Clima e agricoltura

Clima e agricoltura: oggi è estate, ecco il bollettino di guerra

Primavera vien danzando…

 E’ stata la seconda primavera più calda da due secoli. In questo giugno del 2017 le temperature massime sono risultate superiori di 2,2 gradi la media di riferimento. Nello stesso tempo,  le precipitazioni sono in calo del 52%. In quasi tutte le regioni è crisi idrica. Ne risentono anche gli animali d’allevamento: mucche, ovini e maiali. Bevono il doppio: i bovini arrivano a 140 litri di acqua al giorno. In compenso, producono il 20% di latte in meno, con aumento dei costi di manutenzione delle stalle.

 Bovino si abbevera a una cisterna

Bovino si abbevera a una cisterna

Anche l’inverno era al terzo posto tra i più asciutti con il 48% di precipitazioni in meno e temperature superiori di 0,49 gradi alla media di riferimento. Lungo il Po, i comuni invitano i cittadini a non sprecare l’acqua e in alcuni casi sono necessarie le autobotti per l’approvvigionamento idrico alla popolazione. L’Emilia Romagna ha chiesto lo stato di calamità; in Veneto ci sono enormi difficoltà, dalle Dolomiti non arriva sufficiente acqua per l’agricoltura, l’industria e la popolazione.
In questi giorni, gli agricoltori ricorrono all’irrigazione di soccorso. Per salvare le produzioni: ortaggi, frutta, cereali, pomodoro, girasoli, vigneti, fieno per l’alimentazione degli animali il cui latte è destinato alla produzione dei grandi formaggi tipici. Come il grana, la mozzarella di bufala, il pecorino.

Sulla via dei Paesi nordici

Le peggiorate condizioni del clima e una politica ambientale ancora gravemente carente caratterizzano tristemente l’avvio del secolo. Tutto quello che ci consente di vivere decorosamente si basa su un sistema rurale in realtà molto fragile, estremamente esposto ai cambiamenti climatici. Occorre avviare una complessa politica ambientale mirata, compresa la protezione dei suoli, sempre più sacrificati. Ma attualmente non se ne vedono neppure le premesse.

Si vedono solo trattati internazionali come il CETA e il TTIP che aumentano la globalizzazione dell’agricoltura e degli allevamenti a vantaggio dei grandi investitori multinazionali. Con prezzi già adesso controllati da loro. In questi giorni, gli agricoltori pugliesi stanno bloccando con i loro trattori, una nave proveniente da Vancouver che inizierà a scaricare grano canadese per fare pasta italiana. L’accordo di libero scambio con il Canada (CETA)  legalizza la pirateria alimentare. Accorda infatti il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, chiamati “Parmesan” o Prosciutto di Parma”. E spalanca le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato, vietato in Italia. Apre a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.

Agricoltori pugliesi bloccano lo scarico di una nave canadese contenente grano ogm destinato alla pasta italiana

Agricoltori pugliesi bloccano lo scarico di una nave canadese contenente grano ogm destinato alla pasta italiana

Il rischio reale è che l’Italia, da paese produttore di eccellenze ed esportatore, diventi sempre più importatore. Così, al danno ambientale e alimentare si potrebbe aggiungersi molto presto il passivo della bilancia dei pagamenti. Un passivo dovuto all’alimentazione importata per danni climatici, alla riduzione dei suoli coltivabili fra strade, autostrade e alta velocità, e costi di mercato. Una delle maggiori culture alimentari del mondo rischia così di trasformarsi in una sorta di Paese nordico. Non è sostenibile un’economia impostata in questo modo.  

Agricoltura d’eccellenza, i dati

L’agricoltura italiana – secondo i dati – è diventata la più green d’Europa. Ha infatti il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp. Ha la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico. Ha la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma. Ha preso la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati. Nel 2017 l’Italia può contare su quasi 60mila aziende agricole biologiche, 4965 prodotti alimentari tradizionali censiti dalle regioni e 291 specialità Dop/Igp registrate a livello comunitario. La scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni è a tutela della sicurezza alimentare e della biodiversità.

Un treno canadese carico di frumento ogm

Treno canadese carico di frumento ogm

Nel Bel Paese, ad esempio, ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e su 533 varieta’ di olive contro le 70 spagnole con ben 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione.



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