Quartieri popolari in degrado

UNA SPECIE DI ASSESSORE AL DEGRADO URBANO A MILANO

Qualche raccomandazione da inviare a Pierfrancesco Maran, passato da Urbanistica/Verde a Piano quartieri (popolari). Insista soprattutto sul ripristino delle portinerie ovunque, costerà sempre meno che abbandonare a se stessi decine di immobili ormai in condizioni vergognose
Articolo di Roberto Schena per Arcipelago Milano

L’assessore  al Piano quartieri Pierfrancesco Maran

i dati sconcertanti

Durante un recente incontro pubblico, l’assessore alla Casa e Piano quartieri, Pierfrancesco Maran, ha snocciolato alcuni dati riguardanti la situazione disastrosa dei quartieri popolari a Milano. Gli alloggi popolari in città sono 65mila, di cui 37.610 a gestione Aler, ossia Regione Lombardia, e 28.074 a gestione MM, alias Comune di Milano. Del primo blocco, 6832 sono gli alloggi sfitti, del secondo sono 5180. Totale alloggi sfitti: 12.012. Sono molti. Il problema è che le case popolari sono datate, ormai quasi tutti i quartieri superano il mezzo secolo. Gli alloggi vuoti vanno ristrutturati seguendo le nuove leggi nel frattempo emanate; spesso hanno tubature troppo vecchie, impianti elettrici sorpassati, pavimentazioni soggette a infiltrazioni d’acqua, finestre e tapparelle antiquate; mediamente occorre spendere 30mila Euro ad alloggio per procedere con la messa a norma, ossia 360 milioni di Euro in totale. Sono molti, non ci sono tutti questi soldi.

tema nazionale

Tentativo di occupazione abusiva

La problematica è la stessa dei caseggiati popolari presenti in tutte le città d’Italia, in specie se situati in aree metropolitane. Per questo Maran chiede che sia una legge dello stato, accompagnata da congrui finanziamenti, ad affrontarla, i comuni da soli, infatti, non ce la fanno. Un altro dato è preoccupante. A Milano si registra un’occupazione abusiva al giorno, che non è solo lo sfondamento della porta d’ingresso, nella voce sono compresi gli accordi, completamente illeciti, di subaffitto. Non si è parlato delle morosità, ma è risaputo che negli alloggi Aler la percentuale arriva al 40% in diversi caseggiati. Si tratta per lo più di famiglie straniere con minori, prive di un lavoro continuativo o di condizioni economiche non sufficientemente remunerative. Oppure di invalidi e grandi anziani che non riescono nemmeno a pagare l’affitto minimo a loro richiesto. A fronte a una situazione così drammatica, non si costruiscono più caseggiati popolari da anni. E’ evidente che lo Stato deve provvedere, anche qui, a una pianificazione studiata apposta per le emergenze, per rendere sopportabile, o possibile, ai ceti meno abbienti l’impegno a pagare un affitto.

il primo assessore al degrado urbano

Quartiere Falchera, Torino

La situazione dei quartieri popolari a Milano è talmente disperata che ora la nuova giunta si è dotata di un assessore ad hoc. Non è l’assessorato alle periferie da più parti invocato, anche non a Milano, però gli assomiglia molto. Di fatto, è il primo assessorato al degrado urbano istituito in Italia. Ufficialmente, la dizione esatta sarebbe Assessorato alla Casa e Piano quartieri. Non è chiamato con il nome che meriterebbe puramente per vergogna. La personalità prescelta è l’ex assessore all’Urbanistica e verde pubblico, Pierfrancesco Maran, passato da un incarico di peso a un lavoro quasi privo di poteri e sicuramente più difficile, senza precedenti e denso d’interrogativi. Con la giunta passata, l’assessore Maran in pratica riuniva due assessorati importanti, urbanistica e verde, ottenendo risultati ad onor del vero piuttosto scarsi. A Milano il verde ha bisogno di essere strenuamente difeso dall’assalto edilizio. Nel territorio comunale ci sono vasti polmoni, anche di 400mila e più mq, cresciuti del tutto spontaneamente in aree dismesse. Ma è un verde non considerato, negato a priori dall’amministrazione, indegno di essere conservato in quanto “non previsto” come invece lo è, sempre, il cemento. 

milano, molte scampia

Casa Aler a Milano

Inoltre, Maran, sia per mezzo stampa, sia in Consiglio comunale, ha sempre esibito con orgoglio di non avere buoni rapporti con la Soprintendenza, con quali effetti sul patrimonio storico esistente oltre il centro, si possono immaginare. Con il nuovo incarico, Maran potrà usare le proprie esperienze per affrontare i problemi gravi e gravissimi della città, che con Pisapia prima e con Sala dopo sono letteralmente precipitati in una situazione drammatica. Milano, infatti, ha molte Scampia, sebbene gli edifici popolari milanesi appaiano ghetti più dignitosi, meno spaventosi. Tuttavia, nella sostanza presentano identiche situazioni di abbruttimento abitativo e urbanistico: pessimo mix di etnie, integrazione inesistente, illegalità diffusa, spaccio, occupazioni abusive a danno di residenti anziani, mancata assistenza ad anziani e invalidi, fuga dei medici di base, strutture fatiscenti, solai e cantine pericolosamente piene di ingombranti, di topi e scarafaggi, disturbi continui della quiete, bullismo minorile, subaffitto illecito, nascondiglio per latitanti italiani e stranieri.

tolto il lavoro a centinaia di donne

Una delle molte portinerie chiuse

Come se non bastasse, Comune e Regione Lombardia, che è responsabile delle case Aler, hanno di comune accordo eliminato il posto di lavoro a molte centinaia di donne che esercitavano come custodi h24, svolgendo un lavoro utilissimo, indispensabile in quelle condizioni. Perfino i sindacati hanno guardato da un’altra parte. Nessuno si mobilita più per le case popolari. La situazione è caotica in ogni caseggiato. Le case Aler sono messe peggio, mentre quelle gestite dal Comune tramite MM le cose vanno un po’ meglio, ma è un risultato ottenuto da poco tempo e da consolidare.

Aler è la prima vittima della regione

Va detto che l’Aler è a sua volta la prima vittima della Regione. E’ palazzo Lombardia, infatti, che nega i fondi necessari, impedendo ad Aler di esercitare la sua funzione al meglio. Il primo compito che attende Maran, non è tanto riverniciare i muri scrostati. Certo, c’è anche questo da fare se non si vuole provare vergogna nel passarci vicino, ma con la scusa di reperire fondi per le ristrutturazioni si perdono i decenni. La primissima cosa da fare è ripristinare le portinerie e insistere affinché anche la Regione lo faccia. Maran dovrebbe chiedere, se il caso, aiuto alla Prefettura, che non può continuare ad assistere inerte al degrado crescente di interi quartieri, come ha fatto la Lamorgese quando era prefetto a Milano. L’attuale prefetto, Saccone, si svegli.

la gestione torni al comune

Il passo successivo di Maran non potrà che essere la richiesta di far tornare la gestione della case Aler al Comune, che ha molti più mezzi per controllare la situzione, a cominciare dalla disponibilità della Polizia locale, cosa che ad Aler non è consentita, come ovvio (anche per questo le case MM sono gestite meglio). I funzionari Aler non sono nemmeno pubblici ufficiali, sono totalmente privi di mezzi di coercizione quando serve, e purtroppo serve spesso. Fu una decisione congiunta di Formigoni e di Albertini quella di dividere il patrimonio delle case popolari fra i due enti. Si è rivelata un disastro, una catastrofe.

Maran si faccia vivo nei quartieri, non faccia l’assessore snob, come ha fatto finora, sarebbe la sua fine politica; ascolti i residenti e i presidenti di Municipio, che sanno tutto dei quartieri popolari e hanno proposte valide. E denunci apertamente gli ostacoli che trova, avrà il consenso di Milano e di mezza Italia.

https://www.facebook.com/Maran.Pierfrancesco/videos/892089571450447

 

 




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