Non “ronde”, ma mutua sorveglianza

Cittadini pattugliano le strade di Belltown, problematica periferia di Seattle

Cittadini pattugliano le strade di Belltown, problematica periferia di Seattle

 Il modello  Neighborhood watch

Mutua sorveglianzaE’ l’osservazione delle strade di vicinato. In francese: Surveillance de Voisinage, sorveglianza di vicinato. In tedesco: Nachbarschaftswache.  In italiano non c’è un corrispettivo semplicemente perché non c’è nulla di simile. “Ronde” sa di Lega Nord e non rendono l’idea. Servono a contrastare la diffusione della piccola e media criminalità, che dappertutto nel mondo ormai agisce con destrezza e si sente padrona del territorio, prevenendo le tragedie.
Negli Stati Uniti, dove si spara “liberamente”, ci sono, proporzionalmente al numero degli abitanti, molti più furti e omicidi che in Italia e qualsiasi stato europeo. Nei vastissimi quartieri residenziali “a villette”, però, avvengono pochissimi furti. Tanto che nessuno recinta la casa, dove anzi si accede quasi sempre da un praticello. Come mai? Non perché si spari liberamente. Il vero motivo è che chiunque noti una persona sospetta aggirarsi tra le strade, compone il 911 e la polizia arriva immediatamente a controllare. Lo vediamo spesso nei film e telefilm d’oltre oceano. Ma, fatto più importante, i cittadini sono spesso vigili, organizzati nei Neighborhood watch, “osservazione dei dintorni”. Centrati sui turni (quando serve anche di notte), sono un’istituzione risalente al periodo coloniale. Fu rilanciata con grande impegno nel 1972 dopo una serie di efferati delitti negli States e a New York in particolare. Mutua sorveglianza
La più parte degli aderenti ai Neighborhood watch sono cittadini comuni opportunamente preparati. Appoggiati dall’associazione nazionale degli sceriffi, consapevoli del fatto che la polizia non può controllare tutto in ogni momento, i Neighborhood Watch sono uno dei più antichi e più efficaci programmi di prevenzione della criminalità nel paese. Negli ultimi 10 anni, il 12 per cento della popolazione è stato coinvolto.

Diffusi in tutto il mondo

Mutua sorveglianzaPuntare su un aumento significativo delle forze dell’ordine non ha senso. C’è il rischio di creare uno stato di polizia, oltretutto estremamente costoso. Occorre dunque coinvolgere i cittadini. Forme di mutua sorveglianza dei cittadini in difesa dei beni comuni (case, scuole, negozi, uffici, fabbriche, campi agricoli) sono diffuse in tutto il mondo anglosassone. Sono presenti nel Regno unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada. Prendono piede in Germania, Austria, Norvegia, Russia, Brasile, Indonesia e Nord Corea. In Svizzera esistono nel Cantone de Vaud, l’esperienza si chiama Partenariato polizia-popolazione. In Francia sono state istituite in qualche città, regolamentate dal ministero degli Interni con una circolare concernente i “dispositivi di partecipazione cittadina”.
Ovunque, il loro compito è prevenire crimini, evitare tragedie ma anche vandalismi e graffittari maniaci. Non devono intervenire, bensì osservare le strade e segnalare alla polizia persone o movimenti sospetti. Ovunque nel mondo la mutua sorveglianza sia stata istituita, sparsi per le vie cittadine delle periferie ci sono dei cartelli appositi. Hanno il duplice scopo di avvertire i malintenzionati e rassicurare i cittadini. Mutua sorveglianza
In Italia il concetto è stato mal tradotto in funzione strumentale dalla Lega Nord. Il Carroccio ha tentato di formare qualcosa di analogo con le “ronde padane”. Purtroppo, la rozzezza della proposta ha completamente fatto terra bruciata attorno a uno strumento ormai fondamentale per la convivenza pacifica e l’ordine pubblico. E l‘Italia è uno dei Paesi che avrebbe più bisogno della solidarietà fra cittadini per la pacifica convivenza. Sia al Nord, dove proliferano i furti negli appartamenti, sia al Sud alle prese con la criminalità organizzata. La cosa migliore, visto che la tendenza inesorabile è questa più o meno in tutto il mondo, sarebbe che l’Unione europea promuovesse simili forme di aggregazione civile e uniformasse i regolamenti.
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