Le cascine sono l’anima delle città sostenibili

LE CASCINE, ANIMA DELLA CITTÁ E DEL FUTURO SOSTENIBILI

Il Comune non ha ancora capito il loro valore, gestisce le 60 di sua proprietà con criteri assurdi. Imperdonabile lasciarle andare in rovina: pone condizioni troppo restrittive a chi potrebbe riutilizzarle senza trasformarle in centri commerciali o residence e ristoranti di lusso 

Qual è il rapporto fra cascine e Comune, che spesso ne è il proprietario? Quale attenzione c’è verso figure importanti come l’agricoltore? Milano ha compreso di essere legata a un rapporto equilibrato fra parte edificata della città e parte rurale e che questo equilibrio oggi non esiste?

 Bosco in città a volo d’uccello

dal centro alla ruralità…

A queste domande hanno risposto diversi gestori di cascine milanesi, convocati da Riccardo Tammaro, di Milano Policroma, storico degli antichi borghi milanesi alla Società Umanitaria lo scorso martedì 9 novembre 2021 per un pubblico dibattito intitolato: “Milano: dal centro alla ruralità periurbana. Cascine e borghi periurbani: un valore dimenticato?”.

Tammaro stesso ha iniziato ricordando come Milano abbia sempre covissuto con un importante anello di verde sia all’interno delle mura, sia fuori. Oggi questo patrimonio di verde si è molto assottigliato, in intere fasce urbane è sparito completamente. Non così intorno a molte cascine, parecchie delle quali conservano il terreno rurale originario.  Le cascine sono il primo nucleo dei borghi antichi, ne bastano un paio con una piccola chiesa per formare un discreto inizio di centro abitato. Se poi il cemento non le ha invase o distrutte, si può dire che le aree delle periferie milanesi ne ospitano a decine con il loro prezioso patrimonio di verde.  Il progresso, però, è identficato con la cementificazione, un cncetto terribile, che ha portato a un disastro ambientale e culturale.

Cascina San Romano, prospettiva

… e viceversa

Il borgo è cosa diversa da “frazione”, o “quartiere”; connota un’identità culturale e storica di una certa profondità, mentre frazioni e quartieri sorti vicini o perfino accanto, potrebbero non averne una propria. Il Comune mostra una certa difficoltà a promuovere i Nil, nuclei di identità locale pure previsti dal Paino del Territorio.

Il Comitato Cascine Milano, negli anni passati, ha compiuto una ricerca per capire quante cascine sono rimaste a Milano e quali fossero le loro condizioni, segnalando al Comune quante cascine possiede perché non lo sapeva, non ne era a conoscenza, non ne aveva idea. Ebbene, le cascine sono un centinaio, di cui una sessantina di sua proprietà (vedi qui la ricerca)I vari interventi successivi, hanno sottolineato come il Comune abbia un atteggiamento molto duro nei confronti di chi si mostra disponibile a farsi carico dei restauri e delle attività interne. Questo rende estremamente difficile, se non impossibile, l’assegnazione delle stesse ai cittadini tramite bandi di concorso basati su criteri impossibili.

campazzo E PARCO DEL TICINELLO

Cascina Campazzo, Parco del Ticinello

Andrea Falappi, agricoltore, conduttore di cascina Campazzo, nel Parco Agricolo del Ticinello a Milano, nel ricordareche Milano è il secondo comune agricolo d’Italia per estensione dei coltivati, sottolinea come la vastità della dimensione agricola in Milano sia una fortuna per la città. Il ruolo dell’agricoltore è a un ptempo ambientale e sociale. «Sembriamo fuori posto e invece siamo preziosi roprio per difendere il territorio», ha detto Falappi. «Siamo un po’ i suoi guadiani»,  a fronte di un abbandono de facto delle aree rurali milanesi,  Produrre cibo in città è garanzia per conservare il territorio e per l’alimentazione di casa propria, dice l’agricoltore di cascina Campazzo. È una figura fondamentale per la città sostenibile. L’assurdità è che il territorio agricolo sia considerato tutto edificabile, di fatto non si pongono mai limiti all’espansione del cemento. Eppure, quello milanese e terreno ben coltivato, è stato e per certi versi è ancora un grande modello di produzione e d’ingegneria rurale, oggi in continua sofferenza di fronte all’edificato che avanza.

il “caso cuccagna”

Cascina Cuccagna, si trova tra Porta Romana e Calvairate

Campazzo, San Romano e Linterno (delle ultime due se ne parla più sotto) sono modelli odierni di cascine con parco, nei primi due casi la cascina addirittura provvede al polmone  verde, lo manutiene, interviene sulla vegetazione, ripara i danni prodotti da uomini e intemperie. Non così è l’esperienza di Cascina Cuccagna, che ha subìto il sacrificio all’asfalto e al cemento di tutto il suo territorio, tuttavia sopravvivendogli. L’immobile è del Comune, non ha più una vocazione agricola, tutto il verde intorno di un tempo non c’è più, è rimasto solamente, in quella che era la corte, un giardino con orto di circa 500 metri quadrati in tutto. Vi si svolgono attività diverse, animate da volontari.

Una slide di cascina Cuccagna

Eppure, significativamente, è l’unico fazzolettino di verde nel raggio di chilometri… Cascina Cuccagna, a parte l’aiuto fornito con la sua bella facciata seicentesca al paesaggio urbano, è oggi un esempio di ampio riutilizzo culturale. E questo a partire dal nome, vero e propro monumento linguisitco, come spiega Claudio Salsi in un suo splendido saggio pubblicato su “Il mito del Paese di Cuccagna” (ed. Ets).  La cosa assurda, che fa capire bene l’atteggiamento demenziale del Comune verso chi salva o potrebbe salvare i suoi beni, è che gli attuali gestori, dopo avere per anni sostenuto le spese della ristrutturazione e della manutenzione, siano costretti a pagare un affitto al Comune, e tra l’altro ogni anno crescente. Questo non aiuta certo la politica dei prezzi applicata dalle attività in cascina.

linterno E PARCO DELLE CAVE

Cascina Linterno

La storia di Cascina Linterno, spiega Gianni Bianchi, è anche una storia di lotta a fondo contro il degrado. Agricoltura va intesa come agri-cultura, per riportare la dimensione naturale alla città. La Linterno opera nel popoloso Municipio 7, con 180 mila abitanti. Il Comune nel 1995 sembrava voler appoggiare la trasformazione in residence di lusso. Fu avviata una vera e propria lotta, un braccio di ferro fra Comune e i cittadini, alla fine vinto da questi ultimi, perché quando c’è un impegno serio, la strategia del recupero è sempre vincente. Curiosamente, spiega il Bianchi, la cascina è “decollata” con la riapertura della chiesetta per la messa di Natale di qualche anno fa. Poi c’è stato l’interessamento della Fondazione Cariplo, iniziative come la “lucciolata”, che porta ogni anno tanta gente a vedere la “notte di nozze” delle lucciole. In totale, una novantina di altre iniziative che hanno efficacemente combatturo il degrado e la degenerazione tipica della periferia, con aree del Parco della Cave in mano agli spacciatori.

San Romano e Bosco in città

Straordinariamente,  il Municipio 7 (Baggio, Trenno, Porta Magenta) può essere considerato la municipalità-laboratorio. Infatti, come spiega Silvio Andrerloni, direttore del Centro Forestazione Urbana, operano ben due cascine inserite nel contesto di un parco urbano. Oltre alla Linterno, c’è anche la cascina San Romano, cuore dei 35 ettari di Bosco in città, il primo esempio di forestazione, anzi, di ri-forestazione urbana. Bosco in città attorno a Cascina San Romano ha seguito il percorso del rapporto verde-cittadini. E ha vinto la scommessa di riportare il bosco naturale là dove architetti e altri volevano i soliti percorsi di vialetti e lampioncini. Realizzato a partire dal 1974, oggi è un parco pubblico fatto di boschi, prati, corsi d’acqua, zone umide, circa duecento orti assegnati a cittadini che li coltivano, un laghetto, un giardino d’acqua, un apiario e un frutteto.

Foto in alto: Parco delle Risaie, con una delle varie cascine e sfondo di case popolari

 

L’evento alla Società Umanitaria è stato promosso da: Associazione Amici Cascina Linterno, Associazione Cascine Milano , Circolo di Via De Amicis 17, Clio ’92, Fondazione Milano Policroma, IRIS , Italia Nostra e moderato da Cristina Cocilovo per il Progetto Milanosifastoria




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