JUNCKER, UN RICICLATORE AI VERTICI UE

di Roberto Schena
Un autentico silenzio stampa circonda il personaggio. Non si deve sapere chi egli realmente sia e chi rappresenti. Altro che superburocrate. Siamo nella superfinanza. Stanno per nominare, con il consenso di Renzi, Hollande e dei socialisti Ue, il lussemburghese Jean-Claude Juncker presidente della Commissione Ue, scelto dalla Merkel. E’ un altissimo rappresentante della finanza europea e mondiale. Dal 1995 al 2013, ininterrottamente per 18 anni,  questo signore è stato primo ministro del Lussemburgo, il paradiso degli evasori fiscali e dei riciclatori da lui sempre fortemente difeso, e contemporaneamente Ministro delle Finanze, Ministro del Lavoro e Ministro del Tesoro. Poco prima fu Governatore della Banca mondiale dal 1989 al 1995, quando contestualmente alla carica di premier assunse  dal 1995 anche la responsabilità di Governatore del Fondo Monetario Internazionale e di Governatore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS).

 

E badate, non è finita qui con le grosse cariche.
E’ stato presidente dell’Eurogruppo, ossia il centro di coordinamento europeo che riunisce i ministri dell’Economia e delle finanze degli Stati membri che adottano l’Euro, per lunghissimo tempo, dal 2005 al 2012; praticamente ha gestito la fase più lunga dell’Euro e la sua crisi nel 2008 per poi dimettersi a causa, dice lui, delle interferenze franco-tedesche, ma poi ha accettato per il Ppe la candidatura alla presidenza della Commissione. Qui l’influenza della Merkel gli è andata benissimo. Juncker aveva semplicemente abbandonato una poltrona che avrebbe potuto divenire presto scomoda, visti i pessimi risultati dell’economia europea sotto la sua presidenza all’Eurogruppo. 
Per comprendere che cos’è il Lussemburgo, basti ricordare che il settore bancario è il più grande settore dell’economia del paese,  specializzato nei fondi di investimento transfrontalieri. Alla fine di marzo 2009, in Lussemburgo erano presenti 152 banche, con oltre 27 mila dipendenti. Gli abitanti in totale sono 500 mila, meno della metà di Milano per un’estensione pari alla sua provincia. In tutta la Lombardia, 9 milioni di abitanti, di banche ce ne sono 167. 
Che cosa se ne fa il Lussemburgo di questa serie impressionate di istituti finanziari? Ricicla soldi e copre gli evasori fiscali di tutta Europa, Italia specialmente. Non si contano le frodi fiscali dirottate in Lussemburgo emerse dalle cronache come la punta di un iceberg. Il Paese fa letteralmente concorrenza ad altre spregiudicate piazze finanziarie come Singapore e le isole Cayman, la stessa Svizzera. 

 

 

Austria e Lussemburgo sono gli unici stati dei 27 membri che hanno rifiutato lo scambio automatico di informazioni sui correntisti dei loro paesi: Juncker era premier e presidente dell’Eurogruppo.  Dal 2008, la Commissione Ue presieduta da Barroso ha insistito con Vienna e  Lussemburgo (cioè Juncker) per un accordo sulla Direttiva Risparmio che prevedesse lo scambio automatico fra Paesi membri delle informazioni sugli interessi versati alle persone fisiche non residenti. Con questa norma la Commissione – sotto la pressione dell’opinione pubblica di tutti i paesi europei, voleva scardinare il segreto bancario in chiave anti evasione. Juncker in testa, come premier del Lussemburgo facendo leva sull’unanimità richiesta in sede Ue riguardo argomenti come la tassazione dei capitali, ha sempre bloccato ogni riforma che portasse all’abolizione del segreto bancario, adducendo il risibile argomento che altrimenti se ne sarebbe avvantaggiata la sola Svizzera. In realtà, intascavano lui, il suo paese, le sue banche, i suoi finanzieri, l’alta finanzia europea ai danni di quasi tutti i partner dell’Ue. 
 Ebbene, questo signore, oggi, sarà messo a presiedere proprio quella Commissione  che avrebbe dovuto avviare la lotta all’evasione fiscale in Europa. E l’Italia di Renzi lo lascia passare senza nemmeno approfittare dell’opposizione del premier inglese Cameron sul suo nome, ben consapevole del favore che si sta compiendo a beneficio degli euroscettici. I quali, infatti, stanno stranamente zitti, si augurano solo che Juncker diventi presidente per poterlo attaccare a più non posso. Viene naturale pensare che si sia comprato la carica, non c’è altra spiegazione. 
La forza finanziaria alle sue spalle è benissimo in grado di comprarsi interi Governi e perfino tre o quattro volte l’intero Europarlamento. 
Meraviglia come i sostenitori dell’Europa, gli “europeisti convinti”, non abbiano nulla da obiettare. 



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