrittore, dove si sviluppa un incrocio di rapporti e di relazioni fra i protagonisti della scena di guerra in Russia. Qui sono presenti non solo generali e soldati, ma anche dottoresse e pope ortodossi, recenti acquisizioni dell’esercito putiniano, dove non c’è spazio alcuno per una obiezione, un dissenso, una protesta, solo obbedienza “cieca e assoluta” pretesa da un apparato sanguinario e dittatoriale.
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