CATELLA IL NUOVO LIGRESTI, UGUALE UGUALE

102416703-fbc3ca24-15df-492b-8f6b-3b4c6e5c994c

LA COLONIZZAZIONE: I cerchiolini in rosso indicano gli acquisti del fondo sovrano dei Qatar da Manfredi Catella

Una voce importante del Politecnico si alza contro questo modo di riproporre urbanistica che ricorda da vicino le famigerate incursioni di Ligresti. É quella di Fulvio Irace, docente di storia dell’Architettura a Milano, autore di volumi, nome di peso internazionale. Al Comune e a Manfredi Catella, che continuano nell’operazione Porta Nuova con altri grattacieli Irace dice chiaro: non avete un progetto per l’area, procedete pezzo per pezzo come vi fa comodo e come gira la mattina, state provocando la “colonizzazione” (araba, ndr) di Milano, la vostra architettura sarà anche affid

Irace.Fulvio2

Fulvio Irace

ata ad archistar mondiali, ma non è appoggiata da uno sviluppo economico reale, non rispettate la città storica, le vostre sono operazioni fatte a tavolino escludendo l’apporto che può fornire tutta la sapienza del Politecnico. Irace chiama in causa la Soprintendenza, che sembra aver perso il suo ruolo.

Catella, che ha costruito Porta Nuova con i fondi recuperati dalla registrazione della sua multinazionale nel paese degli evasori fiscali per eccellenza, il Lussemburgo.  É riuscito a vendere tutto, nonostante gli uffici siano rimasti deserti, ai fondi sovrani del Qatar e ora, sostiene, per il progetto della nuova torre nello spazio attualmente occupato dell’Inps in Melchiorre Gioia, coinvolgerà i fondi sovrani di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Dice di non voler ripetere gli errori di Salvatore Ligresti, di cui  peraltro è socio, anzi lo definiva “suo mentore”,  nella multinazionali di costruzioni Hines Italia, quello che ha realizzato Porta Nuova, ma ne sta percorrendo pari pari le stesse identiche orme: urbanistica contrattata senza esperti rompiscatole di mezzo, assenza di una voce che difenda l’interesse pubblico, costruzioni a girandola a fronte di un fabbisogno inesistente (certificato da studi e statistiche fin dagli anni 80!), edifici nuovi lasciati deserti per anni,  vere e proprie scatole vuote da vendere come Totò la fontana di Trevi all’americano o, oggi, allo sceicco di turno. Solo la qualità del manufatto è molto diversa, Ligresti costruiva insignificanti torri ribassate tutte identiche in periferia, sfruttando aree dismesse e soprattutto agricole, col risultato che gran parte di queste sono rimaste vuote. Catella è molto più scaltro, ha stile, resta in centro e chiama archistar del calibro di Cesar Pelli, l’architetto dell’Unicredit Tower e del masterplan Porta Nuova. Le torri, tuttavia, restano vuote lo stesso.

La sostanza non cambia. Rimane da capire che cosa se ne farà Milano di tutti quei grattacieli vuoti di proprietà arabo-islamica, come come a Dubai e ad Abu Dhabi, appunto, dove la selva di grattacieli costruita negli ultimi anni, ammirata in tutto il mondo, è abbondantemente sovrastimata rispetto al fabbisogno, nostro e di quegli emirati. Pura operazione d’immagine.




There are no comments

Add yours