Luxleaks, Porta Nuova costruita con l’evasione fiscale

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Il gruppo immobiliare Hines ha curato la progettazione dell’intero frontespizio edilizio che va dalla torre “diamante” alla torre Unicredit, compreso i “diamantini”e le torri Aria, Solea e Solaria che seguono subito dopo. Tutta proprietà che conduce alla Hines e a holding nel paradiso fiscale del Lussemburgo

Riciclaggio legalizzato. 

I sospetti che si trattasse di riciclaggio di denaro o di qualcosa di simile, come per esempio forte evasione fiscale o investimenti di denaro sottratto all’erario, non sono campati per aria. Riguardano l’abnorme sviluppo dell’edilizia milanese, non giustificato da un boom economico. In sostanza, dall’inchiesta sul Luxleaks, pubblicata questa settimana da l’Espresso, il gruppo immobiliare   Hines potrebbe avere finanziato, con i soldi dell’evasione fiscale attuata di proposito fin dal 2006 grazie alla compiacenza del Lussemburgo, l’intero progetto di Porta Nuova, puntando tutto il profitto sul futuro sviluppo tecnologico-commerciale dell’area. 
“Porta Nuova” è considerato il cantiere urbano più grande d’Europa, giacché in realtà comprende Porta Garibaldi e le ex Varesine; vi sono investiti oltre due miliardi di euro, con duemila fra operai e maestranze (per lo più stranieri) al lavoro per diversi anni e venti architetti di grido internazionale. Al gruppo Hines erano affidate le costruzioni di diverse torri, le più numerose e prestigiose, fra le più alte d’Italia: quella dell’Unicredit, la torre “diamante”, la torre Solaria, torre Aria, torre Solea. 

Grattacieli senza boom economico

L’auspicato “boom” economico-immobiliare dell’area, invece, non c’è stato e probabilmente mai ci sarà. Milano s’impoverisce ogni giorno di più con la crisi economica,  imprese e negozi chiudono a vista d’occhio sia in centro, sia in periferia. Gruppi immobiliari e banche hanno finanziato la costruzione di splendidi contenitori, grattacieli bellissimi, ma rimasti vuoti o semivuoti e questo è avvenuto semplicemente perché gl’investitori – fra gruppi immobiliari, finanziari e bancari – non hanno pensato ai contenuti, a chi fosse davvero interessato a spendere per acquisire e abitare quegli spazi se non in termini vaghi e generici; gli studi economici condotti sul territorio e la deregulation in materia urbanistica perseguita con molta buona volontà da palazzo Marino non hanno azzeccato una previsione. La città avviata ai 2 milioni e 200 mila abitanti, come trionfalmente previsto dalle giunte pre-Pisapia,  è rimasta dopo un decennio al palo del milione e 400 mila. 
La fretta di investire denaro nel settore del mattone ha reso ciechi: nessuna somma è stata destinata alla ricerca e all’innovazione, Porta Nuova è una Silicon Valley fantasma. Gli investitori hanno puntato ad assorbire aziende e marchi affermati ai danni del centro storico, desideri rimasti tali.  Risultato: al di là di un nuovo skyline tutto milanese, il gruppo Hines non ha fatto altro che inflazionare il mercato immobiliare. 
Del resto, se i referenti italiani del gruppo americano si chiamano Salvatore Ligresti, che deteneva il 18% e Manfredi Catella, ceo di Hines Italia Sgr, non c’è possibilità di percorrere molta strada, non ci si può attendere grandi cose. Tutte le operazioni immobiliari di Ligresti, risalenti agli anni 80, si sono tradotte in un disastroso fallimento urbanistico: oggi gran parte di quelle costruzioni, spesso realizzate su aree agricole, sono un deserto, con decine di torri letteralmente vuote. Nel cervello di finanzieri e grandi imprenditori troppo spesso oltre il mattone c’è ben poco, anzi, nulla.  

Il fallimento di Ligresti

 

Le due torri di Solaria e Solea

Le due torri di Solaria e Solea

Prima s’investe sui contenuti, solo dopo sui contenitori, ma gli addetti ai lavori e i finanziatori nostrani non lo capiscono tanto e si gettano in avventure immobiliari. Capitalismo tipicamente italiano.
Nel luglio del 2014, subito dopo il dissesto di Ligresti e l’arresto dei famigliari, il progetto Porta Nuova-Garibaldi di Hines Italia era in evidente forte perdita, ha dovuto essere rifinanziato con circa 450 milioni ottenendo prestiti da un pool di banche quasi tutte straniere, per la durata di cinque anni, tra cui Bnp Paribas in qualità di banca agente, Unicredit, Banca Imi, Societè Generale, Bank of America Merrill Lynch insieme a Bnp Paribas agendo in qualità di joint mandated lead arrangersSono manovre della finanza internazionale che ha deciso di non far fallire il gruppo Hines Italia, molto probabilmente perché con lo stesso gruppo vi sono investimenti in altri Paesi con le stesse banche.  A seguito dell’operazione di rifinanziamento, comunque, l’indebitamento si è ufficialmente ridotto al 55%, a conti fatti si tratta di circa un miliardo di euro, se non oltre, ma alto comunque. Senza considerare che i profitti intascati da investitori esteri finiscono legittimamente all’estero, quindi gli eventuali profitti della mega operazione immobiliare, se mai ci saranno, finiranno in ogni caso fuori Milano, fuori Italia. 

Il Lussemburgo paradiso fiscale

Il costo dell’investimento su Porta Nuova, guarda caso, coincide grossomodo o comunque non è in contraddizione con la somma evasa grazie alla protezione offerta alle multinazionali dall’allora governo guidato da Jean-Claude Juncker in Lussemburgo, che oggi siede a Bruxelles come presidente della Commissione europea, contando probabilmente sulla rete di indulgenze e complicità imbastita dall’alta finanza e dalla politica Ue intesa nel senso meno nobile. Ogni anno, il Lussemburgo deruba i partner della Ue di ben 1.400 miliardi di euro, cosa che ha fatto dei lussemburghesi i cittadini più ricchi del mondo dopo il Qatar: una situazione così scandalosa che dovrebbe presto finire, ma intanto è durata tutto un decennio.
Sempre lussemburghesi risultano le holding collegate al mega cantiere di Porta Nuova. Da notare Unicredit, la cui nuova sede  è situata giusto in uno dei grattacieli di Porta Nuova che sono parte del progetto gestito da Hines. La banca appare nell’elenco dei grandi evasori multinazionali favoriti dal Lussemburgo.  Anche Unicredit, quindi ha realizzato mega profitti evadendo le imposte. 

Riciclaggio col plauso dei milanesi

Tutto questo non stupisce più. Inquieta peraltro l’alleanza finanziaria tra Manfredi Catella e Ligresti, durata fino al recente dissesto del secondo e alle relative inchieste giudiziarie sull’intera famiglia. Manfredi Catella, 46enne, ha da tempo dato vita a una Fondazione dedicata al padre Riccardo Catella (http://www.fondazionericcardocatella.org) che, fra le varie attività, insieme al Forum Finanza Sostenibile, si sforza di elaborare un tipo d’investimento immobiliare “sostenibile e responsabile”, con il coinvolgimento dell’ordine degli ingegneri, di quello degli architetti, di docenti universitari. “L’obiettivo del tavolo – scrive a proposito eticanews.it – sarebbe definire alcune linee guida destinate alle società di gestione, per offrire una serie di indicazioni concrete, e di casi studio, per l’implementazione di strumenti e pratiche responsabili e sostenibili (con riferimento alle tematiche Esg, ovvero ambientali, sociali e di buon governo d’impresa) nel processo d’investimento immobiliare”.
Con Porta Nuova-Garibaldi siamo appunto molto, ma molto lontani dai propositi di una finanza sostenibile. 




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