Classifiche / Non chiamate quella del Sole24Ore “qualità della vita”
di Roberto Schena
(La foto sopra: Belluno, la città dove si vivrebbe meglio)
E lo chiamano pure “Eldorado”
Il Sole 24Ore mi fa ridere con le sue classifiche da supremazia della razza fatte passare per qualità della vita. Milano in un anno sarebbe scesa di sette posizoni. Sette! In un anno appena! Ohibò e che ha fatto di male per precipitare? Come dire che noi milanesi vivevamo meglio un anno fa. Ma che vi possiate accecare con le vostre statistiche idiote, io e tutti quelli che conosco, persone normali, non marziani, ‘sto infame peggioramento non lo abbiamo minimamente avvertito. Milano oggi è uguale esattamente a 365 giorni fa! E uguale a due anni fa, tre… Ma poi, onestamente, come si fa a dire che a Sondrio o a Belluno la qualità della vita è superiore a quella di Napoli? Come si fa a sbattere tutte, ma proprio tutte le città del Sud nella seconda metà della classifica?
La classifica presentata dal quotidiano della Confindustria sembra più che altro una mappatura dei servizi in base alla loro efficienza.
Cambiereste Napoli con Aosta?
Come mai né io né tantomento i “sudici”, dove si vive taaaaaanto male, ardiamo di desiderio per andare a vivere là al nord, a Belluno, ad Aosta o a Sondrio? Tutte città con un teatro uno (e vedeste che compagnie teatrali) e due cinema due? Vedeste il Corpo di Ballo Città di Belluno che meraviglia! La movida di Sondrio che interessante! La rete museale e le mostre di Aosta che passione! E la gente! La gente com‘è aperta nelle città di provincia del Nord.
Signori, io non andrei a vivere in nessuna delle prime trenta città, tutte nordiche, indicate come delle “meraviglie” di felicità nemmeno se mi puntassero una pistola alla tempia. Vado giusto a Mantova una tantum per assaggiare i tortellini alla zucca. O tra le vette alpine quando si scoppia di caldo. Ma non di più. E preferisco Napoli e Palemo con tutti i loro disordini e difetti, ai lager vuoti ma pulitissimi delle fasce alpine, dove l’encefalogramma delle qualità intellettuali è piatto. “Non pervenuto”.
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