DARSENA E LANTERNE, ERRORI SU ERRORI

Le poche lanterne disponibili a fronte
di una folla enorme che si aspettava ben altro 

Ottantamila persone concentrate in Darsena e navigli. Sono arrivate il 24 giugno, festa di San Giovanni, che a Milano non è mai stata celebrata, richiamate dalla solita imprecisione dei social network e dall’approssimazione giornalistica di testate varie, che promettevano una notte bellissima e romantica “con mille lanterne galleggianti sull’acqua, che porteranno i messaggi di pace dei milanesi” (sic!). Le lanterne, invece, erano poche decine, ferme, come si vede nella foto sopra, perché collocate in un punto privo di corrente. Doveva essere  un piccolo evento con al massimo 150 persone, quante sono probabilmente i buddisti a Milano, che hanno organizzato la cosa seguendo una loro tradizione. Ma i social media hanno preso lucciole per lanterne, è il caso di dirlo. 

24 giugno 2015: l’incredibile numero di cittadini 
accorsi, loro malgrado, a vedere il nulla

Ad assistere, inconsapevoli, a una simile festa buddista, anzi che cattolica, sono giunte invece 80 mila persone rimaste ovviamente molto deluse;  hanno intasato il centro, tanto che i tram non riuscivano più a passare, in sostanza si è vista una massa abbandonata a se stessa, con pochissimi vigili in giro, molto al di sotto del fabbisogno. Per fortuna non è accaduto nulla di grave.
Equivoci ed errori mediatici a parte, va preso atto che la Milano dell’Expo, al di fuori dei padiglioni di Rho, non è in grado di organizzare un evento di una certa portata. Manca la gestione dello spazio, la coscienza che in Darsena s’è creata una grossa movida senza  precedenti. Da una parte, il fatto del 24 giugno rivela il bisogno di questa città di vivere eventi autentici, al di fuori di Expo, eventi capaci di creare una certa atmosfera, anche romantica, come potevano essere centinaia di lanterne galleggianti in acqua. Dall’altra, risulta chiaro che, nonostante il ripristino della Darsena, l’uso di questo stesso spazio, autentico scenario d’epoca, non è stato minimamente pensato. La ristrutturazione, di per sé,  non è esente da molte critiche (il mercato rionale sulla sponda, il bacino ristretto, le mura stile centro commerciale, l’assenza di alberature, di ombra, di uno stile nell’arredo, di un criterio storico, filologico, l’illuminazione piatta, lo sponsor invadente… e così via), ma ora si aggiunge  la superficialità di gestione,  ormai sotto gli occhi di tutti e lo sarà sempre di più.
Il fatto è che Milano non può organizzare eventi di massa in questa fase di Expo, semplicemente perché non ha il personale per gestirli, essendo vigili, forze dell’ordine, e trasporti pubblici già impegnati al massimo dello sforzo  e degli straordinari sull’intero arco della giornata, 24 ore su 24, proprio in zona Expo. Occorreva una gestione più attenta e pianificata: era chiaro alla giunta di palazzo Marino che la Darsena rivestita di nuovo sarebbe diventata il cuore della movida milanese, moltiplicando le presenze come mai è avvenuto? No, non lo era, si è fatta incredibilmente cogliere di sorpresa e i fatti lo dimostrano. E’ un vasto spazio, recuperato al degrado, sì, ma lasciato a se stesso, gestito alla carlona. Non ci si illuda, lo sarà per l’intera estate. 

L’incredibile numero di cittadini accorsi   il 24 giugno 2015 per non vedere nulla

 




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