FAMILY DAY, L’IRA DI BERGOGLIO CHE I MEDIA NON VEDONO
Nemmeno un messaggio o una delle sue telefonate. È sfuggita ai media la notizia più importante della giornata di sabato: l’aperta ostilità del papa al Family day. Incredibilmente genuflessi per incoscienza o cialtroneria, giornali e tv nostrani, hanno gareggiato a chi pubblicava il reportage più sdraiato ed entusiasta della manifestazione, con l’accettazione passiva del dato, palesemente falso, dei due milioni di partecipanti; la mancata accoglienza del Papa, la sua gelida reazione di fronte a un evento apertamente caratterizzato da integralismo e omofobia, non l’hanno notata. Eppure, uno storico cattolico parecchio stimato, Franco Cardini, è esplicito: lì in piazza al Family day c’era “gente che esulterebbe se la nostra marina affondasse i barconi carichi di migranti”. Il Family day, nota Cardini, fa piazza pulita del primo dovere del cristiano: la carità, la comprensione. La disinformazione più totale ha regnato, nel riferire del Family day, dove non hanno partecipato più di 20 mila persone a dir tanto. Nessuna testata è andata a indagare su chi e come è stata promossa la manifestazione. Ci si sarebbe accorti che sono stati i movimenti ecclesiali più radicali, le sette più integraliste e discusse all’interno della stessa chiesa in primis, a braccetto con fascisti, neonazisti e leghisti.
Sono le realtà meno amate dall’attuale pontefice. In effetti, l’assenza in prima pagina di ogni riferimento alla manifestazione, per un quotidiano come la testata ufficiale della Santa Sede, che non ha mai mancato di sottolineare gli avvenimenti pubblici ritenuti importanti per la chiesa, ha un rilievo significativo, una portata degna di nota per i futuri libri di storia e avrebbe dovuto essere notata nelle redazioni. Eppure, il papa nei giorni precedenti ha provato a far parlare mons. Galantino, segretario della Cei, contro la manifestazione. A rilevare pubblicamente un’assenza così pesante è Antonio Socci, teorico fra i più noti dell’integralismo contemporaneo: Bergoglio non ha mandato nemmeno un piccolo messaggio. Non solo: non ha ricevuto alcuna delegazione del Family day e non l’ha fatto nemmeno il vicario Vallini, che si è limitato a incontrare il portavoce del comitato organizzatore Massimo Gandolfini, il quale però non ha ottenuto alcuna benedizione e non ha potuto leggere alcun messaggio. E il sito della diocesi di Roma non ha riportato alcunché. “Pensavo che potesse rivolgere almeno un saluto o una benedizione al popolo del Family day, come fecero a suo tempo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nemmeno due righe scritte”. Bergoglio, dice in sostanza Socci, non fa nulla per mascherare la propria ostilità, “imbarazzante e disdicevole”. Il giorno 30, nota indispettito Socci, “L’Osservatore romano è uscito senza nemmeno una riga in prima pagina sul Family day”. Bergoglio, afferma Socci, ha sentito l’evento come un “fastidio personale”. È giunto al punto di annullare tutte le messe della mattina a san Pietro pur di non concederla a un gruppo giunto a Roma apposta per il Family day.
Al Family day del 30 gennaio si sono riunite per lo più le frange più conservatrici e integraliste del mondo cattolico: soprattutto i molto discussi e chiacchierati Neocatecumenali di Kiko Arguello, riconoscibili dai canti e balli, autentica psico-setta, secondo il giudizio fornito dal Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici), giunta al gran completo da tutta Italia. Arguello è quello che sostiene che il “Femminicidio è colpa delle mogli che lasciano i mariti”. Anche il Family day del 20 giugno scorso riuscì a riempire la piazza grazie a lui. Convinti sostenitori anche il movimento Rinnovamento nello Spirito, molto attivo nel sostegno di Medjugorje e l’associazione Papa Giovanni XXIII, di don Oreste Benzi (1925-2007), tra i fondatori, anni fa, del Family day, prete ben noto per le posizioni ferocemente omofobe espresse nelle dichiarazioni e negli scritti. Più tiepidi, stavolta, Comunione e Liberazione, Focolarini e Azione Cattolica, disposti a lasciarsi guidare da Bergoglio nel nuovo dialogo col mondo laico e non credente. Molti i militanti romani e i parlamentari di Forza Italia e Fratelli d’Italia, oppure i neonazisti da Forza nuova a Casapound. Nessun’altro e quasi tutti romani o laziali. I cittadini romani li hanno ignorati.
Nota con sconforto Socci che Bergoglio non ha gratificato di una sola telefonata alcuno degli organizzatori del Family day, eppure chiama chiunque e regolarmente Eugenio Scalfari, perfino una volta Marco Pannella. Deve odiarci proprio, pensa Socci senza scriverlo apertamente, se “arriva fino a questo punto”. È evidente quindi, che nella disinformazione totale dei media nostrani, quella di sabato 30 gennaio 2016 si è caratterizzata come una doppia manifestazione: contro lo stato italiano, che sta sciogliendo con le unioni civili l’ipoteca clericale dominante da un ventennio, e contro la reggenza papale di Bergoglio, ritenuto troppo progressista. Quella di sabato è stata una manifestazione di protesta mascherata dell’integralismo cristiano contro gli attuali orientamenti della chiesa cattolica, nel nome del vecchio clericalismo risalente al movimento Pio X, il papa ultrareazionario che all’inizio del Novecento condannò, con nell’enciclica Pascendi, tutte le tesi moderniste che si stavano affacciando nella chiesa. Non vogliano i parlamentari cattolici del Pd lasciarsi trasportare da una simile controcorrente, commetterebbero un errore di vasta eco.
Ha dell’incredibile il silenzio dei cattolici di sinistra, tacitati e sopraffatti senza reagire da un manipolo di manigoldi parafascisti. La giornalista Barbara Scaramucci è una dei pochi a notare che “per due giorni consecutivi, ieri e oggi, l’Osservatore Romano non apre e non dedica editoriali al family day. Nell’edizione odierna (primo febbraio, ndr), mentre tutti gli altri quotidiani italiani hanno in prima pagina con molto risalto la manifestazione del family day a Roma, il quotidiano della Santa Sede sceglie di aprire sulla prima udienza giubilare di Papa Francesco, per poi dare spazio al dramma dei migranti, alla Nigeria e alla Siria. Nelle pagine interne un piccolo articolo dal titolo “un giorno per la famiglia”, resoconto non firmato della manifestazione romana”.
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