LA NUOVA DARSENA? UN ECO-MOSTRO

Testo e videointervista a Giulia Gresti di Roberto Schena

 

Una sezione del progetto per la nuova Darsena. I lavori sono in corso

La Darsena di Milano è stata uno dei porti fluviali più importanti d’Europa. Ha consentito, fra l’altro, l’approdo di parecchie migliaia di tonnellate di sabbia giunte dal fiume Ticino tramite il Naviglio Grande, con le quali si è potuto velocemente ricostruire la città dopo i pesanti bombardamenti della II Guerra Mondiale e far fronte all’intensa espansione edilizia dovuta al boom economico-demografico degli anni 50 e 60.
Costruita all’inizio del XVII secolo durante l’amministrazione spagnola,  la Darsena per più di tre secoli e mezzo è stata il punto focale dell’idrografia milanese, un elemento imprescindibile della storia urbana e del paesaggio milanese. Dopo decenni di abbandono e di degrado, dovuti alla drastica diminuzione dell’espansione edilizia, la Darsena sta per tornare a nuova vita grazie ai lavori attualmente in corso. Questi ultimi, tuttavia, non tengono in alcun conto della sua vicenda storia. Nel modo di procedere non c’è alcuna lettura archeologica, tanto meno  alcuna ricostruzione filologica che aiuti a comprendere l’evoluzione ambientale e a valorizzare il senso storico della comunità. Anzi.  Ne esce un quadro marcatamente stravolto. La nuova Darsena sarà, in pratica, un centro commerciale con annesso giardino e laghetto.
Il tutto al costo, nemmeno tanto irrilevante, di 17 milioni di Euro interamente sborsati dalle casse comunali. 
In questa video-intervista, una abitante del quartiere, l’architetto Giulia Gresti, spiega che cosa c’è che non va.  

I basamenti di epoca spagnola all’interno della Darsena



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