Quella chiesa di Sella Nuova è tutta un museo
Capolavoro di arte contemporanea.
A vederla dall’esterno sembra l’ennesimo capannone industriale in periferia, quasi un hangar. Ma poi la croce in alto e il cartello apposto davanti al cancello che chiude la piazza antistante non lasciano dubbi. Si tratta di una chiesa affatto speciale. Dedicata alla Madonna dei poveri, nella piazza omonima, è un capolavoro dell’architettura razionalista, firmato e completato nel 1954 dai due fondatori del movimento, Luigi Figini (1903-1984) e Gino Pollini (1903- 1991). Precisamente, è la loro opera migliore (i due lavoravano sempre in tandem). Come si potrà notare, le pareti dell’edificio, interne ed esterne, non contengono alcuna decorazione, in perfetto stile razionalista, appunto. Si trova nell’area dell’ex comune di Sella Nuova, poi dal 1868 borgo di Baggio.
In realtà, la facciata, così spoglia e “industriale”, non è stata portata a termine. Il progetto prevedeva un quadriportico, spazio aperto circondato sui quattro lati da portici. Un esempio (splendido) è la basilica di Sant’Ambrogio. E’ un elemento tipico dell’architettura paleocristiana, il suo uso scomparve insieme alla consuetudine del battesimo degli adulti, tra il VI e l’VIII secolo.
Straordinari e delicati giochi di luce
E’ però all’interno che si scopre la magia di questa architettura. Come segnala il cartello, “suggestivi all’interno, i giochi di luce”. Le foto della galleria sottostante forniscono un’idea. Protagonista della chiesa è la luce, con le sue mille rivelazioni. Non solo. Al suo interno, la struttura della costruzione è una ripresa piuttosto fedele della basilica paleocristiana, un netto ritorno alle forme originarie dei luoghi di culto cristiani. Ci sono tre navate, c’è un tiburio quadrato, c’è un matroneo (ma senza donne) e sotto l’altare c’è una cripta (senza salme). Originariamente, il matroneo era un loggiato posto all’interno di un edificio, destinato ad accogliere le donne. Oggi che non ha più questa funzione, sono spazi liberi. In questa chiesa sono in parte occupati dai notevoli medaglioni in gesso raffiguranti la Passione, sculture che si godono come se fossero dei fumetti di valore artistico. Portano una firma: Gim 96.
La ricchezza dell’interno di luce contrasta volutamente con la sobrietà essenziale dell’esterno. La chiesa è un autentico capovolgimento estetico che assegna volutamente al mondo interiore il primato sull’involucro. Ma è soprattutto un duro richiamo alla povertà vista non come problema economico, bensì come condizione esistenziale.
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